NEW YORK – Se è vero che lei diete possano fare miracoli, il nuovo regime alimentare inventato da Rick Warren allora ha una marcia in più: si chiama “Dieta di Dio” e sta letteralmente spopolando in America. L’inventore, (o meglio, in questo caso, il “creatore”?) si è ispirato agli insegnamenti della Bibbia e alla tradizione giudaico-cristiana, e promette di far ritrovare il benessere psico-fisico seguendo le indicazioni del Signore.
Ispirandosi all’episodio del Vecchio Testamento “Il digiuno di Daniel”, il regime alimentare è piuttosto umile e semplice: frutta, verdura e cereali per 21 giorni. Stop. Ma stop davvero, nel senso che abbiamo anche la possibilità di scegliere pure il digiuno. E che fortuna.
Il «digiuno di Daniel» deriva dalla storia raccontata nella Bibbia del nobile giudeo Daniele che decise di rifiutare le bevande e il cibo imposti dal sovrano di Babilonia il quale non seguiva le indicazioni del Signore. Secondo i seguaci, rispettando questo regime alimentare «si può santificare il Signore, prendendosi cura anche del proprio corpo».
Una dieta che promette di nutrire il corpo e purificare l’anima che vede, per 40 giorni, anche la totale astinenza da cibi industriali, zucchero e caffeina. Esatto, caffeina.
Rick Warren, leader della Chiesa di Saddleback in California, ha venduto 30 milioni di copie del suo libro «Purpose-Driven Life». Fiutato il business, a dicembre pubblicherà un altro volume ispirato al metodo biblico per dimagrire: «The Daniel Plan: 40 days to a healthier life», scritto insieme allo psichiatra Daniel Amen e al medico Mark Hyman.
Warren ha iniziato a divulgare la dieta già nel 2011 per poi proporla anche ai suoi adepti. Come si legge sul Corriere della Sera, Warren ha dicharato:
«La dieta è composta al 70% da frutta e verdura e per il restante 30% da proteine magre e cereali integrali. Diciamo che è meno rigorosa rispetto alla maggior parte dei digiuni di Daniele, ma più virtuosa rispetto alla tipica dieta americana».
Insomma, adesso chiunque dica “non credete nei miracoli per dimagrire” può essere pure sbugiardato.