Per essere un film d’esordio, Die mi sembra un’ottima partenza per Dominic James.
Siamo di fronte ad un thriller ben composto, con una forte idea di base ed un finale sorprendente.
Tre uomini e tre donne si trovano rinchiusi in una cella completamente vetrata in uno spazio più ampio. Non sanno come sono finiti lì e non si conoscono fra loro.
Ben presto sarà evidente che sono stati scelti da un folle perchè tutti loro hanno provato a suicidarsi.
E qui comincia il gioco di morte perchè il pazzo costringe ciascuno dei reclusi a decidere con un lancio di dadi la vita o la morte dei suoi compagni, e a rendere più assurdo il tutto ognuno dovrà uccidere l’altro con la modalità precisa con cui aveva tentato il suicidio.
Detto così forse si capisce poco ma vi assicuro che il risultato è discreto.
L’idea di base è molto buona (sebbene non nuova), un dado per decidere la vita o la morte (a vari livelli).
Il particolare tipo di contrappasso cui il killer sottopone le sue vittime è folle al punto giusto per esssere interessante.
Ad indagare c’è poi la brava Caterina Murino, anche lei coi suoi problemi.
E qui abbiamo però il calo più evidente nell’intreccio, perchè il modo in cui capisce il mistero è davvero troppo sempliciotto.
Del resto l’intero film non crea grande suspance, non ci sono misteri da scoprire o grosse sorprese.
Solo il finale è capace di spiazzare lo spettatore (almeno quello che non ne rimane eccessivamente deluso).
Tecnicamente il film è ben fatto.
La fotografia è elegante, quasi anticata, calda.
Le interpretazioni sufficientemente buone. Bravo Elias Koteas, convincente Emily Hampshire, non ho apprezzato molto John Pyper-Ferguson, troppo scialbo in un ruolo che avrebbe meritato maggiore personalità.
Tra gli aspetti negativi ci metto anche la presentazione dei personaggi, buttati dentro uno dopo l’altro con troppa fretta, col rischio di confondere le idee fin dall’inizio.
Molto buono invece il titolo che gioca sul doppio significato di die, che in inglese significa sia dado che morire… e che nessuno si azzardi a tradurlo in qualsivoglia modo per un’eventuale distribuzione italiana, auspicabile visto che la produzione è italo-canadese.
Splendide poi (ma questa è roba da malati come me) le realizzazioni degli omicidi per fantasia e realizzazione.
In sostanza un film che merita di essere visto.
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