“Volo di gabbiani a Capo Caccia” dipinto ad olio di Luisa Lamberti (particolare)
Parlare di poesie se non addirittura di poeti non è cosa facile, presuppone una profonda conoscenza dell’autore e di tutto il suo percorso artistico, ma provarci è stimolante, per un attimo si ha la sensazione di entrare in un mondo sconosciuto che, un po’ per volta, mette a nudo la sua anima.
Lei, Diemme, è da un bel po’ che la conosco, è stata praticamente la prima “voce” che ho scoperto in rete, in questo universo per certi versi controverso che è il mondo dei blog. Ed è proprio il 30 settembre 2007, quasi appena conosciuta, che lei scrive un post sull’amore, chiedendosi: “Cos’è l’amore, ci ha chiesto Arthur. E io ho cercato dentro di me una risposta… “.
Parole che ha poi ripreso nel suo bel libro di poesie “Ladra di tenerezza”, pubblicato circa un anno fa.
E’ di amore e di vita che parlano le sue poesie, spesso in un sussurro, mai malgrado certi versi crudi, urlando, consapevole delle sue scelte e per questo coraggiosa nel portale avanti, ma sempre con quella vena malinconica e romantica di una donna sempre alla ricerca di una via che la faccia sentire serenamente, almeno per una volta, non di corsa.
Amore e vita, che in simbiosi ci accompagnano regalandoci momenti difficili da dimenticare, amore e vita che nei versi di Diemme a volte si scontrano, per poi lasciare spazio al bisogno di ritrovarli ancora uniti per camminare insieme alla ricerca l’uno dell’altra: amore e vita!
Conoscevo già alcune sue poesie e di lei ho sempre ammirato la sua sottile ironia, il saper ridere senza condizione anche di se stessa – “Languida sui miei fianchi, a me avvinghiata, tu, cellulite, tanto vituperata, sei invece parte di me, e quanto t’amo, e di perderti e schiacciarti via non bramo… “ – e dopo la nascita di sua figlia, “non più poesie piene di dolore, ma parole più leggere, odi scherzose, che siano al formaggio, alla nutella…”
Ed è così che io l’ho conosciuta, gli anni del sorriso, dove spesso nel suo blog ci si sfidava a colpi di versi e, credetemi, era una bella lotta, sempre e comunque all’insegna del sorriso.
Ho aspettato l’8 marzo, la festa delle donne, per pubblicare queste mie parole in tuo onore cara Diemme, spero di aver fatto una cosa a te gradita e allora, buon festa delle Donne quindi, a te e a tutte le Donne.