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Diario di tesi - remember the time

Da Pythia
Più si avvicina il giorno X, più la memoria torna indietro alla mia prima laurea, cinque anni fa.
Era un caldo 12 luglio, non torrido perché il giorno prima aveva piovuto e l'aria si era rinfrescata; io ero tranquilla e decisamente rassegnata ad aspettare ore prima della discussione, dato che in Accademia non si usava un orario prestabilito, ma si andava "a sentimento" (quello del Capo, il mio prof di pittura). Avevo avvisato amici e parenti serpenti di non chiedermi mai quando sarebbe stato il mio turno, ma ho parlato per i muri. Per fortuna mio nonno non c'era, altrimenti avrebbe dato di matto XD
Prima della discussione ho vissuto il mio momento di gloria, con l'analisi del mio percorso artistico dei cinque anni trascorsi, di fronte alle mie opere conclusive: mi sono commossa alle parole del Capo, giuro. Poi tutti in aula per quella che mia cugina ha definito una chiacchierata tra vecchi amici: se andavate avanti così, ha detto, vi avrei portato thè e pasticcini.
E finalmente il momento che tutti aspettavano: la proclamazione...dell'esame di mio fratello, sostenuto un'infinità di volte e superato perché il professore era stufo di vederlo. :-|
Tutti in cortile quindi per la goliardia: sapevo che la mia amica Anna aveva chiesto il vestito ad Amel, maestra di danza orientale, e tremavo al pensiero che fosse quello turchese. Tale abito era custodito nell'armadio dei costumi di Amel ed era cosa buona ci rimanesse, in eterno. Di un azzurro intenso tendente al blu, voile impalpabile per la gonna, luccicanti lustrini per fusciacca e top. Sul tutto spiccavano due cuoricini fuxia, cuciti al centro del seno -.-' Ringrazio la mia amica e maestra per avermi risparmiato tale umiliazione e per aver fornito un negligé di pizzo bianco con liseuse in voile e un paio di scarpe a lustrini, tacco a spillo da 12 centimetri :D Con la testa riempita di bigodini mi accingo a leggere il papiro, quando Apollo tira fuori dallo zaino una bottiglia di Anima Nera. Credo di essere una delle poche laureate che faceva apposta a sbagliare a leggere per poter bere. E mia cugina come si incavolava perché le toglievo tutto il divertimento!
Avreste dovuto vedermi, in giro per Venezia di bianco vestita, sotto la candela dell'ora di pranzo, con stretta al seno la bozza di Anima Nera, ormai svuotata per metà, neanche temessi che me l'avrebbero rubata.
Al viaggio di ritorno in treno ero praticamente in stato comatoso e più di qualcuno mi si è avvicinato per sincerarsi che respirassi ancora: il profumo di liquirizia che mi aleggiava attorno era la giusta conferma che stavo solo dormendo della grossa.
Dopo aver passato la serata abbracciata alla tazza del bagno, solo al sentire l'odore di liquirizia mi sentivo male. Ho impiegato tre anni per riuscire solo ad annusare l'Anima Nera, e qualche mese di più per ricominciare a gustarmela: spero che quest'anno i miei amici siano clementi, giusto per non dover buttar via quelle due bottiglie che ho in casa :-P

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