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CINEMA - Andate a vedere Diaz, è un opera d'arte!
I fatti accaduti li conosciamo un pò tutti, siamo a Genova, luglio 2001, si riuniscono gli otto grandi della terra per il G8.
Mentre i padroni del mondo discutono di scudo spaziale, protocollo di Kyoto e della crisi in Medio Oriente; da tutto il mondo arrivano circa 300.000 persone per un contro-vertice con lo slogan “un mondo diverso è possibile”.
Inizialmente i movimenti no-global e le associazioni pacifiste danno vita a manifestazioni di dissenso, che si trasformano ben presto in gravi tumulti di piazza, con scontri tra forze dell'ordine e manifestanti.
Sono ore di panico e paura, i scontri tra manifestanti e forze dell'ordine si susseguono per tre giorni dal 19 (giorno precedente alla morte di Carlo Giuliani) fino a sabato 21 luglio 2001, quando poco prima di mezzanotte, centinaia di poliziotti fanno irruzione nel complesso scolastico "A. Diaz", adibito dai manifestanti a media-center; picchiano selvaggiamente e arrestano immotivatamente centinaia di ragazze e ragazzi, italiani e stranieri, inermi e colti nel sonno. Tra le aule e i corridoi restano 87 feriti, di cui alcuni molto gravi, tra giovani e vecchi, giornalisti e manifestanti, altre 93 persone vengono arrestate e trasferite nella caserma di Bolzaneto per gli interrogatori. E qui sono sottoposti a violenze fisiche e psicologiche di ogni genere.
Il film è girato con grande onestà e soprattutto con verità, visto che è basato sugli atti processuali.
Si può discutere il contesto, su chi fossero i mandanti o i livelli di responsabilità, ma che le cose andarono proprio come Daniele Vicari ci fa vedere sullo schermo, è al di là di ogni dubbio.
Il film è molto potente e commovente, poche altre volte si esce dal cinema provando sensazioni ed emozioni così forti, è un viaggio personale attraverso la ragione, il cuore e l'anima che ogni spettatore prova di fronte ad un flusso di immagini di tale portata, ti mette di fronte una realtà difficile da accettare; non è un caso se Amnesty International definirà l’accaduto come «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la fine della II guerra mondiale».
"Diaz - non pulire questo sangue" è un film che riapre una ferita mai chiusa, sui problemi italiani legati alla Giustizia, alla classe politica e all'informazione che troppo spesso nei momenti più importanti e di grave crisi del nostro paese vengono a mancare,o ancor peggio giocano un ruolo da protagonisti nella sistematica repressione e diffamazione di qualunque movimento o forza di cambiamento che alzi la testa e chieda a gran voce diritti impedendo e ritardando di fatto una normale evoluzione scocio-culturale ed economica.
Non è un caso neanche che la classe politica e gli alti dirigenti delle Forze di Polizia siano gli stessi di dieci anni fa, provate soltanto a ricordare chi era il Presidente del Consiglio o il ministro degli Interni o della Giustizia e sicuramente non ne rimarrete sorpresi. La realtà è che non ci sarà mai libertà e giustizia senza un rinnovamento dell'intera classe politica, inadeguata e incompetente.
Naturalmente "Diaz" apre un ampia discussione in merito al mantenimento dell'ordine pubblico e l'abuso di potere da parte delle Forze dell'Ordine in Italia, che come abbiamo visto anche nell'ultimo anno dalle manifestazioni studentesche ai no-tav, è sempre un problema molto spinoso.
Sarebbe adesso molto facile attaccare in toto le Forze di Polizia dall'alto dirigente al celerino, ma non è questo che il film si pone come obbiettivo, ma piuttosto apre spunti di riflessione su quanto sarebbe utile in Italia ad esempio l'uso di codici identificativi sulla divisa e/o sul casco, utili per individuare i singoli agenti e ascrivere a loro eventuali potenziali abusi.
Non credo sia una novità sapere che codici identificativi sulle divise e i caschi delle Forze dell'Ordine sono la normalità per i cittadini inglesi, francesi, tedeschi, canadesi, svedesi, irlandesi, norvegesi, austriaci, greci... non vedo perchè ciò non venga fatto in Italia.
Proprio su questo punto vi invito a firmare la petizione popolare:
" Un diritto. Contrassegni identificativi Forze di Polizia".
Naturalmente vi consiglio di andare a vedere il film al cinema e pubblicare un commento con le vostre opinioni sul film, che vuoi o non vuoi rimarrà scolpito nella memoria di tutti.
Concludo rubando una citazione del giornalista della Stampa, Antonio Scurati. "Andare a vedere Diaz è un dovere civile"
ILARIUS
APPROFONDIMENTI
Sito ufficiale del film: DIAZ - Non pulire questo sangue.
PETIZIONE POPOLARE - Firma " Un diritto. Contrassegni identificativi Forze di Polizia".
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