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Differenze tra uomini e donne (secondo Ian McEwan)

Creato il 17 novembre 2010 da Desian
"Abito in centro, a Londra, in una piazza e come in molte altre piazze di Londra, al centro di essa c'è un giardino. Il giardino è recintato e chiuso da un cancello e chi abita lì attorno ha la sua chiave. D'estate (siamo magnanimi!) lasciamo aperto il cancello per permettere a coloro che lavorano negli uffici vicini di poter stare nel giardino. Così nella pausa pranzo arrivano e consumano il loro pasto sull'erba: chi mangia il suo panino, chi qualcos'altro.
Un giorno mi sono messo a fare un po' d'ordine nella mia biblioteca. A togliere doppie edizioni e libri che non avevo più intenzione di tenere. Quando ho finito avevo messo insieme circa duecento volumi. Io e mio figlio diciottenne ci siamo caricati questi libri in spalla e siamo scesi in strada per gettarli.
Però, prima di andare al cassonetto, vedendo tutti quelli che stavano pranzando nel giardino, abbiamo avuto un'idea. Perché - ci siamo detti - non andiamo ad offrire a quelle persone alcuni di questi libri, prima di gettarli via? Magari c'è qualcuno a cui interessano.
Tutte le donne a cui ci avvicinavamo ci dicevano: "Oh sì, grazie!" e cominciavano a guardare i titoli: "questo l'ho già letto, questo l'ho letto, questo pure ma prendo quest'altro, non l'ho ancora letto" oppure "posso prenderne due o tre?".
Gli uomini a cui ci siamo rivolti hanno invece risposto (con una smorfia sul viso, ndr): "oh no caro!, non mi interessano proprio".
Insomma: se le donne non leggessero romanzi, il romanzo sarebbe già morto".
Ecco, anche quando parlano del loro ultimo successo editoriale, i grandi autori sanno darci, magari nascosta tra l'esegesi dei personaggi o dei capitoli e gli episodi della narrazione, qualche illuminazione più generale. Che riguardi le persone e come queste, donne e uomini appunto, affrontano l'esistenza.
Un potente raggio di luce che illumina, tra chiacchiere all'apparenza innocue (cominciano sempre prendendola un po' larga: anche stasera quando ha cominciato dicendo che abitava in una piazza del centro, l'uditorio ha cominciato a domandarsi dove volesse andare a parare. Qualcuno più tecnologico ha sussurrato "ecco, ora anche lui cita Google Street, così mi crolla un mito"), angoli oscuri, anfratti che non sempre riusciamo a vedere solo coi nostri occhi.
E invece no, non l'ha nemmeno nominato Google Street.
McEwan ha citato noi, la realtà reale. Una piazza, un mondo.
Con tutte le sue differenze.

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