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Didattica di Pavloviana memoria

Da Maestrarosalba
Didattica di Pavloviana memoria Io per la scuola dei bollini non mi sono mai entusiasmata. Persino alla scuola dell'infanzia quando qualche collega usava la caramella come rinforzo, e soprattutto se la usava per premiare una risposta corretta, ecco io mi adiravo parecchio.
E se stavamo facendo attività comuni è accaduto più di una volta che io abbia preso i piedi e me ne sia tornata in aula con gli alunni. Per il rispetto che porto ai bambini, nonostante la mia ben nota severità, non ho mai pensato che per far piacere loro la scuola fosse necessario dar loro l'immediata gratificazione. Non lo pensavo per la scuola Infanzia e tanto meno lo penso ora per la scuola Primaria. O meglio non ho pensato mai che le gratificazioni debbano essere oggetti o regali, il classico zuccherino insomma.
Nelle aule mi è capitato spesso di vedere, anche in progetti definti innovativi, grandi cartelloni con scritti i nomi degli alunni e di fianco un bollino ad indicare se hanno fatto bene o male.
Nella lettura, nei verbi, nelle tabelline...
Lo so a volte si organizzano le gare e finisce che qualcuno ne sa più di altri. A scuola è normale. Proprio perchè sono convinta della normalità del fatto che i bambini sono tutti diversi, con tempi diversi, con prestazioni diverse e proprio perchè sono convinta che loro lo sanno benissimo, perché spesso basta leggere i risultati nelle nostre facce di maestri, spesso di completa disapprovazione del loro operato, so anche che il bollino non serve.  Non serve nessun ulteriore atto che ricordi loro che non hanno fatto bene, come non serve nessun atto che ricordi a chi ha fatto bene che ha fatto bene. Perchè chi ha fatto bene lo racconterà al genitore e spesso sarà gratificato a casa per un bel voto, una bella interrogazione o aver vinto la gara dei verbi o delle tabelline. Ecco perchè trovo  riprovevole iniziative del genere e mi stupisco che vi si affermi che sono fatte con l'avvallo dei pedagogisti.  Dopo anni e anni a parlare, scrivere e insegnare nel nome del valore della persona umana delle sue capacità e dell'imparare ognuno a modo suo secondo le capacità personali, a dire che la diversità è un valore, ecco che rispunta Pavlov: se becchi la risposta ti premio con la medaglietta, se sbagli stai a guardare.
In alternativa si può anche tornare alle divise in auge ai tempi d'oro dell'autocrazia: piccole italiane e balilla.
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