14 febbraio 2013 Lascia un commento
Flaiano non era un uomo ordinario, non serve ribadirlo e il mestiere di scrittore, sceneggiatore, critico e saggista, lo portava ad intraprendere viaggi e conoscenze nel mondo della cultura e dell’arte tali da elevare il suo sguardo al di sopra dei normali luoghi comuni e fornire cosi’ non un semplice spaccato di un’epoca ma una cronaca proiettata ad un oggi malato perche’ figlio di un passato noncurante di quanto sarebbe avvenuto.
Lo scrittore lo conosciamo, se n’e’ qia’ scritto, cosi’ come si e’ gia’ scritto di ironia e sarcasmo come strumenti benigni per imprimere forza al discorso ma non di meno ingentilire con un sorriso per quanto amaro e nel tempo sempre piu’ amareggiato.
Terribile ed esemplare e’ ad un certo punto la disillusione la terribile constatazione di cosa fosse diventato il cinema, il suo cinema, creatura amata, vezzeggiata, da lui presa per mano e condotta quando inizio’ a farsi strada nel mondo, padre premuroso ed affettuoso che ben presto lo tradi’ per le tessere di partito, di alternative d’arte alla pornografia e facile mezzo di guadagno per quei registi e produttori che seppero cavalcare l’onda.
Non di meno il teatro, immaginato con la semplicita’ di un tempo, quinte malmesse e scenografie posticce, lo osservava precipitato nell’happening, nel messaggio iconoclasta incapace di superare persino il misero protagonismo dell’uomo di tutti i giorni intrappolato nel proprio delirio urbano.
Flaiano, qui come altrove si fa ammirare per forza e coraggio, forza del fregarsene, coraggio per riderci su senza mandarla a dire e per queste ed innumerevoli altre ragioni, "Diario degli rrrori " e’ un altro dei suoi testi ai quali non bisogna rinunciare.
"La guerra e’ un happening e questo spiega il successo che ha sempre avuto"