Titolo: Diglielo da parte mia
Titolo originale: A Book of Common Prayer
Autore: Joan Didion
Traduttore: Adriana Dell’Orto
Editore: Edizioni e/o
Data di uscita: 23 ottobre 2013
Genere: Romanzo
pagine: 267
prezzo: 15 €
Terzo libro della Didion, pubblicato per la prima volta nel 1977, Diglielo da parte mia (nella traduzione di Adriana Dell’Orto) è la storia di Charlotte Douglas, affascinante quarantenne sposata ad un avvocato di successo di San Francisco, Leonard Douglas, invischiato nel traffico internazionale di armi. Charlotte ha una figlia, Marin – nata da una precedente relazione – , che prende parte ad un attentato insieme ad un gruppo terrorista. I federali la identificano, ma la ragazza fugge. La madre parte alla ricerca disperata di Marin e finisce a Boca Grande, sperduta città dell’America Centrale. Ma, oltre al dolore per il destino della figlia, Charlotte deve affrontare il matrimonio in crisi con Leonard, e il rapporto irrisolto con il primo marito, Warren.
Tragedia personale e corruzione sociale sono al centro del romanzo la cui narratrice è Grace Strasser-Mendana, l’altra norteamericana di Boca Grande, un’antropologa sessantenne originaria di Denver che ha sposato il figlio della famiglia politicamente più influente della zona. La cosa interessante e destabilizzante è che Grace è una narratrice inaffidabile – come Nick Carraway in Il grande Gatsby – , ammette di non essere una testimone fedele della storia di Charlotte, dando vita ad un romanzo sulla memoria intermittente. E nel tentativo di Grace di ricomporre dei ricordi non si può non sentire l’eco di Proust – altro indizio: la Didion chiama Jockey Club un locale di Boca Grande, proprio come l’elegante circolo di cui è membro Swann nella Recherche.
L’atteggiamento di Charlotte verso la politica rappresenta il lato naïf della California, la protagonista ha sempre creduto che i mali della società si sarebbero aggiustati miracolosamente in qualche modo da soli, e che alla fine vincono i buoni. Invece, Charlotte finisce a Boca Grande, località senza storia, capitale di un governo instabile.
Joan Didion in una foto di Julian Wasser del 1972
Il mondo è arido in questo ambizioso romanzo della Didion; ironia e scetticismo dominano la prosa in un racconto aspro sulla fine delle illusioni. Non c’è spazio per la felicità: Charlotte ama disperatamente sua figlia ma non è ricambiata, Grace sta morendo di cancro, l’amore sia con Leonard che con Warren è impossibile. La morte incombe sulla storia fin dalla prima pagina. E anche la tragedia più grande viene raccontata senza indugiare nel sentimentalismo. Nulla è esplicito, lo stile della Didion gioca sul non detto, sulla narrazione asciutta che segue una struttura non lineare. Il mondo è violento, impazzito, e la prosa che ce lo racconta è frammentata, peina di ripetizioni, i dialoghi surreali. Disillusione e follia perseguitano Charlotte, innocenza e male si scontrano e nessuna preghiera, né speranza riescono a salvarla o a ricostruire la sua vita; il titolo del libro si riferisce all’unica sorta di privata preghiera ripetuta dalla protagonista: «Dì a Marin che si sbagliava. Diglielo da parte mia».
A breve uscirà una versione cinematografica diretta da Campbell Scott con Christina Hendricks (la bravissima protagonista di Madmen) nel ruolo di Charlotte Douglas.