Ieri pomeriggio è scomparsa nella sua casa viareggina Didala Ghilarducci, 90 anni, partigiana e testimone diretta della Resistenza fino all’ultimo suo giorno. Era staffetta della Brigata Garibaldi, nell’agosto del 1944 perse il marito, Ciro Bertini, ucciso dai tedeschi, e rimase con il piccolo figlio Riccardo. Il 25 aprile, il giorno prima di lasciare questa terra, Didala era a Sant’Anna di Stazzema a celebrare la Liberazione, e proprio in quella occasione ha rilasciato la sua ultima intervista, una sorta di testamento, in cui affermava la sua forza, la sua convinzione, ma anche i tanti dubbi a distanza di 67 anni legati alla situazione politica attuale [1]. Nel 2007 pubblicò un libro dal titolo Partigiana per amore – Storie di quotidiano eroismo per i tipi della Marco Del Bucchia editore, con prefazione di Stefano Bucciarelli, e riassunse in quelle pagine la sua storia sulle Alpi Apuane, la Resistenza con il marito e il bambino piccolo, la tragedia della morte del suo compagno [2]. La testimonianza di Didala Ghilarducci non dovrà mai essere dimenticata, il suo esempio di dedizione e di coraggio, che è durato fino al termine dei suoi giorni, rappresenta un monito per tutti coloro che spesso non comprendono, o non vogliono comprendere cosa è successo veramente in quei terribili mesi dopo il 8 settembre 1943. Donne come Didala ci hanno insegnato cosa significa riconquistare la libertà, anche a prezzo delle vite umane, ci hanno mostrato che un mondo migliore è possibile, salvo poi dover fare i conti con i “tradimenti” e i fraintendimenti di quel nobilissimo messaggio che fu la lotta partigiana. A Didala, a tutte le persone che con lei ci hanno ridato uno dei beni più preziosi, l’omaggio mio e, spero, di tutti gli altri italiani che sanno apprezzare e non confondono chi ha lottato per la libertà con chi ha cercato di negarcela per sempre.
© Marco Vignolo Gargini
[2] http://www.delbucchia.it/libro.php?c=102