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Diciotto ossa rotte è un insolito romanzo sull’amore, sulla capacità di amare che è propria della natura umana, ambientato nell’atmosfera oscura e inquietante di un thriller.
Attendono il ritorno dall’ospedale della madre e la sorella di Leo. In questo scenario da dramma da camera, va in scena una ricerca della verità sulla storia della famiglia protagonista. La verità dei fatti e dei ricordi, da scavare come strati di ere geologiche. La verità sul dolore per l’handicap mentale, capace di terremotare gli equilibri familiari. La verità sulla morte, sul peso che i morti lasciano ai vivi, e sul rimpianto che i morti hanno della vita.
Un romanzo sui generis, capace di giocare con i registri del giallo e del soprannaturale, ma che in realtà è una delicata riflessione sulla natura umana, sui suoi limiti (non solo quelli biologici) nel comprendere, nel comunicare e nell’amare l’altro. E anche una riflessione sull’impotenza e il fato, e su quella forza che tiene assieme, malgrado tutto, madri figlie e fratelli, come una colla che tiene in piedi i birilli, dice Francesca Ramos, una colla che forse è l’amore. Sempre lui. Quello.
La scrittrice milanese Francesca Ramos è morta nel febbraio 2012 a causa di una rara malattia genetica. È stata, tra le altre cose, cantautrice (un suo pezzo, Jenny, composto a soli 17 anni, da trent’anni fa parte del repertorio dei Nomadi). Nel 2007 La Tartaruga ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Una come me, struggente storia d’amore che l’ha fatta apprezzare da molti lettori, e che Baldini&Castoldi ripubblica in tascabile. Diciotto ossa rotte, il suo secondo romanzo, sempre pubblicato da Baldini&Castoldi, è disponibile in libreria al prezzo di Euro 15,00.