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Digitare meno e scrivere di più , magari su un taccuino Moleskine

Creato il 17 aprile 2014 da Lucastro79 @LucaCastrogiova
Rubriche Hemingway scrive su Moleskine

Published on aprile 17th, 2014 | by radiobattente

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A differenza di un taccuino qualsiasi, il Moleskine si accompagna non soltanto alla stilo, nel senso della penna, ma anche allo stile. Raffinato il design italiano, pregiate la stampa e la carta di alta qualità, unica la rilegatura artigianale a filo refe di un block notes che è allo stesso tempo un brand commerciale e letterario. La linea classica presenta la copertina in tela cerata nera, gli angoli smussati, la carta senza acidi, il nastro segnalibro, la comoda tasca interna a soffietto, la chiusura ottenuta con un elastico nero e la forma rettangolare slanciata. Uno stile essenziale ed elegante associato a una funzione pratica, quella di registrare appunti, idee, schizzi, ricordi, emozioni.

Due sono le tappe fondamentali nella storia della Moleskine: la prima inizia circa due secoli fa in manifatture francesi e si conclude nel 1986; la seconda riprende nel 1997 in una piccola casa editrice milanese, la Modo&Modo. Bruce Chatwin, in Le Vie dei Canti, ci presenta i suoi taccuini Moleskine quasi come personaggi a lui cari, incontrati lungo il suo percorso di viaggio e di vita. “In Francia questi taccuini”, ci fa sapere lo scrittore, “si chiamano carnets moleskines: moleskine, in questo caso, è la rilegatura di tela cerata nera. Ogni volta che andavo a Parigi, ne compravo una scorta in una papeterie di Rue de l’Ancienne Comédie. [...] Sul frontespizio scrivevo il mio nome e indirizzo e offrivo una ricompensa a chi lo trovava. Perdere il passaporto era l’ultima delle preoccupazioni; perdere un taccuino era una catastrofe“. Possiamo solo immaginare il senso di smarrimento e di sconforto che avrebbe provato Chatwin nell’apprendere, dalla proprietaria della fidata cartoleria di Parigi, che “le vrai moleskine n’est plus“.

Siamo nel 1986, quando l’ultima fabbrica produttrice del Moleskine, situata a Tours, è venduta, decretando la scomparsa del taccuino tanto amato. Ma non è una scomparsa definitiva: d’altronde si sa, tutto ciò che entra nel mondo e nell’immaginario letterario è destinato in qualche modo a vivere in eterno.

Il Moleskine, proprio grazie all’affettuosa testimonianza letteraria di Chatwin,  nel 1997 fa la sua ricomparsa in Italia: il  merito di tale riscoperta spetta a Maria Sebregondi. Sotto incarico della Modo&Modo, incuriosita dai taccuini di Chatwin, Sebregondi compie delle ricerche rivelatrici di un accattivante retroscena storico-artistico: tra ’800 e ’900, pittori e scrittori, tra cui Van Gogh, Matisse, Picasso, Wilde, Hemingway, si avvalgono, per la propria arte, del fidato taccuino Moleskine. Una vera e propria incubatrice che si prende cura delle premature creazioni artistiche, contribuendo a farle diventare opere compiute e indimenticabili.

Riconosciuto il peso culturale del tascabile Moleskine, la Modo&Modo produce 5000 taccuini, che portano di nuovo il nome Moleskine in onore del leggendario passato. E così riparte un’attività imprenditoriale destinata a rapida ascesa: nel 2013, milioni di Moleskine spopolano in oltre 60 Paesi, per opera della Société Générale Capital, subentrata nel 2006 in occasione della vendita della Modo&Modo. Sempre nel 2013, il taccuino, ormai oggetto di culto, non si accontenta e balza in Borsa. Quella azionaria, oltre alle borse, borsette, borselli e zaini di milioni di persone per le quali anche appuntare semplicemente gli impegni giornalieri può essere tanto utile quanto “chic”.

Martina Muroni

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