Quest’anno il mio viaggio estivo è stato caratterizzato da un contrattempo: il terzo giorno di viaggio mi sono fratturata un piede.
Vorrei romanzare un po’ questo mio incidente raccontandovi che è accaduto facendo un qualche sport estremo, ma la verità – come quasi sempre accade – è molto più banale: sono inciampata e ho preso una bruttissima storta, o come alcuni miei amici preferiscono dire, sono caduta dalle infradito!
Il programma prevedeva un itinerario attraverso Nicaragua, Costa Rica e Panamà e mi sono trovata di fronte ad un bel dilemma: continuare o tornare a casa? Conscia che il mio viaggio, o meglio, il viaggio che mi ero prospettata, era sicuramente compromesso, ho fatto una semplice conta dei più e dei meno e al grido di “the travel must go on!” ho deciso di proseguire.
Non è stato semplice, ho avuto qualche momento di scoramento, ma oggi, seduta sul divano di casa mia, dopo 23 giorni passati a “stampellare” per questi tre paesi del Centro America, sono convinta di aver fatto la scelta giusta. Alla fine basta cambiare la prospettiva, sapere che saranno necessarie delle rinunce, che ci saranno momenti di grande stanchezza ma altrettanti in cui ciò che si vedrà e farà ripagherà di tutti gli sforzi compiuti.
Così è stato per me, e proprio grazie a questa decisione sono qui a raccontarvi il mio anomalo viaggio: armata di un tutore per il piede (per facilitare i movimenti ho scelto di non farmi ingessare) e di due stampelle che qui in Italia sarebbero state considerate quanto meno vintage, ho proseguito la mia avventura.
In questo mio primo articolo ho pensato di fare alcune considerazioni generali sul mio viaggio, per forza di cose contaminate dal modo in cui mi è toccato portarlo avanti.
Parto dal volo aereo. La compagnia con la quale ho volato è Iberia, molto comoda per raggiungere Panama City poiché molti aeroporti italiani sono ben collegati a Madrid dal quale partono voli diretti relativamente economici che collegano la capitale spagnola a Panama City.
Il mio voto alla compagnia è comunque pessimo per la qualità dei servizi forniti a bordo: schermi centrali e visibili da pochissime postazioni con la trasmissione di un solo film in dieci ore e senza ovviamente possibilità di monitorare la rotta. Cibo pessimo e, nel mio caso, assistenza scarsa poichè non sono riuscita ad ottenere alcune facilitazioni che avrebbero sicuramente reso meno arduo il viaggio di una zoppa.
Per quanto riguarda i tre paesi che ho visitato vi riporto alcune considerazioni sparse. In generale non sottovaluterei (come io invece ho fatto) il periodo delle piogge che, soprattutto in Costa Rica e in Panamà, porta precipitazioni intense e persistenti, e comunque un cielo quasi sempre coperto da nubi, con ovvie ripercussioni sui colori dei paesaggi che si vanno via via visitando.
Ho adorato la gentilezza e i sorrisi dei nicaraguensi e dei costaricensi, notando invece un atteggiamento molto differente in Panamà dove le persone sembrano aver perso quella solarità che, fino ad ora, sempre mi era capitato di trovare nel Centro e Sud America.
Per quanto riguarda la spesa, il Nicaragua è decisamente il paese più economico dei tre. In Costa Rica, sebbene i prezzi restino sostenibili si paga un po’ la grande popolarità turistica che ormai questo paese ha raggiunto. Il discorso, anche in questo caso, cambia in Panamà, sia per quel che riguarda Panama City, sia per le isole che ho visitato – Bocas del Toro e San Blas – dove i prezzi delle sistemazioni, dei pasti e dei trasporti, subiscono una grossa impennata.
Il Nicaragua è il paese meno turistico dei tre e questo gli conferisce, sempre a mio modo di vedere e sentire, una genuinità maggiore. Molto carine le città di Leon e Granada, affascinante la Isla Ometepe e bella da vivere San Juan del Sur, località situata sull’oceano pacifico per lo più frequentata da surfisti.
Il Costa Rica ha una natura ammaliante, imponente, maestosa e credo, per alcuni aspetti, unica al mondo. Devo a questo paese il mio primo incontro con i bradipi e con i tucani, e per me non è poco!
Mi resta il rammarico di non aver potuto visitare la costa pacifica e, proprio per questo, mi riprometto di tornarci perché è un paese che sicuramente merita più della settimana che avevo a disposizione io per poterlo assaporare e scoprire a fondo. Di sicuro non sceglierò più il mese di agosto per quanto già spiegato poco sopra, e nemmeno il periodo natalizio in cui mi dicono che tutte le località siano davvero troppo affollate, soprattutto perché è una delle mete predilette dagli statunitensi
A Panama City l’atmosfera di Casco Viejo mi ha conquistata, sebbene non abbia potuto passeggiare liberamente per le sue vie come avrei voluto. Le isole mi hanno invece un po’ delusa complici secondo me moltissimi fattori: per il passaparola l’asticella che avevo involontariamente messo era altissima, il tempo atmosferico non mi ha minimamente aiutata, scegliere l’isola giusta – e qui parlo di San Blas – può diventare un elemento determinante ed infine, sicuramente non sono posti facili da vivere appoggiata su due stampelle.
A queste poche righe introduttive e molto generiche, prometto che seguiranno articoli più dettagliati con tutte le informazioni utili a chi pensasse ad un viaggio di questo tipo.