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Opportunità d'uso dell'elaboratoreNei primi anni novanta affermavo che l'uso specifico dell'elaboratore non doveva essere inteso come una scelta assoluta od obbligata. L'introduzione di questo strumento, a mio avviso, doveva avvenire gradualmente e preceduta da una corretta applicazione del metodo descritto in precedenza. Non bisogna dimenticare, infatti, che l'elaboratore è e rimane unicamente uno strumento e non il fine del rapporto didattico. La sua presenza all'interno dell'ambiente educativo deve essere quella che si definisce una "presenza discreta", cioè deve essere in grado di svolgere i compiti descritti senza, d'altro canto, offrire occasioni di distrazione o proporre un tipo di "didattica spettacolo" che niente ha a che vedere con i fini del rapporto educativo.
E' essenziale, in campo didattico, più che "imparare l'informatica", utilizzare gli strumenti che ci suggerisce ai fini di una ottimizzazione delle procedure educative. Tali strumenti, non bisogna dimenticarlo, non sono altro che la trasposizione strutturata di modalità operative che l'uomo, quotidianamente, utilizza in relazione al proprio ambiente.In questo senso, quindi, più che di "scoperta" di un metodo possiamo parlare di "riscoperta" dello stesso. Ne questo deve portare l'uomo a comportamenti che confluiscano in un processo di appiattimento soggettivo verso la metodologia informatica, questa deve essere considerata solo ed esclusivamente uno strumento, in un rapporto educativo in cui l'uomo, con le sue caratteristiche, rimane comunque protagonista e soggetto attivo. Le stesse opportunità d'uso, quindi, sia che riguardino il metodo che il sistema manipolativo, vanno valutate unicamente alla luce della situazione oggettiva (ambiente sociale e familiare) e soggettiva (tensioni personali, atteggiamenti e comportamenti) dei soggetti protagonisti del rapporto educativo. Non esiste, quindi, uno standard applicativo riguardante il modello che si è descritto, può esistere solo un sistema didattico strutturato che deve essere adattato alle situazioni specifiche. Il metodo, in se stesso, non è altro che un insieme di indicazioni formali tese alla definizione di percorsi logici di analisi. Dipenderà, quindi, dalla capacità dei docenti applicare, dosare, modificare le modalità applicative in riferimento alle situazioni che di volta in volta essi dovranno affrontare.Affermavo, sempre nei primi anni novanta, che l'elaboratore, di per sé, entrava in gioco, come "supporto tecnologicamente valido", solo in quelle fasi in cui viene richiesta una gestione veloce di attività complesse di modifica dell'oggetto rappresentato.Diversa è la situazione odierna. Lo sviluppo della tecnologia ha portato alla creazione di strumenti talmente sofisticati, rispetto a quelli che erano presenti in quegli anni, che, di fatto, ne risultano modificati gli scenari descritti allora.Non per quanto riguarda il discorso teorico sul metodo e sulle problematiche inerenti la rappresentatività del reale, ma, più che altro, sull'utilizzazione pratica degli strumenti informatici in classe. E' cambiato, inoltre, lo scenario culturale di contorno. Oggi, ma è cosa già presente da diversi anni, le generazioni comprese nell'arco scolastico che va dalle elementari alle medie superiori sono nate all'interno della cultura digitale e con tale cultura sono cresciute. L'utilizzazione di strumenti tecnologici di tipo informatico, quindi, è un fenomeno quotidiano e connaturato al processo di crescita e sviluppo. Usare, ad esempio, un tablet all'interno dell'attività didattica non può più essere considerato una "fattore di distrazione" come lo poteva essere, un tempo, la presenza di un elaboratore. Rimane, comunque, il fatto che, pur in presenza di uno sviluppo verticale elevatissimo dal punto di vista tecnologico, risulta ancora lontano il traguardo di avere un sistema di rappresentazione-manipolazione che permetta una piena interazione in tempo reale. O, se tale sistema esiste, non è ancora alla portata di un utilizzo quotidiano nelle strutture scolastiche.Gli scopi della didattica, per rientrare nel discorso che si stava affrontando, si pongono comunque su un terreno pluri disciplinare, quindi non è importante che si realizzi uno studio dell'informatica come disciplina, ma che si effettui un uso corretto delle sue tecniche ai fini di buona attività educativa, al di fuori dell'uso o meno degli strumenti tecnologici. D'altra parte l'acquisizione e l'approfondimento del metodo didattico unito allo studio delle tecniche informatiche, anche se effettuato per scopi diversi, apporta, oggettivamente, delle conoscenze informatiche, il che è senz'altro un fatto positivo. Quello che risulta, invece, dalla realtà oggettiva, circa l'uso dell'elaboratore elettronico, è una situazione in cui questo strumento viene utilizzato, ad oggi, ancora per scopi e modalità essenzialmente diverse da quelle descritte in questo lavoro. L'impiego risulta, spessissimo, mono disciplinare, cioè all'interno della matematica, delle materie degli istituti commerciali, ecc. Si relega, così, questo potentissimo strumento a ruoli marginali in cui non vengono sfruttate le sue vere capacità. Lo studio delle metodologie informatiche non viene visto in funzione di uno sviluppo delle capacità comunicative della classe, ma in vista di una ottimizzazione dell'uso del computer. In questo senso il fine di tale utilizzo diventa il mezzo didattico, non l'uomo: il mezzo viene identificato come fine di se stesso. Certo risulta importante, ai fini di una preparazione che possa servire a livello professionale, approfondire le conoscenze informatiche ed essere in grado di utilizzare un elaboratore elettronico, ciò non toglie che i fini della didattica vanno oltre la semplice preparazione alla professione e si possono individuare nella crescita globale dell'individuo.
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