Magazine Cinema
Per una descrizione, documentaristica ed efficace, di cosa avvenne al tristemente noto G8 di Genova del 2001 invito a vedere Bella ciao - "Genoa Social Forum - Un altro mondo è possibile" di Marco Giusti e Roberto Torelli. In occasione di quella rece mi sono anche lungamente espresso in pareri personali sui fatti, così non ho (quasi) motivo di ripetermi qua. "Diaz" si concentra, con antefatti e postfatti, a descrivere quanto avvenne la notte tra il 21 e 22 Luglio 2001 proprio alla scuola Diaz. Di quei brutti giorni della nostra memoria è il secondo fatto di estrema gravità avvenuto, essendo il primo l'uccisione di Carlo Giuliani ad opera del carabiniere Mario Placanica.
Partendo dal lancio di una bottiglietta della quale scopriremo poi il significato, il film procede tutto in una serie di lunghi feedback, a formare dei piani temporali sovrapposti che lentamente avanzano sugli eventi. Metodo non completamente nuovo che richiede un certo lavoro di montaggio, dilata il tempo senza essere di difficile interpretazione. Alla fine il risultato mi è piaciuto per due aspetti essenziali: la caratterizzazione ad ampio spettro che ne deriva dei molti personaggi grazie ai molteplici punti di vista e inquadratura, anche delle stesse scene; la proposta ossessiva e a più riprese di situazioni importanti che aiuta a fissare la memoria, e questo aspetto, la Memoria, è importante in un prodotto del genere. Credo non ne hanno coscienza, ma quegli spettatori che ho sentito dire "... non ne posso più!" al guardare violenze, torture, maltrattamenti, in realtà han fatto al film il miglior complimento possibile, almeno dal mio punto di vista. Personalmente ne avrei volute anche di più, veder sangue volare, denti cadere per terra, urla molto più prolungate, altri primi piani di facce sfigurate e corpi martoriati. Come poi è accaduto, nella realtà, e un po' di sana Terapia Ludovico non guasta...
Cosa accadde quella notte? In brevissimo, oggettivamente, basandosi sugli atti processuali che insieme a documenti vari sia video che stampati sono stati fonte della sceneggiatura: è stato commesso un atto di violenza gratuito ed inutile con fini intimidatori, indossando le divise delle forze dell'ordine e in deroga ai poteri che lo stato concede. "La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale" dice Amnesty International come riportato in locandina, senza esagerare.
Il G8 era finito, alla Diaz si concentravano giovani e meno giovani, massimamente stranieri, in attesa di partire la notte o l'indomani per fare rientro. Era già ormai successo di tutto, c'era stato anche un morto e tutto faceva sperare che finalmente l'incubo fosse finito, ma alle forze del "disordine" viene comandato un attacco in grande stile per dare una lezione ai Black Bloc. Un massacro che ha ridotto molti in fin di vita, nessuno fu risparmiato, con montature create ad arte prima e dopo per motivare l'attacco da parte dei dirigenti della polizia (la bottiglietta fu considerata "grave aggressione", tale da giustificare perquisizione ex art. 41 t.u.l.p.s.) ed alla stampa (false molotov ed armi improprie esposte come bottino della "retata"). E' tutto dimostrato. I feriti più gravi vennero seguiti pure in ospedale e se non ritenuti meritevoli di cure, oppure appena ricevuto il primo soccorso, prelevati da lì e portati, insieme agli altri arrestati della Diaz, alla caserma di Bolzaneto trasformata in luogo di terrore, con ancora sevizie, torture fisiche e psicologiche. Una situazione da incubo... Tra gli ante e postfatti qualche descrizione sugli elementi organizzativi del Social Forum, sui pretesti che portarono all'aggressione alla Diaz, e l'epilogo finale con l'uscita degli ultimi arrestati dal carcere di Voghera. Evito di raccontare tutto.
Registro con soddisfazione una ripresa del cinema di denuncia e/o indagine, o lo si chiami come si vuole. Abbiamo trattato precendentemente altre opere recenti: ACAB - All Cops Are Bastards e Romanzo di una strage. Che piacciano o meno tengono desta memoria ed attenzione togliendo alle (quasi sempre) orride fiction televisive l'esclusiva su questi temi. "Diaz", premiato dal pubblico al Festival di Berlino 2012, è un film riuscito, efficace, che ha potuto beneficiare dei buoni risultati dei processi, che se sono pessimi dal punto di vista della condanne sono invece apprezzabili dal punto di vista investigativo. Tanto per cambiare, né la produzione né la distribuzione lo hanno particolarmente favorito. Leggiamo qualche pezzo da wiki: Il regista Vicari ha spiegato: "Dopo la sentenza di primo grado che assolveva i vertici della Polizia, con Domenico Procacci abbiamo avvertito l'urgenza di capire. Una volta letti gli articoli e visti tutti i documentari, ci siamo resi conto di quanto questo non bastasse. Serviva una chiave di lettura, qualcosa che fosse all'altezza dell'accaduto: la Diaz somiglia a un atto di guerra e come nelle guerre abbiamo rintracciato i destini incrociati e la pluralità delle esperienze [...] Mi dispiace moltissimo non averlo potuto girare in Italia, perché un film così porta ricchezza: 10mila comparse, 200 persone di troupe, 120 attori, con tutto l'indotto. Abbiamo ricostruito tutto a Bucarest, solo per costruire la strada di duecento metri, un mese e mezzo di lavoro di artigiani.". Quest'ultima affermazione si commenta da sé; a me stimola imprecazioni di fuoco.
Registro anche, con una certa rassegnazione al fenomeno, le solite critiche negative o parzialmente tali piovute sul film e non sono certo quelle provenienti dalla stampa di destra a stupirmi, delle quali anzi mi rallegro, ma da quella c.d. di sinistra e non le voglio nemmeno linkare. Sono quelle che vedono sempre il mezzo-vuoto, fanno il tiro al bersaglio sui difetti, o sono depositari di qualche verità assoluta. Non mancano i passatisti di turno che dicono che i film di una volta, anni '70 in primis, dei quali sono pur'io dichiarato estimatore, erano di gran lunga superiori e soprattutto più "veritieri". Sarà anche così, non paragono Daniele Vicari a Elio Petri o a Carlo Lizzani per citarne solo due tra i tanti, però non dimentichiamoci le reazioni e l'ostracismo che pure quei film ricevevano ai tempi salvo le debite eccezioni, e non dimentichiamo che a molti anni di distanza è più facile giudicare, bisogna essere obiettivi.
Ripeto: mi rassegno. Ma non mi adeguo al tafazzismo.
"Diaz" mi ha risvegliato, e lo ringrazio anche per questo, un pensiero che ho da sempre e con l'occasione esprimo. E' l'annosa questione se è più "colpevole" il mandante o l'esecutore. La mia personale sentenza è: lo sono entrambi parimenti.
Vera o meno che sia (non lo so), m'è piaciuta l'affermazione di un capo squadra della celere che dice di non voler più far parte di quei "macellai" (quello il termine usato). E' una prima sintesi: se si vuole si può rifiutare di compiere certe gesta, che tanto mi hanno ricordato i rastrellamenti nazifascisti subiti dagli italiani a partire dall'8 settembre 1943. E non basta ancora, non c'è solo questo poter rifiutare. C'è anzitutto da considerare il fatto di riuscire a fare, quando si parla di certe cose. Non posso pensare che questi celerini si potessero trasformare in dei "Mr. Hide" solo perché avevano il Tolfa in mano e degli ordini da eseguire. I poliziotti che hanno agito alla Diaz e alla Bolzaneto erano arrivati lì addestrati e convinti di essere nel giusto, ma soprattutto molto disponibili e capaci di pestare a sangue persino gente inerme. Sì, anche nel film si accenna alla esasperazione di alcuni di loro, è giusto farlo per riportare quel punto di vista, che però non inganna se non chi vuole farsi ingannare, non giustifica nulla e se vogliamo è prova ulteriore di una predisposizione alla violenza. Su questo non ho dubbi, anche se poi accade ed è accaduto che tra i poliziotti qualcuno paga per quel che ha fatto e fa da capro espiatorio, mentre i mandanti fanno persino carriera, e questo fa molto, molto incazzare.
Uscito da un po' ma ancora presente nei cinema
Visione decisamente consigliata.
Robydick
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Al Cinema: recensione "Maggie" (Contagious - Epidemia mortale)
Proprio quando mi stavo gonfiando le palle come dei sommergibili (di solito si dice come delle mongolfiere, ma in quel caso volerebbero, le mie invece stavano... Leggere il seguito
Da Giuseppe Armellini
CINEMA, CULTURA -
Sense8
Quando i film si fanno ad episodi.Ormai la TV è diventata un porto sicuro anche per i grandi nomi del cinema.Perfino i fratelli Wachowskis sono approdati, e... Leggere il seguito
Da In Central Perk
CINEMA -
The Green Inferno – Nuovo trailer e conferma della release italiana per il 24...
Nessuna buona azione resterà impunita. Così recita il nuovo trailer italiano di The Green Inferno, film diretto da Eli Roth, che non altro che è un omaggio al... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
It follows
Devo chiedere a qualche esperto come mai arrivo sempre in ritardo nel vedere le cose, nonostante nel mondo reale spacco il minuto con la mia puntualità. Leggere il seguito
Da Jeanjacques
CINEMA, CULTURA -
L'animazione al potere. Intervista a Paolo Gaudio, regista e sceneggiatore di...
Girato al contempo in live action e attraverso tre diverse tecniche di stop motion, Fantasticherie di un passeggiatore solitario uscirà nelle sale italiane nei... Leggere il seguito
Da Luca Ottocento
CINEMA, CULTURA -
The Take
Quando i film si fanno ad episodi.Da queste parti ci sono almeno due sicurezze:1. Gli inglesi ci sanno fare meglio di tutti nelle serie TV2. Tom Hardy è un... Leggere il seguito
Da In Central Perk
CINEMA