Dilemma italiano

Pam Ingalls, Eggs on the stove

Un invito a cena, il mio cugino preferito, con la moglie che cucina benissimo, vino buono, quasi campagna, cibi sempre super genuini. Già pregustavo il riposo prima (niente da cucinare) e dopo (niente da pulire e mettere a posto). Le chiacchiere fra adulti, ormai quasi sempre a parlare dei problemi che danno i figli, delle piccole e grandi incomprensioni, per il genere "non siamo soli nell'universo", o addirittura "e basta: riprendiamoci la nostra vita".

E invece, attirati da tutto quanto sopra (chiacchiere escluse) e dal loro bis-cugino ma "più-che-cugino" in visita dalla Svizzera e neo-padre, i miei figli si sono aggiunti cioè le mosche attirate del miele.

Che fare (visti i numeri lievitati)? Mi sono naturalmente offerta di cucinare qualcosa. In dosi da mandria, naturalmente. 

E quindi, nell'ordine (dei rimpianti):
1. Addio riposo;
2. Addio chiacchiere intime fra genitori di giovani adulti;
3. Necessità di reperire un menù versatile e abbondante che tenga conto anche di una quasi-nuora (la mia) vegetariana, che sfami le truppe cammellate (tutti i maschi sono rigorosamente oltre il metro e ottanta) e che non mi faccia sfigurare con la cugina brava bravissima;
4. Con ingredienti facilmente comprensibili (la spesa me la farà, graziosamente, il consorte, il quale oggi, al solo nome "caciocavallo" ha avuto un turbamento e al tentativo di spiegar gli come si poteva presentare l'oggetto misterioso (due sfere, una più grande, una più piccola, divise da un filo, che lo tiene anche legato in alto, appeso....) ha dichiarato che queste cose sono al di sopra della sia possibilità.

Si aprono le ricerche: si accettano suggerimenti, anche tecnologici (dalle ricette organizzate di Giallo Zafferano alle app tipo "Ricette al contrario").

Cercasi piatto unico o primo-ricco-mi-ci-ficco.

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(il post si intitola "Dilemma Italiano" perché là dove andrò tutti dicono che noi italiani parliamo sempre di cibo)