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Diario di una ragazza alla pari, parte 1. #Irista

Creato il 20 ottobre 2014 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

Tra le tante, tantissime cose che ho fatto a Londra in sei mesi, mi sono anche trasformata in una signorina. Non del tutto, un amico mi ha detto che tutta questa femminilità non mi sta benissimo addosso e io l’ho rassicurato dicendo che molto spesso esce sempre la parte camionista / Mario Brega che in fin dei conti nemmeno mi va di perdere del tutto (anche se ho comprato un’ecopelliccia rosa e un paio di scarpe col tacco rosa e anche un rossetto rosa, quindi forse in effetti c’è da preoccuparsi). E’ anche successo che tutto questo si sia poi trasformato in una voglia di ordinare la mia vita, sotto tutti gli aspetti, e questo si riflette sul mio rapporto con il virtuale. Ho iniziato a usare Irista e  lo sapete già, quello che non sapete però è che è una soddisfazione immensa per me avere le foto di questa esperienza di vita meravigliosa e faticosa tutte catalogate per bene. Tra le mie tante stranezze quella che mi ha sempre preoccupato di più è la capacità di essere molto ordinata per delle cose e molto disordinata per delle altre. Il mio armadio deve essere sempre in ordine cromatico, i trucchi divisi perfettamente per categoria, le mutande piegate in un certo modo, ma quando si tratta di sistemare la musica nell’ipod o tenere a posto l’iphone o catalogare film e foto allora no, il caos, il macello, e il lamentarsi di non trovare mai quello che si vuole trovare. Adesso il mio hard disc ha più spazio per la musica e per le serie tv, il mio computer è sempre sfasciato e devo sempre cambiarlo il prima possibile (anche se il fatto che me lo avesse regalato mio padre l’ultima volta che è venuto a Milano mi fa piangere un po’) ma adesso si blocca meno spesso e non fa più quei rumori strani quando apro due programmi insieme perché è più leggero.

Quando tornerò a casa, in Inghilterra ci avrò passato sei mesi, sei mesi sono la metà di un anno e a me sembra un tempo infinito, eppure sono volati. Quando tornerò avrò imparato un sacco di cose nuove, avrò un album su Irista pieno di foto da turista cinese da sfogliare e ricordare com’è stato. Perché forse troppo spesso ci dimentichiamo di quanto sia bello essere dei turisti, prendersi una giornata libera e visitare quei luoghi che visitano le persone quando vengono in città per le vacanze, ma il fatto che tu in un posto ci viva non vuol dire che non tu non abbia il diritto di andarci con una reflex al collo e il pranzo al sacco nello zainetto. Però questo ve lo racconto nel prossimo post, sì ho fotografato il maxi schermo di Piccadilly Circus, sì ho fotografato la National Gallery, sì sono andata ad Abbey Road.

Il mio problema è sempre stata la paura di conservare le immagini sul web, perché ho sempre creduto che il web non sia infallibile, penso a quanti post ho scritto direttamente qui su wordpress senza prima passare da word e a quante parole ho poi perso per sempre, ma poi mi sono ricordata del mio hard disc rosso fuoco che un giorno ha smesso di funzionare, del mio vecchio pc che non si è più acceso, di tutti i pezzetti di vita che non riavrò più indietro. Irista mi sta conquistando per la sua immensa facilità: lo apri, fai il login (io lo faccio sempre dal facebook così è tutto ancora più veloce), apri la sezione di carico foto, ne puoi caricare fino a 30 per volta, e lui te le mette tutte lì. Se sei uno particolarmente fissato con la fotografia, e che ne capisce qualcosa in più di me, ti mette a fianco tutte le informazioni.

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Io, come potete vedere, sono una di quelle fastidiose persone che ha speso parecchi soldi in una reflex per poi scattare con l’automatico. Giuro che ho altri pregi.

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Io parlo tanto, tantissimo, e scrivo ancora di più, perché le sfumature proprio non mi piacciono quindi o rispondo a monosillabi o devo per forza raccontare di quella volta che nel 1996 mi è successa una cosa simile a una cosa che mi è successa stamattina, forse però a volte una foto basta e avanza, e stiamo sempre con lo smartphone o con la reflex in mano, alcuni anche con gli ipad ai concerti e sempre davanti a me così non vedo niente ma questa è un’altra storia, e allora forse dovrei far parlare di più le immagini e meno le mie dita. Ho anche pensato che Canon mi avesse contattata proprio per questo, perché, esasperati dalle mie quotidiane inondazioni di parole, abbiano pensato “accidenti duedita, smettila di occupare l’internet intero con le tue paranoie, le tue storie d’amore disastrose, le tue disavventure”. Poi però ci hanno chiesto di scrivere una – breve, ops – descrizione delle foto che condividiamo, e allora ho capito che forse alle mie disavventure sono interessati pure loro. Insomma su Irista ci vanno le foto, Canon fa macchine fotografiche, quindi non è che posso sempre stare a chiacchierare. E allora facciamole parlare queste foto.

Cose che ho imparato a Londra:
– se ti affacci dalla finestra a West Norwood ti sembrerà di essere a Parigi, ma realizzerai subito che no, hai preso l’aereo giusto. Quindi ditemelo voi: quel coso che sembra la Torre Eiffel, in realtà che diavolo è?

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- le foto artistiche di notte non le so fare e infatti vengono fuori quelle foto appositamente mosse che facevano un tempo i fotografi indie alle serate indie. Questo doveva essere ciò che vedo di notte dalla mia finestra, ma come vedete non ha funzionato;

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- mi piacciono i Queen, cioè non è che prima non mi piacessero, è che non mi hanno mai fatta impazzire. Ok Freddie Mercury aveva una voce pazzesca ma boh. Qui invece ti devono piacere per forza e allora ho fatto i miei compitini e va bene, mi piacciono i Queen. Ma un disco intero no, ancora no;

- gli inglesi adorano l’Italia e gli italiani quasi più di quanto adorino loro stessi,  io sinceramente non ci avrei mai creduto se non lo avessi visto con i miei occhi. Non è solo la nostra cucina, il nostro vino e Dolce e Gabbana, è il nostro essere caciaroni e solari, la nostra lingua, per alcuni persino il fatto che abbiamo il Vaticano;

- i ragni sono animali domestici, nessuno si prende la briga di spostarli dal muro, quindi se, come me, siete aracnofobici, mettetevi l’anima in pace e non chiedete aiuto a un inglese se ne trovate uno sul letto, vi risponderà “ma non può farti niente di male” e farete la figura della povera scema che ha bisogno di uno xanax;

- praticamente lo sono anche i topi;

- con la metropolitana è impossibile perderti, anche se come me sei talmente scema da perderti pure in camera tua;

- devi scendere dal piano di sopra del double decker bus solo quando il bus è fermo o ti farai tutte le scale di culo e sarà molto divertente per gli altri ma poco per il tuo osso sacro;

- il prato all’inglese è una leggenda metropolitana;

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- non tutti gli inglesi sono così scemi da mettere quella orrenda e disgustosa moquette nelle case;

- le inglesi sono alte e quindi hanno i piedi grandi e quindi le scarpe da donna arrivano fino al 43;

- puoi essere celiaco, vegetariano, vegano, intollerante alla frutta secca o al lattosio, qui troverai ovunque qualcosa da mangiare.

Cose che ti succederanno se ti chiami Denai:
– la tua camera sarà tutta bianca perché, così mi hanno detto, il bianco è sempre il colore predominante nell’arredamento delle case inglesi, e con tutta bianca intendo anche lenzuola e copripiumino, altro che quelli belli dell’ikea con i fumetti sopra, NO;

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- inizialmente ti prenderà un po’ di ansia ma poi realizzerai che muro bianco vuol dire SELFIEEEE e sfondo perfetto per farsi un sacco di foto, quindi, mentre salterai sul letto, ti ritroverai a fissare il muro dopo aver dato una craniata sul soffitto mansardato, e uscirà fuori quella che sembra una campagna pro cellulite (che, ricordiamolo sempre, non è mica una malattia);

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- ti scatterai una foto indossando una maglia dei supereroi mentre salti sul letto perché i supereroi possono fare tutto e ti accorgerai di avere un problema con i supereroi che però non hai alcuna intenzione di curare anche se hai 25 anni perché anche tu sei un supereroe e nessuno può dire il contrario;

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- e infatti ovunque troverai un sacco di cose con sopra i supereroi e le comprerai tutte, (sperando però che un giorno tu possa comprarle per un fidanzato);

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- vivrai perennemente nel caos più totale, il tavolo della cucina sarà non solo il luogo attorno al quale mangerai ma anche quello che userai per disegnare/colorare/ritagliare/incollare/fare i compiti/mettere i vasi con i fiori/mettere le lettere arrivate per posta;

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 – passerai le giornate piovose a ritagliare pupazzetti che ti ricorderanno la tua infanzia passata a guardare “papà Gambalunga” alla tv;

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- quindi le forbici con la punta arrotondata tanto care a Giovanni Muciaccia diventeranno le tue migliori amiche;

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- i genitori inglesi credono che la creatività dei loro piccoli pargoletti debba essere mostrata a tutto il mondo appiccicando con la colla vinilica tutti i lavoretti sul muro della cucina e tu dovrai fingere di avere davanti tre piccoli nuovi Picasso;

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- non avrai altro Dio al di fuori del Cheddar;

- incontrerai persone che non vorrai lasciare mai più;

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- altre che invece spererai con tutta te stessa di non vedere mai più nemmeno in fotografia.

E voi, le foto della vostra vita, se non le tenete su Irista, dove le tenete?



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