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L'incipit, solitamente è un thank you con gli occhi un po' lucidi. Poi c'è sempre un pensiero alla famiglia, all'ultimo VIP scomparso in circostanze tragiche, agli amici di sempre e, com'è ovvio, "spero di non dimenticarmi nessuno", a tutti quelli che hanno contribuito al mio essere qui, ed ora.
Un cliché, d'accordo, ma uno di quelli belli. Una di quelle occorrenze prevedibili che fanno credere che il mondo si muova secondo modelli ripetitivi e prestabiliti. Come quando un amico, uno di quelli di prima classe, dice proprio quella cosa che vi aspettavate esattamente che stesse per dire, o un paziente risponde a una terapia, proprio come c'era scritto sul libro.La banalità, a volte, è solo qualcosa di sconcertante, noioso e ripetitivo. Qualche volta, però, è la cosa più preziosa che abbiamo. Ci rassicura e protegge, specie quando si nuota al largo. Tipo quando si è gettati in un altro mondo. Succede di annaspare un po', hai voglia cominciare subito a nuotare a delfino.
E quindi eccomi qui, a stringere il mio salvagente lontano migliaia di Km, facendo della banalità una medaglia al valore, da appiccicare sul petto di tutti quelli che invece si dormire sono lì a leggere queste parole (e a volte dicono che sono belle), a tutti quelli che mi scrivono quasi tutti i giorni per sapere come sto, forse un po' incuriositi, forse anche preoccupati. A chi risponde alle mie richieste deliranti da cardiologo fuor d'acqua, perlappunto.
Vien quasi da credere che, persino qui nel continente nero, proprio non possa succedere niente di male. Con il salvagente giusto tutti i mari sono profondi uguale.In vita ho una cintura di stoffa che è stata sulla cima dell'Ararat, è il portafortuna di chi cammina in un mondo dove un po' di fortuna bisogna anche prendersela a morsi (ha cucita all'interno una tasca segreta portasoldi, ma non ditelo a nessuno!); al bordo del letto una marea di fotografie colorate che contano quanto la zanzariera bianca che mi fa da cornice ogni notte, al polso un amuleto con l'occhio di Allah pescato nel grand bazar di Costantinopoli, tanti libri di carta che aspettano di essere letti e in tasca una bussola d'ottone, per non perdere la strada.
Insomma, grazie. Ecco, l'ho detto.Ammazzo l'ultima zanzara e vado a dormire.
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