Illustrissimo Lord Dickens,
il mio nome è David Copperfield e la mia intenzione è di lasciare ai posteri una traccia di me, della mia disgraziata, avventurosa e affascinante vita. Molti hanno decantato le Sue doti di scrittore in mia presenza e voglio fidarmi di Lei, ammesso che accetti la mia proposta. Ovviamente sono disposto a darLe il compenso che Le spetta, ma vorrei la concessione di poter esprimere il mio giudizio prima che l’opera venga data alle stampe. Affinché non Le sia così ostile, e possa prendere a cuore il mio caso, Le narrerò in breve la mia storia. Nacqui a Blunderstone, non conobbi mai mio padre poiché egli morì prima che nascessi. Mia madre era una donna tanto onesta quanto di buon cuore e mi amava molto, almeno finché non entrò nelle nostre vite Mr. Murdstone, un uomo duro e inflessibile che fece in modo di separarmi dalla mia genitrice, da lui non molto tempo dopo condotta alla morte. Fui spedito prima in un collegio e, dopo il decesso di mia madre, venni mandato a lavorare nel magazzino del mio patrigno. Fu un periodo davvero terribile, e se non fosse stato per Micawber e la sua famiglia, non avrei saputo come affrontare quella penosa circostanza; loro mi ospitarono offrendomi non solo un tetto, ma anche qualcosa di molto più prezioso: la loro amicizia. Ma il destino avea ben altri progetti per me che restare a lavorare in una sudicia fabbrica, così, non appena il buon Micawber abbandonò Londra, colsi l’occasione e fuggii. Mi incamminai sperduto ed impaurito verso Dover dove, seppi da Pegotty (la mia affezionata domestica), abitava l’unica mia parente: zia Betsey Trotwood, della quale mi era sempre stato narrato da mia madre. Grazie a lei continuai i miei studi a Canterbury, ospitato dall’avvocato Wickfield. Lì conobbi sua figlia Agnes, una creatura dolce e calma come un angelo, e Uriah Heep, individuo viscido e malefico che aveva ancora sui quindici anni quando gli strinsi per la prima volta la mano. Così passarono gli anni dell’adolescenza, dolci come una brezza, e quando completai la mia istruzione decisi, sotto consiglio di mia zia, di intraprendere gli studi per divenir procuratore. Divenni impiegato al Doctor’s Commons e iniziai il mio lavoro, ma stentavo a credere fosse vero quando grazie ad una cena di lavoro conobbi la mia prima moglie, Dora Spenlow. Fu un periodo pieno di dolcezza, se non fosse stato oscurato dagli avvertimenti, datami dalla mia Agnes, riguardo le macchinazioni di Heep e dalla malattia della mia amatissima Dora che dopo poco ci lasciò. Io rimasi assolutamente sconsolato, ma la mia afflizione non poté durare a lungo poiché non solo ero speranzoso riguardo il viaggio verso le colonie dei Micawber, ma dovevo essere attento e vigile per smascherare l’infido Heep (compito in cui il Signor Micawber mi aiutò volentieri prima di partire). Salvati dalla rovina Agnes e suo padre vissi una vita serena tra la quiete familiare e il mio amato lavoro d’ufficio. Capisco che raccontata così sembra ben poca cosa, ma sono sicuro che un narratore del suo calibro saprà rendere giustizia alla mia storia. Attendendo con impazienza una Vostra risposta e l’invito per parlar meglio di persona, Le mando i miei più cordiali saluti.
Mr. David Copperfield
Gentilissimo Mr. Copperfield,
la ringrazio per la fiducia concessami. Devo ammettere che raccontata così la sua storia non ha nulla di speciale, ma vi veggo degli aspetti piuttosto interessanti che potrebbero dar vita ad un bel romanzo, ancor più se potessi io parlar con le persone con cui lei ebbe a che fare per trarne il massimo succo d’espressione. Non le nasconderò che il suo vissuto, nella gran somiglianza col mio, è riuscito a guadagnarsi con solo quelle poche righe che avete scritto un discreto posto nel mio cuore e nella mia immaginazione. Detto ciò, non voglio tediarla ancora a lungo, sarò nei pressi di Londra il prossimo luglio e spero possiate contattarmi per incontrarci.
Charles Dickens
Carissimo Charles,
ho ricevuto due settimane fa il tuo immenso romanzo. Finalmente oggi l’ho portato a conclusione e devo ammettere che hai fatto un ottimo lavoro, caro amico. Mi sono compiaciuto molto dell’originalità con cui hai trattato il mio personaggio, non solo, sono grandemente onorato dell’impronta che su di esso hai voluto lasciare, riversando nel protagonista la tua immensa passione per la scrittura. Il romanzo è molto piacevole, anche se a tratti le descrizioni lo appesantiscono, ma la costruzione e l’incastrarsi non solo degli eventi, ma anche dei personaggi, e come i fatti vengano a galla sempre e solo dalla narrazione in prima persona, è mirabile. Oltretutto hai una penna sottilissima capace di dar peso ad ogni singolo dettaglio, di tratteggiare con la maggiore freschezza e capacità evocativa tutti i momenti del racconto, dalla prima all’ultima pagina. Questo non solo nelle descrizioni dei paesaggi, che spesso sono state metafora del mio stato d’animo, ma anche dei personaggi, i quali sembra di vederseli davanti belli che animati a compiere il loro destino. Ovviamente non potevano sfuggirmi quelle simpatiche incursioni dell’io narrante che spezzano il ritmo e danno vivacità al racconto. Questo, accompagnato dai continui rimandi testuali ad oggetti, persone e situazioni, a volte solo alludendone per far intuire al lettore una disposizione d’animo o una circostanza, rendono il testo particolarmente piacevole. Se la mia intuizione non erra, stai sicuro, caro amico, che quest’opera verrà ricordata e renderà onore alla tua memoria, all’ombra della quale mi diletterò di viver anch’io.
Tuo affezionatissimo Copperfield