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La trama (con parole mie): Trasferitosi a Los Angeles, l'ora tenente John McClane si trova a Washington per trascorrere il Natale con la famiglia, cercando di sciropparsi i suoceri in attesa dell'arrivo della moglie.Ma proprio nel giorno in cui Holly, libera dai suoi incarichi dirigenziali, è in arrivo dalla costa Ovest, un gruppo di ex militari divenuti terroristi decide di assaltare l'aeroporto della capitale Usa in modo da dirottare il volo sul quale viaggia, prigioniero, un dittatore centroamericano leader del traffico mondiale di droga.Professionali e sicuri, gli uomini dell'ex colonnello Stuart paiono avere la strada spianata verso il successo della loro impresa: peccato che John McClane sia pronto a rovinare loro le Feste.
E così, anche la serie Die hard con protagonista l'inossidabile John McClane cede alla comune opinione che vede il sequel mai all'altezza dell'originale.
Certamente, avendo sempre e soltanto visto e rivisto il primo capitolo, il fatto di approcciare solo ora 58 minuti per morire ha di per sè minato la credibilità dello stesso ai miei occhi di spettatore, ben lontano dal gusto e dal fascino che avrebbe esercitato sul sottoscritto in quei primi anni novanta che furono in casa Ford una sorta di unica, grande avventura action ininterrotta - o quasi, dato che d'estate veniva sempre il momento degli horror -.
Il fatto è che nonostante il sempre in spolvero McClane, una schiera di villains in pieno stile trash interpretati da caratteristi che avrebbero conosciuto la loro fortuna negli anni successivi - da Le ali della libertà a Terminator 2, passando per Sorvegliato speciale - e la consueta dose di adrenalina ed esplosioni di vario genere, tutto appare come una versione molto sbiadita di Trappola di cristallo, lontanissima dal suo carico di ritmo e, benchè divertente, priva della stessa irriverente ironia: certo, i momenti cult non mancano - dalla lotta sull'ala dell'aereo in pieno decollo alla celeberrima frase "lei è l'uomo, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato" cui il protagonista risponde "è la storia della mia vita" -, eppure tutto pare limitarsi al consueto film da zero neuroni, birra e patatine tipico delle serate tra amici senza alcun impegno spesso accompagnate da sonore sbronze selvagge.
L'assenza di McTiernan in cabina di regia, in questo senso, si fa sentire eccome, anche perchè il suo posto è occupato dal mestierante da b-movies Renny Harlin, regista di cult totali come Cliffhanger ma anche di schifezze abominevoli come The covenant, uno dei film più brutti che abbia visto negli ultimi anni: il carattere dell'uomo dietro la macchina da presa del primo capitolo è qualcosa che Harlin non avrà mai neppure per miracolo, un pò come se ci mettessimo a sindacare su chi è più duro tra Bruce Willis nei panni di John McClane e il mio antagonista Cannibale nei panni del Piccolo Cucciolo Eroico.
Peccato dunque soprattutto perchè, nonostante una trama molto, molto simile a quella di Trappola di cristallo, le basi per avere un nuovo potenziale supercult di genere c'erano tutte, e 58 minuti per morire rappresenta, di fatto, una delle più grosse delusioni in termini di tamarrate che mi sia capitato di avere, nonostante la stessa fosse impreziosita da un protagonista tra i migliori che l'action possa offrire e da uno spirito che, con gli anni zero, risulta smarrito nell'oceano dell'ego di attori, registi e produttori convinti anche nei casi peggiori di lavorare a potenziali Capolavori - un esempio su tutti, Will Smith e l'indegno Io sono leggenda, giusto perchè mi è capitato di incrociarlo in tv per caso in questi giorni -.
Restano comunque impresse le immagini dello scontro sui nastri trasportatori dei bagagli ad inizio pellicola, il nostrano Franco Nero nei panni del cattivissimo boss della droga e l'ottima gestione - pur se in parte telefonata - del ruolo della squadra speciale inviata dall'Esercito: il guaio principale è che, molto semplicemente, il primo della serie è talmente grande da sminuire ogni tentativo successivo.
Staremo a vedere se, con il ritorno di McTiernan al timone e l'arrivo di Samuel Jackson come spalla, la musica cambierà e John McClane tornerà a dettare standard elevatissimi di una fetta di Cinema che, nonostante tutto, non smetterò mai di difendere.
MrFord
"My life is like a highlight reel
some might conisder this my twilight but depending how I might feel
I might continue on with my career for 5 light years
critics can fly kites here?"
Dr. Dre - "Die hard" -
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