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"Dieci vigne, sei case, una chiesa" ovvero #LangheRoero2012

Da Sarettam
In perfetto ritardo come sempre(ma in qualche modo dovrò pur distinguermi, o no?!) dopo che (quasi) tutti i  blogger di food&wine che erano ospiti come me(poi ci hanno divisi eh, anche perché mica potevamo andare in giro con il capogruppo munito di bandierina...E poi le Langhe hanno così tanto da offrire, a chi le scopre per la prima volta e anche a chi è un habitué, che è stato un bene dividerci e differenziare i nostri tour(de force :-)) ) hanno già dedicato uno o più post al riguardo e quando forse non resta più molto da aggiungere, eccomi che arrivo io con l'immodesta presunzione di coinvolgervi in questo viaggio a suon di punti chiave e immagini. 

Il mio Paese dieci vigne, sei case, una chiesa

Partirei con la corsa all'ultimo #Hashtag. Stiamo diventando sempre più tecnologici e questo i blogger lo sanno bene. Ai tempi in cui ci si presenta con la domanda "What's your name Twitter?!"(questa-non-la-volevamo-sentire) il minimo che avessimo potuto fare era inviare dei segnali di fumo "cinguettii" per aggiornarvi con un max di 140 battute più o meno indicizzate, circa le nostre attività(quando la rete ce lo permetteva, quindi se decidete di trascorrere qualche giorno in questo paradiso, potrete anche utilizzare la scusa del "non c'era campo" per scomparire per il resto del mondo ;-)) sperando di aver fatto cosa gradita!
Una menzione speciale la merita la parola Acqua e non mi riferisco solo a quella piovana, che ci ha fedelmente e "umidamente" supportati in quasi tutti i giorni di permanenza, ma anche e soprattutto a quella potabile e senza bollicine che prima di questo tour era la mia unica compagna durante i pasti. Ora non la trovo più molto soddisfacente e la principale responsabilità la devo addossare ad Emanuele della cantina Prunotto. Da perfetto accompagnatore, ci ha guidate nella meravigliosa cantina tra botti di rovere e barriques e in una degustazione partita a suon di Dolcetto d'Alba, Monpertone, Barbera d'Alba, Nebbiolo, per poi terminare con un Barolo del 2006! Un bel traguardo il suo, se si considera che quasi tutte le componenti del mio gruppo(ribattezzate in seguito a questo incontro le #sbevazzine) millantavano di essere astemie o giù di lì. A cose fatte posso dire di essere sempre più convinta che la coerenza è tutto nella vita, ma anche che solo gli stupidi non cambiano mai idea ;-)(e se vedete qualche foto storta sappiate che è solo perchè stavo sperimentando una nuova tecnica ;-))!







Vi suona nuovo il termine Bistrò di Paese? Ebbene una targa all'interno della Trattoria Belvedere di Serravalle Langhe, recitava così. Un'osteria a conduzione famigliare, con ricette blindatissime tramandate da quattro generazioni che rappresenta una mecca per chi vuole assaggiare la cucina piemontese tradizionale. E dagli affamati commensali dell'allegra brigata blogger&co. non so cosa sia stato più gradito tra l'insalatina di Tuma, il Coniglio Dous e Brusa(un coniglio dolce e piccante "così tenero che si tagliava con un grissino"), i semolini dolci fritti o la mitica torta di nocciole servita con zabaione caldo per il quale c'è scappato anche il ripassino della signora Laura con tanto di pentolino in sala :-)(vi farei anche notare sotto le dimensioni della porzione e sappiate che in nessun piatto era rimasta alcuna briciola :-). Quando si dice essere foodies di nome e di fatto!).



E ora ditemi, con la parola Bra rischio di sfondare una porta aperta, giusto?! Banca del Vino, Università delle Scienze Gastronomiche, ristorante Guido e la sede di Slow Food tutto in uno(o meglio due se si considera la dislocazione delle prime tre presso la frazione Pollenzo)!  Noi siamo tornate via da Bra con un autentico Mac 'd Bra in pancia e con in borsa le dosi per replicare gli agnolotti rigorosamente al Plin di Lidia Alciati(definita dal New York Times "La Madonna degli Agnolotti") mamma dello Chef Ugo che come da (fuori)programma ci ha accolte nella sua cucina per un caffè e quattro(anzi forse anche cinque) chiacchiere!


Chef Ugo Alciati 









"Un viaggio deve emozionare". Con queste parole ci ha congedate Maurilio, Chef del ristorante La Ciau del Tornavento dopo averci aperto le porte del suo ristorante, della sua cucina, del suo orto, di una delle quattro camere della sua locanda e del suo Caveau(un vero e proprio Caveau con tanto di combinazione) locato nella sua cantina con 55.000 bottiglie...





La Femme du Chef versione Alice in Wonderland :-) 

Nella cantina di Maurilio tra 55.000 bottiglie 

I tesori all'interno del Caveau












Una tre giorni intensa ed emozionante resa ancor più allegra dalle mie fide compagne di avventura(Claudia, Monica, Elena ed Elisa) con le quali è stato feeling fin dal primo Tweet!
E l'ultima doverosa parola che mi preme utilizzare in questo post è Grazie! Grazie all'Ente del Turismo LangheRoero, alla cantina Prunotto, a Francesca e Clio, Paola e Carlo perchè se sono riuscita ad emozionarmi, è soprattutto GRAZIE a loro!

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