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Diffondere la conoscenza per combattere la disuguaglianza

Creato il 04 luglio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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Diffusione della conoscenza, tassazione progressiva e trasparenza finanziaria: questa la ricetta per una ridistribuzione equa della ricchezza che Thomas Piketty ha indicato durante una intervista tradotta in italiano e riproposta su lib21.org. Piketty è l’autore del libro Capital in the Twenty-First Century (consulta gli articoli di Alessandro Corneli e di Giampiero Cardillo) che sta alimentando un acceso dibattito tra gli economisti.

Fino a un certo punto, spiega Piketty, la disuguaglianza può essere utile per l’innovazione e la crescita. Il problema nasce quando diventa eccessiva. La sua perpetrazione di generazione in generazione porta “a una mancanza di mobilità all’interno della società”. Non solo, ma “la disuguaglianza estrema può essere problematica per le istituzioni democratiche, perché potenzialmente può portare a un accesso estremamente disuguale al potere politico” e alla mancanza di partecipazione da parte dei cittadini.

Nella sua analisi storica, Piketty rileva come negli anni cinquanta e sessanta la concentrazione della ricchezza sia stata molto inferiore rispetto agli anni precedenti le due guerre; ciò favorì l’inclusione di nuovi gruppi sociali nel processo economico alimentando la crescita. La lezione che possiamo ricavare dal secolo scorso è che “non abbiamo bisogno di una disuguaglianza come quella del XIX secolo per generare crescita” e che “non dobbiamo, quindi, tornare a quel livello di disuguaglianza in Europa”.

Facendo riferimento al sistema americano, l’economista si chiede quanto sia utile “pagare ai manager uno stipendio di una decina di milioni di dollari piuttosto che solo di un milione”: negli ultimi trent’anni infatti negli Stati Uniti i tre quarti circa dell’incremento del reddito primario sono andati al vertice della catena distributiva. Considerata “la prestazione relativamente mediocre della produttività e un tasso di crescita del Pil pro capite dell’1,5% annuo”, questa accumulazione eccessiva non è positiva per la popolazione che non partecipa equamente alla distribuzione della ricchezza.

Come migliorare la situazione? Le politiche utilizzabili sono molte, afferma Piketty: “storicamente, il meccanismo principale per ridurre la disuguaglianza è stata la diffusione della conoscenza, delle capacità e dell’istruzione”. È ciò che sta accadendo oggi, con i paesi emergenti che raggiungono quelli più ricchi in termini di livelli di produttività. Questa diffusione culturale è auspicabile anche all’interno di uno Stato, che deve però garantire “istituzioni sociali e educative sufficientemente inclusive” da consentire alla popolazione l’accesso alle capacità e ai posti di lavoro giusti.

A tale politica di incremento dell’istruzione, fondamentale ma probabilmente non sufficiente per risolvere il problema di un paese “a due velocità”, vanno affiancate una tassazione progressiva del reddito e della ricchezza, sia ereditata sia annuale e, soprattutto, la garanzia di una “trasparenza finanziaria” che permetta di monitorare efficacemente “la dinamica di tutti i diversi gruppi di reddito e di ricchezza” per adattarvi le politiche e i livelli di tassazione. “La mancanza di trasparenza – conclude Piketty – è attualmente la massima minaccia” e, se non saremo in grado di risolverla, un giorno potremmo ritrovarci in una società molto più disuguale di quanto avremmo mai immaginato.

Marco Cecchini


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