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Dieci piccole indiane

Creato il 30 luglio 2013 da Albino

Un gruppo di giappine di mia conoscenza questa settimana e’ in vacanza in Italia. Classica combo Roma-Firenze-Venezia, tour de force con meno di due giorni a citta’, secoli di storia e arte, guerre e conquiste, morti e pestilenze condensati nel solito set fotografico precostituito e formato pressappoco da: Colosseo, Fori, Vaticano, Cappella Sistina, Fontana di Trevi, Uffizi, Torre di Giotto, David col Pistulino di Fuori, Ponte Vecchio, Ponte di Rialto, Canal Grande, Palazzo Ducale, Ponte dei Sospiri, giretto in gondola e fuori dai coglioni.

Poi ovviamente menu a prezzo fisso organizzati dalle agenzie, costituiti da pasta (a Roma carbonara e/o amatriciana a volonta’, a Firenze un bel ragú di selvaggina con spruzzata di tartufo che ad agosto con 40 gradi e’ la morte sua (dei giappi), a Venezia il solito nero di seppia che loro vanno matti, o una bella spaghetti bongore (*) che a Tokyo quando esci con una tipa e’un biglietto assicurato per il love hotel, aglio permettendo), poi pizza a go-go, gelato a secchiate e poco altro.

(Apro veloce parentesi: per una buona parte degli asiatici con cui parli alla fine la cucina italiana risulta pesante, noiosa e per niente meglio dell’italiano che si mangia a casa loro. Sfido io: immaginate se capitasse a voi di andare in Giappone con viaggio organizzato e che lí vi facessero mangiare solo sushi e sashimi a colazione pranzo e cena, in menu preconfezionato e senza mostrarvi null’altro della cucina locale! Anche a voi verrebbe dopo un po’ da dire che la cucina locale e’ un cincinnin noiosa, no?! Chiusa parentesi, come promesso).

Torniamo alle giappine in viaggio preconfezionato. Una non ha fatto nemmeno a tempo a scendere dalla scaletta dell’aereo a Fiumicino che – taaaaak! – le hanno subito fatto il portafoglio. Me le vedo come se fossi stato li’, ‘ste tre ignave a traballare col tacco dodici sui sanpietrini e la Louis Vuitton aperta spalancata a braccetto. Vatti un po’ a pensare che ti derubano, te giappina che a Tokyo lasci l’iphone sul tavolo da Starbucks per tenerti il posto occupato mentre vai a ordinare il frappuccino! (giuro, fanno cosí! Visto gente lasciare Iphone, ipad, portafoglio, borsetta…).

Ecco allora che in pieno stile Dieci Piccoli Indiani (son tre ma vabbe’…), la prima se n’e’ tornata a casa triste e affranta dopo un sol giorno. Non so se le agenzie viaggi giapponesi provvedano a risarcire i derubati (immagino di no, altrimenti tra Italia e Spagna andrebbero in rovina), ma per lo meno sembra provvedano al rimpatrio immediato. Buon per loro. Io comunque questa tipa me la immagino in aereo mentre singhiozza in silenzio accusando se stessa per non essere stata abbastanza attenta, invece di prendersela con quel paese di malandrini e scippatori dove ha avuto l’incauta idea di passare le ferie. Classica reazione giapponese per cui se ti succede qualcosa in fondo e’ colpa tua (che hai scelto quel paese, che non sei stata attenta, che eri lí in quel momento, che esisti), non di chi ti ha fatto un torto. Tutto il contrario della reazione vigliacca italiana per cui quando ti succede qualcosa di brutto e’ sempre colpa degli altri, della sfiga, del governo, mai tua. Mai.

Torniamo alle turiste per caso. Mi giunge voce che al momento una tra le due giappine sopravvissute sia terrorizzata a manetta dalla gente maleducata, aggressiva, incazzosa che incontra a Roma. Sfido io che hanno paura: non so se avete letto il copione della storia, ma il livello 2 narra che una tra lei e l’altra sia destinata a diventare la Seconda Piccola Indiana. Quella che torna a casa incinta.

Interessante notare come entrambe al momento si chiedano come mai un popolo come l’Italia che vive molto di turismo tratti cosi’ male i turisti. E parlano non sapendo ancora cosa le aspetta quando saranno arrivate a Venezia (livello 3 del girone dantesco), citta’ che a differenza delle altre due vive nonmolto” ma proprio “esclusivamente” di turismo. Aspettino di arrivare a Venezia e di sentirsi bestemmiare in faccia dagli educatissimi veneziani che salgono in vaporetto facendo a gomitate coi turisti, ovvero con quelli che gli danno da mangiare. Perfino i mandriani trattano meglio i loro capi di bestiame.

(Venezia meriterebbe di affondare solo perche’ i veneziani moderni se lo meritano proprio, di andarsi a trovare un lavoro vero, una volta nella loro triste vita).

Io me lo chiedo da anni, cari lettori: come abbiamo fatto a ridurci cosi’? Chi li ha creati quei monumenti, noi o un’altra civilta’ diversa dalla nostra?

(*): spaghetti bongore per chi non l’ha capita se la vada a cercare su google. O si studi un po’ di katakana, cribbio!


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