Oggi ti voglio raccontare di un mondo in cui un giorno scoppiò una guerra. La chiamarono Grande, perché nessun paese in tutta la Terra ne uscì illeso. Tutti gli stati del continente parteciparono, uno a un capo e uno all’altro della barricata. Si combatteva tra le trincee. Ai bambini veniva insegnato a odiare il nemico. Dai soldati si pretendeva lo stesso, e tutti odiavano senza nemmeno sapere perché.
I paesi Alleati vinsero la guerra. Si lasciarono alle spalle carcasse di macchine arrugginite, la carne triturata di molti uomini e i primi scheletri di robot da guerra – gioiello delle industrie del momento.
Dopo venne la pace. E con la pace, venne la Decatirannia. Dieci uomini, che erano stati a capo del grande esercito Alleato, si posero ai vertici della società occidentale, per schiacciare tutto ciò che non era “Libertà degli Uomini.” Libertà e Protezione, questo dicevano che avrebbero garantito ai cittadini.
Avremmo dovuto saperlo: tanta più protezione si chiede, tanta più libertà si perde.
Sono trascorsi vent’anni dalla fine della guerra. Otto dall’istituzione della Decatirannia. I più giovani tra noi, nemmeno ricordano com’era il mondo prima dello scoppio del conflitto Totale, la Grande Guerra.
Io non ricordo. Ogni tanto alzo la testa dalla mia telescrivente e smetto di pigiare tasti su tasti. Ar402, il robot che mi detta ciò che devo scrivere, tace almeno per un attimo, mentre mi volto verso la finestra annerita dal fumo e guardo oltre il vetro, dal settantatreesimo piano del grattacielo che fa da sede al Daily of the Only Truth, il Quotidiano della Sola Verità. Guardo oltre gli Zeppelin posizionati a difesa di un territorio contro un nemico che di sicuro ci sarà, ma che ancora sta oltre le montagne a progettare orrori. Guardo oltre i tripodi ai confini di ogni città, e oltre la coltre di gas che fa ammalare gli abitanti degli slums inferiori. Vedo qualcosa cui i miei genitori avevano anelato e che noi non abbiamo avuto. Guardo verso la libertà.
Il mese scorso si è discusso in merito al Tesla Punk. Adesso andiamo avanti nella dissertazione. La storiella che avete appena letto vorrebbe regalarvi una prima impressione e un piccolo assaggio del sottogenere del Cyberpunk che oggi andremo a trattare: questa volta parliamo del Diesel Punk.
Di cosa stiamo parlando?
Di un mondo in cui predominano guerra e totalitarismo, dove la libertà del singolo individuo viene messo a tacere. È il nostro stesso mondo. Solo che la Prima Guerra Mondiale non è mai finita.
Il Diesel Punk mette a nudo una civiltà asfissiata dalla guerra e dalla violenza, che ha fatto delle macchine, delle industrie, il proprio punto di forza e difesa.
Se iniziassimo a leggere un romanzo di genere Diesel Punk ci troveremmo di fronte a un’ambientazione tipica dei primi anni del Novecento, con scenari molto più neri, sporchi. L’olio delle macchine domina su tutto, i meccanici sono richiestissimi. Ogni giorno viene progettata una nuova macchina da guerra dagli effetti distruttivi da utilizzare contro il Nemico. Spie vengono inviate da una trincea all’altra per spiare le mosse di chi sta dall’altra parte.
Come per il Tesla Punk, si può parlare anche qui di conflitto uomo-macchina, ma sarebbe improprio fermarsi solo a questo. Il Diesel Punk potrebbe far riflettere sugli effetti del totalitarismo. Sulla mancanza di libertà. Sull’eccessiva protezione. Sulla decadenza degli stati Occidentali e, cosa principale, sugli orrori che la guerra è in grado di creare, elevati all’ennesima potenza.
Quali sono le tematiche?
Il Diesel Punk è un genere ricco di tematiche: prima fra tutti, quella del Futurismo in rapporto al potere delle macchine. Filippo Tommaso Marinetti parlava di un’epoca in cui la Macchina sarebbe stata padrona, dell’annientamento di ciò che prima era stato rispetto a un futuro fatto di olio per motori e potere. Nel Diesel Punk ci sono i robot, ci sono le macchine da guerra. Ci sono armi di distruzione che racchiudono un potere tale da far rizzare le carni. L’interrogativo che sorge è morale: cos’è la macchina? Cos’è l’uomo? Potrà un giorno la macchina unirsi all’uomo, e sarà auspicabile?
All’interno del Diesel Punk troviamo il Pulp: supereroi con il sogno di Icaro, che volano grazie a pistoni a spinta. Soubrette acclamate come dee dalla bellezza accecante, che hanno dovuto imparare a difendersi. Battaglie epiche, sangue a fiotti. Geniali scienziati e medici folli (che poi nel Diesel Punk le due cose si equivalgono).
E poi? C’è la tematica del Totalitarismo. C’è quella della Guerra. Entrambe con tutti gli interrogativi che si portano dietro. Interrogativi che sono i nostri stessi, pur vivendo in una società prettamente differente.
Quali sono i personaggi tipici?
Eroi di guerra, piloti di aerei, spie al servizio del Nemico, duellanti che si sfidano al sorgere dell’alba, e mai al primo sangue. Nobili decaduti, stelle del cinema muto di regime, avvelenatori, pirati dell’aria che solcano i cieli con i loro Zeppelin sperando di fare un lauto bottino. Generali e Supereroi, uomini al servizio della Legge o di sé stessi. Vendicatori della notte, prostitute, mezzi uomini e mezze macchine con l’interrogativo “Cosa sono io?”.
Gli eroi Diesel Punk sono Sovrumani e non si fermano di fronte a nulla, titanici e tragici dall’inizio alla fine della narrazione.
In conclusione…
Anche questa volta vi consiglio qualche titolo rappresentativo del genere.
– Leviathan, trilogia di Scott Westerfeld (2009)
La storia è ambientata subito dopo la morte dell’Arciduca Ferdinando e di sua moglie Sofia, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il protagonista è proprio il figlio quindicenne dell’Arciduca, Aleksandr, che si trova a muoversi in un mondo ostile, tra le Potenze Cigolanti di Germania e Impero Austro-Ungarico, che fanno delle macchine il loro potere, e gli eserciti Darwinisti della Triplice Intesa, che creano geneticamente bestie da combattimento.
– Dishonored (2012)
Videogioco ambientato nella città fittizia di Dunwall, capitale dell’Impero cui capo sta Jessamine Kaldwin, protetta dalla fidata guardia del corpo Corvo Attano. Dunwall è flagellata dalla peste. Quando l’Imperatrice Jessamine muore, è Corvo ad essere accusato di tradimento, e imprigionato. Dopo aver ritrovato la libertà, deve muoversi in un mondo a lui nemico, tra le macchine e le spie del nuovo Lord Protettore, per salvare la vita della giovane figlia dell’Imperatrice, riscattarsi e avere la sua vendetta.
– Dark City (1998)
Quando John Murdoch si sveglia dentro la vasca di un motel, in preda alle amnesie, si rende conto che la sua città non è più così accogliente come sembrava, e che forze oscure si muovono tra le ombre per ragioni che a lui non sembrano essere del tutto oscure.
Chiara Listo