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Dieci anni con i Doomraiser – Live @Traffic, Roma, 15/01/2015

Creato il 22 gennaio 2016 da Cicciorusso

10 Years Of MercyCi sono band che dopo aver rimediato una recensione positiva su sfigati.net, due pompini da una pseudo groupie cessa e aver aperto per qualche residuato bellico di Los Angeles se la tirano manco fossero Mick Jagger. I Doomraiser no, dopo oltre dieci anni di concerti, chilometri e timpani sfondati continuano a dare l’idea di essere una band che per una cassa di birra viene a suonare pure nel salotto di casa tua. L’occasione per l’ennesimo rendez-vous ce la dà la Bloodrock Records con la ristampa di Lords Of Mercy, esordio sulla lunga distanza del quintetto capitolino che usciva nell’autunno di dieci anni fa, l’anniversario per me ha anche qualcosa di personale, erano solo pochi mesi che avevo cominciato con ‘sta roba di scrivere sulle webzine e fra i miei primi live report c’era appunto il festivalino Thrash Your Doom del 28 aprile 2006 dove ebbi il primo contatto con il gruppo. Di quella serata ricordo che i cinque salirono sul palco completamenti pisti e BJ in più di un’occasione andò molto vicino dal collassare sugli amplificatori e farsi parecchio male, musicalmente erano molto più acerbi rispetto ad oggi e non potevo certo immaginare che sarebbero diventati la band che avrei visto dal vivo più volte in assoluto. Io ero lì principalmente per i Misantropus, mio personale culto assoluto fin dai primi anni 2000 quando aprirono un concerto di Paul Chain che ricordo vividamente come la serata peggio organizzata alla quale sia mai stato, e vi assicuro che di roba ben oltre l’amatoriale ne ho vista parecchia. Che sia proprio il trio di Latina a fare da gruppo di apertura stasera suona come una chiusura del cerchio, parlare dei Misantropus per me vuol dire esprimersi a nome di un fandom esasperato che include principalmente me stesso, la band è la personificazione dell’idea stessa che creare qualcosa di bello è un valore che va ben oltre riconoscimenti numerici o di altro tipo. A fine serata parlo un po’ con i fratelli Sanniti a cui provo ad esporre –  biascicando – il senso di fervore mistico che provo nei confronti della loro band. Alla fine quando ci salutiamo è tutto un fiorire di baci, abbracci e corna ma secondo me si sono chiesti anche chi cazzo fosse lo squilibrato con cui avevano a che fare. Che poi faccio tanto il fan oltranzista ma non sapevo nemmeno che avessero fatto uscire un nuovo lavoro pochi mesi fa (The Gnomes, Minotauro 2015). Il concerto è bellissimo, ma questo non sorprende, loro sono sempre in palla e a memoria non ricordo abbiano mai perso una battaglia. Siamo ai Doomraiser: oltre dieci anni, quattro album, qualche split e una fanbase agguerrita. Una dedizione alla causa encomiabile che li ha resi punto di riferimento di una scena che se oggi è più florida e qualitativamente migliore è soprattutto merito loro.

Al di là di tutte le pippe stilistiche la loro caratteristica principale è sempre stata quella di crederci un botto: laddove molte altre band sembravano sempre una faccenda da dopolavoro, Cynar e gli altri sul palco hanno sempre avuto un approccio stracazzuto e una indefinibile serietà di fondo che in un mondo più giusto di questo gli avrebbe reso riscontri maggiori in termini di esposizione, vendite e degli altri parametri che consideriamo quali generici indicatori del “successo”. Io continuo a coltivare il sogno di vederli nella Batcave dello 013 ad un Roadburn futuro, traguardo che peraltro credo meritino già dai tempi di Erasing The Remembrance. Inizia il concerto, il primo pezzo in scaletta è l’eterna The Age Of Christ che vede sul palco anche la presenza di moglie e figlia di Valerio “Molestius” Dominici, storico chitarrista dei primi due album scomparso solo pochissime settimane fa. Per lui sicuramente questo è il migliore saluto possibile; riposa in pace fratello, non ti dimenticheremo. Che periodo di merda, però. La serata tuttavia ci dà anche un buon motivo per sorridere: era stata annunciata una sorpresa alla chitarra ma non credo siano stati poi in molti ad essere sorpresi dal vedere Drugo nuovamente sul lato destro del palco. Non voglio mancare di rispetto a nessuno ma quello è il suo posto, i Doomraiser con lui alla chitarra sono un’altra faccenda, spero infatti che non si tratti solo di una rimpatriata occasionale ma di un rientro nei ranghi a tempo pieno. Il concerto prosegue ripescando cose dal passato più remoto e da quello più recente. Vista la ricorrenza, riescono dalla tomba addirittura The Old Man To A Child (e chi se la ricordava) e la clamorosa Doomalcholocaust che chiude il set. Oggi si celebravano le nozze di alluminio, per sempre fedeli all’ Heavy Drunken Doom ora si punta ad arrivare alle nozze d’argento.



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