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Difendiamo il dialetto per preservare la cultura locale

Creato il 17 dicembre 2010 da Gheza1978
Difendiamo il dialetto per preservare la cultura localeDIALETTI: Non Moriranno
Globalizzazione, new economy, Internet, Europa Unita (e sempre più estesa). C’è ancora spazio, in un quadro socio-politico in continua evoluzione e che avanza imperterrito dal locale al globale, per il caro, vecchio dialetto?
 La televisione per prima, e poi radio, la stampa, i viaggi interni all'Italia, lo sviluppo tecnologico (difficile parlare in dialetto dei problemi del motore della nostra auto!), i maggiori scambi sociali (anche i social network, aggiungo io), hanno fatto in modo che l'italiano sia sempre più diffuso e che gli italiani siano in genere bilingui (parlano cioè il dialetto e l'italiano, ma esistono anche stadi intermedi, ovvero l'italiano regionale e il dialetto regionale). Le divisioni però rimangono. Per fortuna o purtroppo?
Una generazione di italiani che parlano solo italiano e hanno abbandonato il dialetto, mi appare ancora lontana. Per fortuna, dico io: le differenze culturali non vanno nascoste o taciute, sono una ricchezza tutta italiana. L'Italia è una repubblica fondata sui paesi, è così scandaloso? Ognuno ha il suo dialetto, il suo vino, il suo santo, il suo formaggio, il suo artigianato, la sua pietra, la sua storia.
Bisogna ripensare l'Italia, semmai, partendo da qui: non un immaginario popolo granitico ma tanti piccoli gruppi di persone, che condividono alcune idee ed altre no.
Difendiamo il dialetto per preservare la cultura locale l'italiano medio, a mio parere, si sentirà sempre appartenente ad una città e ad un territorio prima che ad una nazione
Dopo la proposta di un test di cultura locale per gli insegnanti, la Lega torna a parlare portando avanti la proposta di introdurre l'insegnamento dei dialetti a scuola, per preservare la stessa cultura locale, la cui conoscenza si richiede agli insegnanti. Durante la festa della Lega, che si è svolta a Ponte di Legno, Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione, ha dichiarato: "L'anno scorso a Ferragosto ho portato la bozza del federalismo fiscale che, in meno di un anno, è diventata legge. Oggi Bossi ha in mano la bozza di legge sui dialetti e vi garantisco che non durerà tanto di più per diventare legge. Nel 2006 avevamo presentato una proposta di legge costituzionale perché ci fosse la tutela delle lingue locali e dei dialetti e anche della lingua italiana. Oggi, infatti, la lingua italiana è il dialetto romanesco che ci passa la Rai".
 REINTRODURRE LE LINGUE BIOREGIONALI A SCUOLA
Tavo Burat, esponente storico dei movimenti di difesa delle minoranze etno-linguistiche sostiene giustamente che "con una doverosa introduzione nella scuola della cultura e della parlata regionale, si porrebbe termine ad un'alienazione ingiusta e crudele. Si restituirebbero ai giovani la fiducia nella propria comunità e la fierezza delle proprie origini sociali. Attraverso la conoscenza della letteratura regionale (anche di quella di tradizione orale: canti, leggende, ecc.) gli allievi scoprirebbero le pagine e le espressioni più preziose di coloro che scrivono nel linguaggio familiare, quello di tutti i giorni: della casa, dall'amicizia e del lavoro. Vedrebbero che l'accademismo non è necessariamente il criterio di una cultura superiore.

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