Diario di un comitato – Puntata sulla pubblica umiliazione

Creato il 26 luglio 2011 da Elenatorresani

Oggi è una giornata meravigliosa. Dopo 4 mesi di riunioni tecniche, tavole rotonde, incontri di sensibilizzazione, serate passate a confrontarsi, week-end dedicati alla raccolta firme con ogni condizione metereologica, comunicati stampa e discussioni aperte sul web, è arrivato il giorno in cui tutto il tempo sottratto alla nostra vita privata e tutta la nostra fatica hanno iniziato ad avere un senso.
È stato difficile, a tratti difficilissimo, affrontare quotidianamente il torpore della gente, la disinformazione strumentale, l’ostilità delle istituzioni (ricordo ancora il comunicato stampa bruciante del Presidente della Provincia Foroni che negava l’esistenza del progetto Elcon), le accuse gratuite e infondate, il cinismo della rassegnazione. In diversi momenti ho avuto voglia di mollare, senza mai nascondere lo sconforto per il clima che ci avvolgeva: lo scoraggiamento di Don Chisciotte di fronte a quei maledetti mulini a vento. Con le mie viscere avrei desiderato un inceneritore personalizzato per tutti gli stolti, gli obbedienti e gli incuranti che un impianto nocivo se lo meritavano sotto al culo.
Ma alla fine il Comitato mi ha sempre resuscitata, portandomi – con la mia falce, le mie gonne e le mie piume – alla serata di ieri, in quello che non è stato un Consiglio Comunale aperto, ma piuttosto una pubblica umiliazione dei governanti della Piccola Città di C.
Che sono stati sbugiardati, punto su punto. Contestati, fino a notte. E vinti, in ultima istanza.
Volevamo un’ordinanza del sindaco contro l’insediamento di questo tipo di impianti: e abbiamo ottenuto l’impegno alla promulgazione entro 48 ore. Per poco che possa servire, è una dichiarazione di volontà: quella volontà che è mancata sempre, ma che ieri sera abbiamo strappato con denti e unghie.
Sono ancora piena dell’adrenalina di questa fresca notte di luglio, dove ho potuto ammirare tutte le generazioni scendere in corteo per rivendicare la salute pubblica a dispetto degli interessi privati. Ho ascoltato estasiata le mamme, e le nonne, i giovani che mai ti aspetteresti, pretendere a gran voce e a faccia dura atti concreti da parte degli amministratori sonnecchianti (o conniventi?).

“Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando”
“Che sia troppo tardi, madame”
(Oceano Mare, di Alessandro Baricco)

Durante il consiglio, a tratti mi domandavo come si potesse stare così impassibili seduti a quel tavolo di giunta, di fronte alla delegittimazione che arrivava dalla gente stanca: il furore e il fuoco dell’indignazione che si infrangeva contro la gomma mentale, e la faccia di bronzo, produceva stranamente un suono acuto, come di vetri infranti.
Alla fine, ben oltre la mezzanotte, solo il segretario del PDL, di fronte all’autismo del sindaco e dei suoi obbedienti, ha saputo riconoscere (esclusivamente per maggior scaltrezza politica, immagino, tanto da aver addirittura ammesso pubblicamente un ripensamento) che la rottura tra gli elettori e gli eletti stava rasentando l’assedio: e ha spodestato con un colpo di mano il re di pezza.
Una sconfitta clamorosa, quella del sindaco, a cui è toccato ricordare – forse – che l’elezione non fa godere di un potere, ma impone prima di tutto il servizio alla cittadinanza: che lui, soprattutto, non è seduto su quello scranno col tricolore per far risplendere il suo ego e i suoi deliri fatti di accendini e bicchieri di plastica, ma per eseguire il volere di chi lo ha votato e – purtroppo – anche di chi non lo ha fatto, a tutela dei cittadini.
Quello che accade stamattina in rete e sui giornali (che ricorda vagamente il fuggi fuggi dei ratti che corrono al riparo) è degno di chi lo sta portando avanti, prendendosi meriti che non ha, millantando atti mai compiuti e impegni mai mantenuti. Una miseria di uomini piccoli, che prima o poi, se dio vuole, dovranno rimettere il proprio operato al giudizio delle urne.
Visto che il percorso sarà ancora lungo e tosto, e non so quanto reggerò a questi ritmi, mi limito oggi a godere della commozione per quegli splendidi che mi sono trovata in corteo ieri e che mai mi sarei immaginata, per i miei compaesani che hanno rivendicato con forza il diritto a non essere trattati da imbecilli, e per il fuoco che finalmente mi sono trovata intorno: quello di chi è capace di rivendicare un diritto e lo fa sapendo di essere nel giusto.
Perché tutto quello che oggi abbiamo per le mani (per poco che sia), è avvenuto grazie al comitato dei cittadini: la politica (regione e provincia) ha agito solo in scia, mossa dalla nostra forza e scossa dal nostro latrare continuo ed estenuante.
Non ci sarà disonestà e bugia capace di toglierci, in cuor nostro, la serenità di aver svolto un servizio in totale rimpiazzo di una politica latitante, né arroganza in grado di farci mancare i grazie (e le scuse) mai ricevuti.
Perché noi siamo la gente.


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