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Dimissioni di Guido Improta? Ecco le 10 mosse che chiediamo al nuovo Assessore ai Trasporti di Roma

Creato il 22 giugno 2015 da Romafaschifo
Dimissioni di Guido Improta? Ecco le 10 mosse che chiediamo al nuovo Assessore ai Trasporti di RomaGuido Improta se ne va, le notizie in merito non solo non sono state smentite, ma sono state confermate dall’interessato. È, dice lui, una scelta personale. E c’è da comprenderlo: Improta, non abituato come altri a rubare per arrotondare, non è personaggio che possa accontentarsi degli stipendi semplicemente ridicoli che un assessore a Roma percepisce. E le dimissioni di improta, anche se nessuno vi proporrà questo ragionamento, devo interrogare anche su questo. Altro che costi della politica da abbassare e stipendi da auto-tagliarsi come sono soliti blaterare i grillini: la questione è esattamente inversa, occorre che gli enti pubblici si accaparrino i collaboratori migliori sul mercato e che li paghino per quanto valgono, magari associando parte dello stipendio ai risultati come fa qualsiasi azienda privata che si rispetti.Improta, oltre agli altri motivi, se ne va anche per questo: è un manager reputato, un tecnico di alto profilo, un dirigente pubblico e un grand commis che non può stare a 3mila euro al mese avendo responsabilità che manco un ministro. E allora, ovviamente, come già annunciato in principio, ciao ciao.
Veniamo ora ai 2 anni di Improta assessore. E qui vengono le luci e ombre. Luci per aver avuto in quel ruolo una persona di alto profilo (gli assessori precedenti erano Aurigemma e Marchi, ve li ricordate? Cosa fanno ora? Dove sono questi personaggi politici di così gran lignaggio dall’aver meritato una poltrona così importante e strategica per la città), luci per aver finalmente visto approvato il Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU; non ci soddisfa nei contenuti, ma almeno la città anche qui è tornata alla legalità), luci per aver avuto sempre una sensazione di qualità da parte di un assessore – e non è banale – che ha sempre dichiarato di voler sfavorire il traffico privato come si fa in tutto il mondo civile, occidentale ed evoluto. Ombre per aver visto trascurati tantissimi ambiti cruciali come i parcheggi interrati e la ciclabilità. E a partire da qui ecco le 10 mosse che chiediamo al nuovo assessore.
1. PREFERENZIALIFondamentali. E l’orizzonte non può essere quello del PGTU di Guido Improta che le porta da 100 a 140 km. Occorre una cura da cavallo se si vuole rendere funzionante il trasporto pubblico in questa città: gli autobus devono andare per loro conto, distinti e distanti dal traffico urbano: chi vuole imbottigliarsi in auto continui pure a farlo, ma non può imbottigliare anche taxi, tram e bus. Ecco perché le preferenziali non solo devono aumentare (a scapito della sosta, ad esempio), ma devono essere ben protette sia da telecamere sia da cordoli. Cordoli che la follia di Alemanno eliminò e che Improta, in due anni, non è riuscito a ripristinare rispondendo, anzi, alle interrogazioni (del M5S) che gli chiedevano conto, che secondo lui tutto sommato andava bene così. Senza fare tante, tante, tante altre preferenziali e senza proteggerle adeguatamente separandole dal traffico privato i mezzi a Roma non saranno mai appetibili come dovrebbero e continuerà sempre ad esserci la scusante per chi utilizza l’auto: eh ma i mezzi non funzionano e sono lenti e poco puntuali. Certo, senza preferenziali protette sarà sempre così.
2. ASSERVIMENTO SEMAFORICOVi sembrerà una piccolezza, ma non lo è. Abbiamo fior di tramvie moderne (quella del 2, quella dell’8), ma nonostante le promesse iniziali di quando vennero realizzate, i tram che vi passano sopra devono aspettare i semafori come vetture private qualsiasi. L’8 parte dal capolinea di Piazza Venezia e dopo 20 metri si ferma a Via D’Araceli perché magari trova il rosso. E’ una pazzia. Il tram, quando cammina, deve avere i semafori che gli diventano verdi via via, non interrompendone mai la corsa. Il tram si deve fermare solo alle sue fermate, non ai semafori per dar precedenza al traffico privato. Percorsi come quello del 2 e dell’8 diventerebbero per davvero metropolitane di superficie con un minimo investimento: ci vuole solo un pizzico di coraggio per sfavorire e penalizzare – come si fa in tutto il mondo – il traffico privato.
3. CICLABILITÀ La grande delusione del biennio di Improta (e di Marino, va da se!). Non si è fatto un cacchio di nulla. Ne sul territorio, ne negli uffici. Zero bike-sharing (anche se qui dipende molto da come evolverà la faccenda dei cartelloni), zero ciclabili e si cerca di utilizzare armi di distrazioni di massa come la sciocchezza del GRAB. Intanto in alcune zone (vedi Via Labicana) è pure peggio di prima. Il nuovo assessore si dovrà convincere che disegnare una città a misura di bici (oltre che di pedoni, ovviamente) è condizione sufficiente (oltre che necessaria) per risolvere gran parte dei problemi della città. Anche quelli che sembrano lontani da questioni relative alla mobilità.Prendete la nuova ciclabile di Via Portuense: grazie a questa ciclabile e a come ha modificato la carreggiata stradale si risolvono automaticamente (e a costo praticamente zero) tutta una serie di questioni. Innanzitutto la strada è più sicura, poi si scoraggia di molto la sosta in doppia fila e infine si rende la strada enormemente più facilmente pulibile per l’Ama. A Roma tutte le carreggiate sono sbagliate per dimensioni: sono fatte, insomma, alla romana ovvero prevedono lo spazio per la sosta e anche lo spazio per la sosta selvaggia. Sono disegnate affinché anche in presenza di auto in doppia fila il traffico non si interrompa, ma si rallenti solamente. Questo significa che praticamente su ogni strada c’è spazio per fare una ciclabile leggera e questo potrebbe rivoluzionare la città con una spesa minima (è sufficiente ridisegnare la segnaletica) cambiando profondamente le abitudini dei cittadini, non solo di quelli che prendono la bici. E la cosa potrebbe – ecco perché andrebbe fatta in collaborazione con l’Assessorato all’Ambiente – regalarci una città infinitamente più pulita.
4. PUPRoma muore di lamiere. Una percentuale enorme delle strade e delle piazze è coperta di lamiere. A dispetto di ciò che si crede diffusamente, in città c’è una sovrabbondante disponibilità di sosta e questo spinge anche chi non ne avrebbe assoluto e profondo bisogno, a possedere un’auto o un’auto in più a famiglia. “Tanto un buco si trova”. Un buco gratis, s’intende. La sosta interrata e in struttura risolve questo problema, porta le strade e le piazze a riqualificarsi (si pensi a Piazza Cavour, Piazza Gentile da Fabriano, Piazzale delle Muse), restituisce tantissimi soldi in termini di oneri concessori al Comune, genera posti di lavoro e fa ripartire il mercato dell’edilizia e sprona molte famiglie a rinunciare alla seconda o alla terza auto avendo meno posto disponibile allo stato brado per posteggiarle. Un vantaggio gigantesco per la città, per la sicurezza stradale, ma anche per le famiglie stesse che oggi, senza rendersene conto, investono una percentuale sconcertante nel proprio reddito in auto che usano una volta a settimana se non una volta al mese. I PUP (da realizzarsi magari su una piattaforma diversa, riformata rispetto al vecchio piano PUP approvato tanti anni fa. E soprattutto all’insegna della trasparenza e al merito) sono a costo zero per l’amministrazione, ma danno una enormità di vantaggi. Alcuni stupidi comitati sono contrari (il loro scopo, mai dichiarato ma evidente, è quello di continuare a poter vivere avendo due o tre auto a famiglia posteggiate gratuitamente sotto casa, magari al posto dell’aiuola, magari sul marciapiede, magari sulle strisce, cosa impossibile se grazie ad un parcheggio si riqualifica la sezione stradale e l’arredo urbano) e dunque è necessario un assessore che con lucidità e visione sappia mettersi contro questi sparuti cittadini, spiegando agli altri i grandi vantaggi di una politica che porta le auto sottoterra e direzione l’utilizzo del suolo pubblico per altre funzioni a ben maggiore valore aggiunto: preferenziali, ciclabili, verde, pedonalità…Realizzare parcheggi in project financing (addirittura prescindendo dalla loro reale necessità in termini trasportistici, perché una infrastruttura che ti riqualifica un quadrante è valida comunque, pure se per assurdo rimanesse vuota) porta soldi al comune, porta riqualificazione urbana, porta posti di lavoro, rende le strade più sicure. Davvero vogliamo rinunciare a questa miniera d'oro solo per non pestare i piedi a qualche decina di egoisti raggruppati in rumorosi comitati? Sindaco e (nuovo) assessore ci dimostrino che Roma sta cambiando...
5. STRISCE BLUMeritoriamente Improta aveva eliminato il sistema folle delle strisce blu impiantato dagli anni assurdi di Alemanno: gli abbonamenti erano spariti e il costo era aumentato a 1,50. Il Tar ha assurdamente cassato la decisione a causa di un ricorso del solito Partito della Macchina, ma ora, grazie all’approvazione del PGTU, il provvedimento può essere rapidamente riproposto recependo le indicazioni del Tribunale Amministrativo e il nuovo assessore deve fare questo come suo primo atto. La cosa crea in una prima fase un po’ di impopolarità, ma se si ha paura di questo genere di impopolarità significa che non è vero che si vuole cambiare la città facendola arrivare a livelli europei.
6. CONGESTION CHARGEIl PGTU, sul modello di Londra e di Milano, prevede la Congestion Charge: chi entra nell’anello ferroviario in auto sarà costretto a pagare o comunque avrà dei crediti esauriti i quali dovrà pagare. Sarà una delle sfide principali del nuovo assessore e lo incoraggiamo a non indietreggiare. A Milano si è dimostrato già come Area C (consigliamo, per omogeneità nazionale, di chiamare la cosa allo stesso modo anche a Roma) ha avuto dei benefici sull’ambiente, la salute, la congestione e il traffico.
7. SVILUPPO DEL FERROÈ vergognoso e disumano che metropolitane vecchie e nuove vengano devastate da vandali imbrattatori ogni giorno. Ed  è pericolosissimo costatare come nei depositi Atac ci si possa intrufolare con la massima facilità: e se lo fa un adolescente imbecille significa che lo può fare anche un malintenzionato, un folle o, magari, un terrorista. Ci aspettiamo dal nuovo assessore che ci faccia viaggiare in metropolitane pulite (dentro e fuori) e sicure. Oltre che in metropolitane puntuali, visto che ormai i tempi di attesa hanno raggiunto il livello del Regionale per Foligno…Ma questa è l'estetica e la sicurezza. Poi si passa allo sviluppo della rete. Il che significa che vogliamo avere una città che non solo inizia subito a progettare e realizzare i nuovi tram previsti anche nel bilancio 2015 del  Comune (i famosi soldi che l'assessore Scozzese ha stanziato ma che gli uffici, pieni di incapaci e raccomandati, non riescono a spendere perché tra nullafacenza e insipienza ci vogliono anni per mandare avanti banali pratiche), ma che dimostra coraggio sulle metropolitane. La Metro C deve arrivare risolutamente fino a Prati e anche oltre. Senza prescindere dalla fermata Chiesa Nuova. E poi bisogna mettersi a progettare la Metro D senza tentennamenti.
8. INDIRIZZI PRECISI SU ATACIl nuovo Assessore, come Improta, avrà la titolarità dell’indirizzo sull’azienda partecipata Atac. Fermo restando che siamo convinti della necessità di un fallimento della stessa e di una assegnazione del servizio previo bando internazionale, nel frattempo non ci dispiacerebbe un assessore che indicasse con precisione ad Atac come operare per uscire dalle secche. In primis ci piacerebbe poter costatare una lotta senza quartiere all’abusivismo. Ad oggi nessuno paga gli autobus e molti evadono la metropolitana. I controlli non bastano e non sono efficienti. Cosa occorre? Semplice: si entra tutti davanti e si paga davanti all’autista, poi si accede al bus. Si fa così a Londra o a New York. Basta copiare. Atac non solo potrebbe recuperare decine e decine di milioni di euro, ma potrebbe garantire ai propri utenti una esperienza decisamente più gradevole di viaggio: oggi viaggiate stretti come sardine perché la  metà delle sardine sono lì in quanto non paganti. Se fossero forzate a pagare magari non ci sarebbero.
9. FERMATE TRASPORTO PUBBLICOCon un semplice progetto di arredo urbano a costo zero (anzi a guadagno per il Comune) la città potrebbe finirla di vivere l’umiliazione di fermate del trasporto pubblico all’interno delle quali si parcheggia abusivamente. Uno scempio che può finire seguendo questo progetto che giace nei cassetti capitolini da anni e anni...
10. SOSTA SELVAGGIACi auguriamo tanto che il nuovo Assessore ai trasporti e alla mobilità comprenda che il primo vulnus per la mobilità a Roma è la sosta selvaggia. A Roma non c'è traffico, a Roma c'è congestione dei flussi veicolari dovuta alla sosta. A Roma non ci sono mezzi pubblici lenti, a Roma ci sono mezzi pubblici bloccati nel traffico, traffico creato dalla sosta. A Roma si va in giro in macchina perché si sa che tanto un buco per fermarla lo si trova, se questi 'buchi' li togliamo decine di migliaia di persone rinunzieranno all'auto rendendo tra l'altro la vita più facile a quelli che, veramente, non ne possono fare a meno. Questo ragionamento nella città di Mafia Capitale non è stati mai fatto. Ma se si parte con questa impostazione mentale, tutto quanto viene di conseguenza: è solo un problema di lucidità e visione.

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