Magazine Diario personale

Diecimila Volte Grazie

Da Romina @CodicediHodgkin
sabato, 16 aprile 2011

Diecimila Volte Grazie

  Ieri Il Codice di Hodgkin ha compiuto quattro mesi.
Oggi ha raggiunto i diecimila contatti.
Non riesco a trovare le parole per ringraziare voi tutti che mi leggete assiduamente e che siete sempre così gentili con me, riempiendomi di (immeritati, diciamocelo!) complimenti, cogliendo sempre l’occasione di fare una battuta, leggendomi con pazienza anche quando gli argomenti che tratto non sono esattamente leggeri…e in un cancer-blog può capitare che ci sia poco da ridere, senza contare che sono logorroica e mi dilungo sempre più del tollerabile! Nelle mie più ardite fantasie, non mi sarei mai sognata un feedback così positivo. Ho iniziato dubitando che qualcuno potesse mai interessarsi a questo blog, poi sono stata contattata da Paperblog per pubblicare i miei post anche lì, poi mi è stato concesso il privilegio di entrare a far parte della squadra di Oltreilcancro e all’improvviso mi sono trovata una trouppe televisiva dentro casa. Questo blog mi regala molte più emozioni di quanto credessi.
 
   Quando, a metà dicembre, ho deciso di intraprendere questo percorso, il mio principale scopo era quello di tendere una mano a chi sta affrontando ora quello che io ho vissuto nel 2005. So per esperienza che l’unico in grado di aiutare davvero un malato di cancro, è un ex malato di cancro. Il mio scopo era quello di fare della mia esperienza un’esperienza collettiva, cui altre persone potessero attingere per trovare conforto, magari qualche soluzione di tipo pratico, la consapevolezza che continuare a sorridere nonostante la sofferenza è possibile. Pensavo che altre persone avrebbero trovato utile il mio blog. In buona sostanza, pensavo che Il Codice di Hodgkin sarebbe stato utile ad altri più che a me.
 
   Quello che la mia ingenua saccenza mi aveva impedito di  mettere in preventivo, era che la blog-terapia servisse principalmente a me. Nel mio credermi forte, intelligente e razionale, ero convinta di convivere serenamente con il mio passato di malata. Non era così, ora lo so.  Convivevo bene solo con gli aspetti meno dolorosi di quell’esperienza. La verità è che con alcuni episodi non ero assolutamente riuscita a scendere a patti. Per anni ho evitato accuratamente di parlare di certi momenti della malattia, e se lo facevo, lo facevo con una naturalezza tale da convincere persino me di non aver problemi a convivere con il ricordo. La verità era ben altra. Tanto per cominciare, omettevo i dettagli più dolorosi e poi era come se, per difendermi da quella sofferenza ed impedirmi di riviverla, mi fossi in qualche modo convinta che certe cose non fossero realmente capitate a me. Quella che credevo fosse “naturalezza” era in realtà distanza. Parlavo come se raccontassi la storia di qualcun’altra, di un’estranea, quindi mi impedivo di accettare il fatto che quella sofferenza fosse la mia. Impedendomi di riviverla – anche attraverso il racconto – mi sono privata della possibilità di metabolizzarla ed accettarla.
 
   Raccontare qui sul blog i mesi che hanno preceduto la diagnosi è stata una delle esperienze più intense, faticose e traumatizzanti (nell’accezione positiva del termine) della mia vita. Nessuno conosceva quella parte prima che la mettessi nero su bianco (be’, nero su rosa!) qui sul blog. Coloro che, invece, all’epoca erano intorno a me, ignoravano completamente quanto io abbia sofferto finché non lo hanno letto. Io non ne parlavo mai. Mi vergognavo troppo delle follie che il linfoma mi portava a compiere (grattarmi a sangue con il rollo per capelli, per esempio) e quindi cercavo di spazzare tutto sotto il tappeto. Quel tappeto io non l’ho spostato per anni.
 
   Sapete, io ho sempre scritto moltissimo, sin da ragazzina. Poi, dalla malattia in poi, smisi quasi completamente. Credo, ragionandoci ora, di aver smesso per un motivo ben preciso: sapevo, conoscendomi, che sarebbe arrivato il momento in cui avrei dovuto scrivere del cancro, e non mi andava di affrontare questa storia. Per essere precisi, sapevo che non avrei avuto molti problemi a parlare della chemio e della malattia in sé ma sapevo anche che non sarei riuscita a raccontare tutto quello che ha preceduto la diagnosi e le cure. Ho preferito privarmi della gioia di scrivere piuttosto che dover raccontare quegli otto mesi così strazianti. 
Non ho vissuto bene senza scrivere. Mi sono privata di una parte essenziale del mio essere. Poi, un giorno, quasi all’improvviso, ho saputo che il momento era arrivato. Ero pronta per affrontare certi discorsi.  Già da moltissimo tempo mi dicevo che avrei dovuto scrivere un libro o raccontare tutto in un blog, ma non l’ho mai fatto per i motivi che vi ho detto. Poi, un giorno, io e Sissi abbiamo scritto un post a quattro mani. E’stato come sbocciare all’improvviso. Ho ritrovato il piacere di scrivere e ho sentito dentro di me che era giunto il momento di scrivere, anche se farlo avrebbe significato dover raccontare tutto, ma proprio tutto, anche i momenti più dolorosi.
 
   Quando ho raccontato la prima parte della mia storia, ossia i mesi che hanno preceduto la diagnosi, ho avuto una reazione emotiva fortissima. Mi sono seduta e mi sono detta che, per quanto non fosse un’idea allettante, dovevo raccontare. Ho tirato un bel respiro e ho iniziato a scrivere. Ho rivissuto tutte le emozioni che per molto tempo ho fatto finta di non aver mai conosciuto. E’stato difficilissimo. Quando ho finito di scrivere ero senza fiato, il petto pieno di chiazze rosse, gli occhi pieni di lacrime, la mani tremavano. Il mio stato d’animo è rimasto piuttosto alterato per due giorni. Poi ho iniziato a sentirmi molto meglio. Avevo scritto. Una volta messo per iscritto quel pezzo della mia vita, non potevo più fingere che non fosse mai esistito, e ho iniziato a stare meglio, perché ho fatto pace con qualcosa che mi ha lacerata e massacrata per otto mesi e ha continuato covare sotto la cenere negli anni a seguire. Ora, solo ora, posso dire di aver metabolizzato quei mesi. E devo dire GRAZIE alla blog-terapia. Secondo me non è un caso che le emicranie e le cefalee che hanno tormentata durante gli ultimi tre anni si siano improvvisamente interrotte quattro mesi fa, quando ho aperto il blog.
 
   In realtà, voglio dire GRAZIE a molte persone.
GRAZIE ai malati che mi leggono e che trovano questo blog costruttivo ed utile. So che ci sarebbero mille modi per poter dare un aiuto più concreto ai malati, ma scrivere è l’unica cosa che so fare bene e cerco di raggiungervi come posso…
GRAZIE a chi non ha mai avuto problemi di salute (e che mi auguro non ne abbia mai!) perché ha scelto di non far finta che il cancro non esista, perché ha scelto di non girarsi dall’altra parte, perché ha scelto di chiamarlo per nome.
GRAZIE a mio padre che, con mia somma gioia e sorpresa, è il mio più accanito lettore. E’importante per me sapere che lui legge i miei post, e sono sicura che fa bene anche a lui leggere quello che ho da dire…anche se credo che ogni tanto sia difficile anche per lui confrontarsi con  alcune cose.
GRAZIE a tutti coloro che mi fanno complimenti non solo per quello che scrivo, ma per come lo scrivo. Mi fa molto piacere sapere che il mio tentativo di alleggerire l’argomento non è miseramente fallito!
GRAZIE a Paperblog per avermi contattata e per aver reputato i miei articoli degni di essere postati anche lì.
GRAZIE a Oltreilcancro per avermi accolta, grazie per condividere con me – e non solo con me, ovviamente – le loro storie, i loro insegnamenti, le loro esperienze e le loro emozioni. Grazie per il loro lavoro, che è veramente importantissimo. Sono orgogliosa di conoscervi, anche se solo virtualmente.
GRAZIE agli amici che mi leggono. Non sono molti gli amici stretti che mi leggono, in realtà, ma li ringrazio perché condividono con me un capitolo della mia vita importante, difficile e complesso come quello del linfoma.
GRAZIE alla blog-terapia per il conforto, l’allegria, la soddisfazione, la crescita e il sollievo che ne traggo e di cui non pensavo di aver bisogno, piccola presuntuosa quale sono.

Grazie, di nuovo, grazie, grazie, grazie di cuore a tutti...
Vi abbraccio,


Romina

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 


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