Ne sono assolutamente convinta: se tutti i professori, maestri e docenti del mondo intero, vantassero le doti psicologiche e pedagogiche di Daniel Pennac avremmo un ambiente scuola sereno, non privo di difficoltà, sia chiaro, ma sicuramente meno attaccato, giudicato, represso.
Non è facile fare l’insegnante, questo è da sottolineare fin da subito. Insegnare è uno dei mestieri più difficili al mondo, ma se oltre alle naturali difficoltà aggiungiamo l’incapacità di sorvolare le barriere del non ascolto da parte di presunti somari, presunti perché in Diario di scuola Pennac svela una verità che mi ritrova pienamente d’accordo, l’azione di apprendere rischia un alt senza possibilità di ritorno.
Gli studenti leccornia, così definiti i bravi da Daniel Pennac, sono pochi, la maggior parte sono somari, non perché manchino di naturale intelligenza, anzi, ma per una serie di fattori esterni che vanno a incidere sul risultato finale: mancanza di autostima, se dalla prima elementare ti ripetono che non capisci un accidente… sfido chiunque a reagire diversamente, pigrizia, famiglia…
Ragazzi realmente somari esistono, ma sono pochi, così come quelli realmente violenti, una minima percentuale, gli altri vengono etichettati come incapaci quando il vero ostacolo è il rapporto con la scuola con tutte le sue meraviglie e contraddizioni.
Ad avercelo avuto un prof come Pennac, non solo per il rapporto che riesce ad instaurare con i suoi studenti, sono rimasta incantata dalla sua lezione tipo del dettato, dettato per inciso che odiavo con tutto il cuore, dalle spiegazioni sulla grammatica, verbi, pronomi.
Scritto nel 2007 Diario di scuola si è rivelato un successo sopra le parti, o, forse, dalla parte del somaro. Dal cassetto affiorano ricordi, io ero una studentessa leccornia difficile, imparavo, e anche velocemente, ma dubitavo, chiedevo, ponevo sempre la seconda domanda, interrompevo, infastidivo. Ripensandoci, dovevo rappresentare l’incubo dell’insegnante. Non apatica, non brava, assolutamente ribelle, ma comunque sempre sopra la sufficienza, senza troppa fatica.
Da insegnante, anche se la carriera di insegnante è stata davvero troppo breve per poter ritenermi un’esperta del settore, ho provato rabbia verso chi si scagliava contro la presunta, a volte reale, ignoranza degli studenti: avvilirli e mortificarli non giova a nessuno, meglio proporre, stimolare la loro curiosità, cercare di catturare la loro attenzione, che abbandonarli perché non in linea con un’intelligenza spesso troppo stereotipata.
Il mal di grammatica si cura con la grammatica, gli errori di ortografia con l’esercizio dell’ortografia, la paura di leggere con la lettura, quella di non capire con l’immersione nel testo, e l’abitudine a non riflettere con il pacato sostegno di una ragione strettamente limitata all’oggetto che ci riguarda, qui e ora, in questa classe, durante quest’ora di lezione, fintanto che ci siamo.
Titolo: Diario di scuola
Autore: Daniel Pennac
Traduttore: Yasmina Melaouah
Anno: 2007
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 8,00 euro