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Dice che uno va dal privato

Creato il 07 dicembre 2011 da Wanderer @Inneres_Auge
Martedì ventinove novembre. Un uomo entra nella sala operatoria dell'ospedale di Anzio-Nettuno. Ha un'ernia vicino l'ombellico: un'operazione semplice, tant'è vero che è in lista d'attesa da febbraio. L'operazione va avanti per ore e ore, nessuno dà spiegazioni ai figli. Chi cerca notizie viene zittito, i medici si dimostrano infastiditi. Alla fine il primario che ha diretto l'operazione spiega che l'intervento è tecnicamente riuscito ma il paziente è in prognosi riservata per quattro-cinque giorni. Quando i parenti cercano ulteriori spiegazioni, gli viene detto semplicemente "sono sorte delle complicazioni". La prognosi riservata si dà quando una persona sta lottando tra la vita e la morte. Capite bene che non può essere una conseguenza di un normale intervento per la rimozione di un'ernia.
Quel paziente era (ed è) mio zio. 72 anni, lo dovevano operare a settembre ma il tutto è stato posticipato di continuo. Per altro 5 anni fa subì la rimozione di un'ernia sempre nella stessa zona. I figli e anche noi ci informiamo, chiedendo chiarimenti a un nostro parente che è stato primario di chirurgia qui. Lui capisce subito che l'equipe medica ha fatto qualcosa che non doveva fare, parole sue "un intreccio nelle budella" infatti poi veniamo a sapere che gli hanno messo una protesi tra l'intestino e la parete. Andiamo a trovarlo giovedì scorso. Ora, a parte lo strano orario delle visite (15.30 - 16.30), vi pare possibile che c'era uno dei suoi compagni di stanza in coma ma non poteva essere trasferito altrove?! Ebbene, non c'erano stanze apposite o erano tutte piene ma siamo stati nella stanza in cui c'era uno in coma (non ho avuto il fegato per guardarlo) e vi lascio immaginare il via vai di gente. 
Mio zio invece parlava discretamente, seppur con il sondino. Un caldo terrificante. Mio cugino (uno dei suoi figli) ci fa sapere che i medici sono stati quantomeno evasivi nelle risposte e spesso scortesi. "Adesso sto zitto perché non voglio creà casini ma quando lo dimettono gliene dico quattro al primario." Dopo una settimana mio zio si è ripreso abbastanza bene ma ancora non è stato possibile sapere per quale motivo sia stato a rischio. Prognosi riservata, quando l'abbiamo saputo siamo rimasti pietrificati.
Un'esperienza del genere che purtroppo non è l'unica. Un'esperienza che quando la vivi tu o un tuo caro capisci cosa provano quelli che ci sono passati e l'hanno raccontata strappando qualche lacrima dalla tv, beh allora ti domandi se sia ancora il caso di andare all'ospedale.http://iofuoridalcoro.blogspot.com/feeds/posts/default?alt=rss

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