In queste settimane la stevia è un tema caldo per gli italiani che vogliono, o proprio devono, ridurre il quantitativo di zucchero usato giornalmente. Poco nota a chi non si interessa di dolcificanti, la stevia è una pianta di origine amazzonica il cui potere dolcificante è noto dalla fine dell’Ottocento, da quando cioè il botanico svizzero Mosè Giacomo Bertoni iniziò a studiarla dopo aver scoperto che gli indios Mbya ne usavano le foglie per addolcire la loro cucina e come antinfiammatorio per curare le ferite.
Ci vogliono però oltre duecento anni perché la stevia venga adottata dall‘industria alimentare di massa. Intorno agli anni Settanta sbarca in Giappone e in altre nazioni asiatiche, dove diventa un dolcificante naturale diffusissimo. Bisogna far passare ancora qualche decennio per vedere il debutto della stevia su un mercato più assimilabile al nostro: siamo nel 2008 e i dolcificanti basati sui principi attivi della pianta amazzonica – ormai emigrata, dato che in realtà oggi viene coltivata ovunque serva – si presentano negli Stati Uniti. L’effetto è da boom economico, il mercato locale dei dolcificanti si rivitalizza e conquista moltissimi nuovi consumatori: si stima che la metà degli statunitensi “convertiti” ai prodotti derivati dalla stevia sino ad allora usasse lo zucchero, non altri dolcificanti.
Proprio Giorgio Boggero, amministratore delegato di Leaf Italia, l’azienda a cui fa capo la linea Dietor, ci ha spiegato il ruolo che l’uso della stevia può avere nel diffondere l’utilizzo dei dolcificanti. I dati Leaf indicano che i dolcificanti da noi sono ancora relativamente poco usati (solo il 10% degli italiani ha abbandonato lo zucchero) e questo per motivi diversi, ma è particolarmente interessante che il 20% circa degli italiani rifiuti i dolcificanti in quanto sostanze artificiali. Qui entra in gioco la stevia: è una pianta “rassicurante” perché è parente di altre che usiamo normalmente come la lattuga, la camomilla o la calendula; è un dolcificante del tutto naturale ma non apporta calorie, come ad esempio fa invece il fruttosio; non ha controindicazioni mediche, semmai il contrario.
Per giustificare queste affermazioni bisogna scendere nei dettagli, cosa che ha fatto Giovanni Scapagnini, professore associato di biochimica clinica alla Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi del Molise.
La sostanza aromatica prodotta dalla stevia è lo steviolo, al quale i processi chimici interni alla pianta legano diversi gruppi di carboidrati per arrivare a produrre vari principi attivi con un forte potere dolcificante (da 150 a 300 volte quello del saccarosio). Sono questi che vengono estratti dalla stevia, semplicemente usando il vapore. Il loro apporto calorico è nullo perché i legami fra lo steviolo e i carboidrati sono molto forti, tanto da che non vengono scissi durante la digestione (quindi i carboidrati non vengono assimilati dal nostro organismo) ma solo nel colon per opera della flora intestinale (dunque i carboidrati vengono consumati dai batteri). A differenza di altri dolcificanti i principi attivi della stevia non hanno controindicazioni, in laboratorio hanno anzi mostrato un’azione antinfiammatoria e lievemente anti-ipertensiva.
Il principio attivo scelto è il rebaudioside A, il più potente tra quelli prodotti dalla stevia, che viene coadiuvato – solo nella versione in bustine del nuovo dolcificante – da una piccola percentuale (5%) di fruttosio per contenere il retrogusto di liquirizia che tradizionalmente hanno mostrato i dolcificanti alla stevia. Questa integrazione è stata progettata pensando in maniera specifica al mercato italiano: il dolcificante viene usato spessissimo nel caffè e in una quantità di liquido limitata come quella di una tazzina di espresso il retrogusto “standard” di liquirizia risulterebbe troppo intenso (in quantità di liquidi più elevate, come in una tazza di tè, il retrogusto viene diluito). Questa scelta spiega perché una bustina del nuovo Dietor ha comunque un piccolo apporto calorico (3,9 kcal) dovuto al fruttosio, mentre una compressa praticamente non ne ha (0,1 kcal).
Secondo Leaf, in sintesi, Dietor Cuore Naturale ha tutte le caratteristiche per convincere una buona fetta degli italiani che ancora non usano dolcificanti. In Francia – l’unica nazione europea dove l’uso della stevia era già stato autorizzato, nel 2010 – è stato così: con la diffusione dei nuovi prodotti naturali l’uso dei dolcificanti è cresciuto del 30% e si stima che quasi tutta questa crescita sia legata a persone che prima usavano lo zucchero. Se in Italia si conquistasse davvero quel 20% di popolazione che rifiuta solo l’artificialità dei dolcificanti, il mercato addirittura si triplicherebbe. (fp)