E’ una dipendenza subdola,perchè socialmente accettata e tollerata. E’ una dipendenza malefica, perchè non ha conseguenze fisiche sul corpo e appare innocua. Eppure la dipendenza dal gioco d’azzardo è letale come quella da droga, sfascia persone e famiglie intere.
Proibire la diffusione del gioco d’azzardo sarebbe la cosa migliore, ma è una soluzione impraticabile.
Ecco allora dieci cose da sapere per creare una politica corretta sul gioco d’azzardo.
Le abbiamo messe insieme leggendo l’intervento che Matteo Iori, presidente del Centro sociale Giovanni XXIII di Reggio Emilia ha portato il 20 dicembre a un convegno sul gioco d’azzardo a Montecitorio.
Il convegno è stato organizzato dall’onorevole Binetti che, per la Commissione Affari Sociali, ha ricevuto l’incarico di presentare alla Camera il disegno di legge sul gioco d’azzardo; disegno che unificherà tutte le proposte sul tema ora giacenti in Parlamento.
Le dieci cose da sapere per una politica corretta sul gioco d’azzardo
- considerare il gioco d’azzardo un problema sociale: il Connaga (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo) dalla sua nascita ha ricevuto oltre 9.800 richieste di aiuto e seguito oltre 4.400 giocatori patologici nei 255 gruppi che ogni mese vengono tenuti in tutt’Italia;
- promuovere le cose positive che già vengono realizzate anche dall’industria del gioco d’azzardo, ad esempio il decalogo del giocatore di Assotrattenimento e il codice di autodisciplina sulla pubblicità di Sistema gioco Italia;
- controllare i contratti: secondo quanto denuncia Iori diversi concessionari con contratti “capestro” obbligano gli esercenti a tenere le slot machine e a non spegnerle, a rischio di dover pagare penali di 6.000 euro per ogni slot tolta e di 100 euro al giorno per quelle spente;
- vietare i meccanismi ingannevoli promossi dai giochi d’azzardo come i “near miss” il fenomeno di rinforzo mentale che avviene quando si sfiora la vincita e che a secondo Iori spesso viene utilizzato appositamente dalle industrie del gioco, come nel caso di una delle più importanti aziende italiane che, come dai risultati di una ricerca del “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” di Reggio Emilia, nel 40% dei casi stampava biglietti con numeri vicinissimi a quelli che fanno vincere il grande premio per indurre a continuare a giocare;
- diffondere pubblicamente i dati sul gioco d’azzardo: i Monopoli di Stato da ottobre 2012 hanno smesso di rendere pubblici e diffondere i dati mensili sul gioco d’azzardo;
- fare prevenzione nelle scuole, ma in modo corretto. Iori cita come come esempio sbagliato un progetto di “prevenzione” nelle scuole (Giovani e Gioco) nel quale si diceva agli studenti che “Non sei un fanatico, ma non ti fai mancare una partitella ogni tanto… giusto per tenerti in allenamento. Poco non fa male nemmeno il veleno” e che diceva a chi non gioca mai d’azzardo che “Ti manca solo la frusta tra le mani… lo spirito del bacchettone aleggia sulla tua testa! Per te non esistono colori, tutto è bianco o tutto è nero. Il gioco è rischio ed a te i rischi non piacciono, meglio aggirare gli ostacoli. Così facendo, però, perdi tutte le sfumature della vita”;
- fare chiarezza sulle nomine ai vertici. Iori ha chiesto al Sottosegretario e ai vari parlamentari presenti nella sala se era opportuno aver messo ai vertici del nuovo osservatorio nazionale sul gioco d’azzardo Antonio Tagliaferri, dirigente dei Monopoli già condannato dalla Corte dei Conti per avere omesso controlli specifici favorendo le industrie di gioco;
- limitare il numero delle macchinette: a novembre è stato aperto un nuovo bando per ulteriori 7.000 licenze per Videolottery, che sono apparecchi molto più aggressivi delle slot e che mediamente, fra i soldi inseriti e quelli restituiti, per ogni ora di gioco fanno perdere al giocatore il triplo del denaro rispetto alle slot machine.
- avviare un confronto serio e approfondito fra politica, istituzioni, industria e terzo settore. Nonostante si sia tutti consapevoli delle grandi difficoltà che questo comporterebbe, può essere l’unica strada per fare fronte ai gravi problemi che oggi il gioco d’azzardo porta sul territorio soprattutto per la popolazione più fragile, problemi che non giovano a nessuno;
- diffondere e far conoscere i centri di assistenza per i giocatori compulsivi e dove chiedere aiuto: per l’Emilia-Romagna scoprilo cliccando qui