Nonostante agosto non sia il mese più indicato per tornare ad aggiornare il blog, ho deciso di pubblicare una sorta di diario di traduzione del testo che sto traducendo al momento, una raccolta di scritti vari di Joe Brainard. Scriverò sicuramente altri post sull’argomento, ma a cadenza del tutto casuale, ogni volta che si presenteranno problemi o riflessioni che mi sembrano interessanti.
Quando dalla casa editrice mi arriva una mail con oggetto “Brainard”, entro già in fibrillazione: so che oltre a Mi ricordo, pubblicato un anno fa, esiste una raccolta di altri scritti di Joe. Non li ho ancora letti approfonditamente, ma mentre traducevo il primo ho raccolto abbastanza informazioni da poter essere certa che ritroverò anche qui lo spirito dell’autore che finora mi è piaciuto di più tradurre. È fatta: parte di quella raccolta verrà pubblicata in italiano.
Non so ancora come si intitoleranno da noi questi Collected Writings, anzi, questa “selezione di”, e già mi scervello per immaginare un titolo che possa richiamare l’attenzione di lettori poco avvezzi a scegliere libri che non siano romanzi né saggi né raccolte di racconti. Perché questo volume è un po’ tutte e tre le cose, più una specie di diario intimo che raccoglie pensieri sparsi, disegni e riflessioni, incredibilmente significativi e toccanti.
Il file originale consta di 576 pagine (Mi ricordo compreso): decisamente troppe per i lettori di cui sopra. Dalla casa editrice mi mandano una cernita di brani, li scorro, rido e piango per ciascuno di essi, sono già emozionata. Non posso fare a meno di leggere anche i testi scartati, propongo qualche piccola modifica alla selezione, una telefonata e via, ecco la raccolta ufficiale, si comincia a tradurre.
Scorro il corposo file fino al primo brano scelto. In realtà nell’originale si trova subito dopo Mi ricordo, quindi idealmente riprendo il lavoro da dove l’avevo lasciato. Fin dalle prime parole, scritte da un Brainard appena diciannovenne, ritrovo un amico. Scivolo con lui nei meandri della sua mente, trovando una freschezza e un senso di riconoscimento che mi rendono il compito molto piacevole. Faccio molta attenzione, perché voglio rendergli giustizia.
(Frasi brevissime, oddio, funzioneranno anche in italiano o sarà meglio unirne qualcuna qua e là?) Mi ricordo (sic) di quando ero io, ragazzina, a tenere un diario per sfogarmi, e cerco di entrare nel personaggio. Non mi è molto difficile, in realtà, e anche questo mi spaventa: starò inserendo qualcosa di mio, qualcosa che nell’originale non c’è?
Controllo ogni nome, ogni data, ogni riferimento. Ora sta scrivendo durante la notte di Natale, lo dice esplicitamente, poi però afferma di aver passato il Capodanno con un’amica. Ma il Capodanno viene dopo il Natale. Sarà un errore? Si riferirà al capodanno precedente o avrà sbagliato tempo verbale? Oppure “Anne and I were together New Year’s Eve” ha qualche altro significato recondito? Non mi faccio prendere dal panico, segno e vado avanti, per avere di fronte il quadro completo. Joe, non mettermi i bastoni tra le ruote, che voglio riprodurti al meglio.
Guarda un po’ che effetto mi fai: leggo due pagine del tuo diario e già ne sto scrivendo uno mio.