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D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo (N°8): Phenomena
Creato il 20 aprile 2015 da Giuseppe ArmelliniSe mi avessero detto che, prima o poi, qualcuno sarebbe stato in grado di farmi apprezzare gli insetti, sarei scoppiata a ridere. Ma chi poteva immaginare che la magia della macchina da presa quando c’è dietro il nostro Dario, avrebbe potuto trasformare la mia fobia in timorosa curiosità?
Saranno i long-take, le atmosfere svizzere con magioni che evocano echi frankensteiniani senza bene sapere perché, i Goblin che fanno fanno una gincana musicale con i Motorhead e gli Iron Maiden – scelta di cui non sono certa al 100%, forse mi piace, forse no. Forse avrei preferito solo la voce di Lemmy e le musichine dei Goblin, ma chissà, a modo suo comunque il tutto funziona – o Jennifer Connelly che sembra fatta per un terzo buono del film e che si mette quei cavolo di pantaloni bracaloni di tessuto pesante e i mocassini che le danno un’aria da teenager assertiva che mi fa pensare che il suo personaggio spaccherà tutto. Ed è così. Sì, perché Phenomena è un po’ Suspiria, un po’ Carrie e un po’ un documentario della BBC. Direttrici severe, compagne di scuola stronze, sonnaumbulismo, spiegoni sull’entomologia e una cascata di ragazzine uccise affollano la trama del film che, in sostanza, si può riassumere così: Jennifer Corvino, figlia di un famoso attore, arriva in un prestigioso collegio di una zona della Svizzera che viene associata, per atmosfere lugubri, alla Transilvania. Da subito Jennifer rivela un amore, ricambiato, per il mondo della natura e, soprattutto, degli insetti e, tra le altre cose, da buona sonnambula entra immediatamente in contatto con il killer che sta sterminando ragazzine a più non posso. Questa è la trama, a grandi linee. In cui si intersecano le storie di altri personaggi, come quello della direttrice con il palo nel sedere, lo psichiatra che vuole fare l’elettroencefalogramma a Jennifer perché la crede pazza, il professor McGregor, entomologo di fama mondiale e unico amico della ragazzina e l’insegnante remissiva, Daria Nicolodi. Per un’ora e ventidue, Jennifer si aggira indagando (aiutata da una mosca – lo so che detta così suona male, ma la sequenza in cui tiene il cubo di vetro con la mosca dentro e ne osserva le reazioni per cercare la scena del crimine è geniale), ma qui manca il whodunnit classico, che viene sostituito da una ricerca alla cieca dell’assassino, una ricerca confusionaria e infantile – per l’appunto – nata dalla paura di Jennifer di diventare a sua volta una vitta. Dopo un’ora e ventidue ci siamo dimenticati della direttrice pala-nel-sedere, abbiamo tragicamente dovuto fare a meno del professor McGregor, abbiamo capito che Jennifer è la signora delle mosche e, soprattutto, (SUPERMEGASPOILER) che Daria Nicolodi non è dimessa per niente, ma è una pazza totale. È cattiva e, accidenti, quanto ci piace. Avevo passato due terzi del film a pensare: ma che è scemo Dario, che la spreca così, dietro quei fondi di bottiglia, con una pettinatura e un tailleur da suora missionaria, manco due linee di copione? E invece no, il nostro Dario ha saputo come valorizzare la nostra screaming queen, che qui ci fa gridare di paura. Per la prima volta la vediamo impersonare una Cattiva da incubo ed è soprattutto grazie a lei se l’ultima mezz’ora di Phenomena è, secondo me, uno dei finali horror più spettacolari, visivamente rumorosi, gore, articolati e attanaglia budella (visuopsicologicamente) mai pensati. Ed è a questo finale che voglio dedicare le mie attenzioni, al curatissimo crescendo di tensione che inizia nel momento in cui Jennifer viene invitata in casa dell’insegnante, fino ad allora personaggio mite, marginale e positivo e, secondo dopo secondo, si accorge che l’atmosfera è bizzarra e inquietante, a partire dagli specchi coperti da pesanti drappi, questione riguardo la quale Daria se la cava con un “mio figlio è uno schizzato e se ne sta in camera con i suoi pensieri da pazzo” (più o meno, il senso è quello). Poi forza Jennifer a prendere una pillola e lei, accorgendosi che è veleno, si provoca il vomito chiusa in bagno in quella che è una scena claustrofobica e ansiogena, una di quelle che ti sembra che durino da sempre e invece sono solo due minuti. E dai qui è tutta una discesa verso un finale piacevolmente disgustoso, un climax ascendente che parte dalla Suspense e va a finire dritto tra le braccia del Terrore, scivolando in una vasca di larve e pezzi di cadaveri putrefatti, annaspando e facendosi strada verso la superficie solo per scoprire un segreto ancora più terribile, una deformità inguardabile che rimpiangiamo non appena il chi ne è afflitto se ne libera strappandosi la carne dalla faccia, mentre un branco di mosche, devote a Jennifer, lo assalgono traendo lei in salvo. Tutto d’un fiato. E non facciamo tempo a respirare che la Cattiva riemerge – come tutti i cattivi con le contropalle fanno, si spera in modo originale e agghiacciante come in questo caso – ed è qui che Jennifer si impone in tutta la sua violenta, ma giusta, forza: il male è sconfitto e lei, ora, è una donna. Per citare filmorri: MINCHIADARIO.
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