Andiamo a “fare la spesa”?. Quante volte nel corso di una vita pronunciamo queste tre semplicissime parole, che stanno ad indicare un’azione volta all’acquisto di generi alimentari, che stanno per terminare in dispensa o in frigorifero. Oppure acquistare altre categorie merceologiche non necessariamente alimentari. Dal fertilizzante per il giardino, al collare antipulci per il cane, i chiodi per appendere i quadri, lo zerbino nuovo da mettere davanti all’entrata di casa, gli assorbenti per grandi e piccini, la nuova schedina telefonica prepagata, prodotti quindi non alimentari. Quella che ogni essere umano ha sempre chiamato molto semplicemente”la spesa”, ha fatto sviluppare nel corso degli anni, abitudini e comportamenti diversi nella modalità di eseguire e programmare la stessa. Un banalissimo gesto ripetuto da secoli, da milioni di persone di ogni sesso ed età, può offrire alla vista di chi a sua volta, diviene compagno di carrello, una serie infinita di atteggiamenti. C’è chi fa gli acquisti tutti in un unico punto vendita, chi li suddivide per affetto e fiducia: la carne solo dal pizzicagnolo, il pane solo dal fornaio sotto casa, i salumi solo dal salumiere che conosceva nostro nonno, il vino solo dal contadino amico di famiglia, i formaggi? esclusivamente al caseificio quando ci sono le partire di parmigiano reggiano migliori.Gli altri prodotti, si possono acquistare in qualsiasi supermercato, discount o catena in franchising che venga solo ed esclusivamente quel genere. Nascono e fioriscono così i vari Target, Limoni profumerie, la Saponeria, i Cash & Carry, dove vi sono una valanga di offerte a prezzo bassissimo, ma a qualità a volte scadente. Bisogno fare attenzione alle fregature: oltre una soglia minima di prezzo non dovremmo mai scendere, anceh se si tratta di una banale spugna per lavare i vetri. Qualcuno ama e rincorre in maniera ossessivo compulsiva tutti i “tre per due” o i “compri due e paghi uno”, qualcun’ altro fa le ingannevoli raccolte punti, chiedendo al vicino di cassa se li tiene o se glieli può regalare. Attenzione! Il piumone o i bicchieri di puro cristal/vetro, sono già pagati con le innumerevoli “spese”, oppure lo otteniamo solo con il “maledetto” ed incestuoso “contributo in danaro”. Specchietti per le allodole, meglio ottenere subito lo sconto in danaro alla cassa, come all’ ESSELUNGA, o al CONAD, per citare due nomi che conosco. Ci sono donne, che approfittano solo delle offerte lette nei volantini lasciati nella cassettina della posta,anche se in quel preciso istante non necessitano nel modo più assoluto di tali generi. Non è banale “fare la spesa”, ci vuole oggi la patente, la lente d’ingrandimento e la calcolatrice in tasca, quando si decide di acquistare. Il termine obsoleto, che a me personalmente non dice e non significa nulla di preciso, non piace. In quelle tre parole dette in un italiano non corretto, non emerge il significato giusto. E’ solo una consuetudine, che non so bene quali origini abbia, in sé non vuol dire che cosa si va a fare. Il termine è forse stato storpiato dal famoso detto “farne le spese”??. Per fare assumere un’identità all’acquistare le materie prime di cui sopra, potremmo dire “Oggi pomeriggio alle 15, andiamo ad acquistare i prodotti mancanti in dispensa e nel bagno?”. ma queste sono quisquilie e pinzillacchere, arriviamo al sodo. Quasi tutti oggigiorno prepariamo una lista dei prodotti da acquistare, ma in due modi diversi: se ci rechiamo in prima ed unica persona, la stiliamo leggibile e dettagliata, se deleghiamo qualcun’ altro, la compiliamo distrattamente e poco comprensibile. Che cosa significano quelle sigle di partito sconosciute? O sono forse le nuove malattie del millennio? Comperare:3 accagi di pc. tag. sot? Forse a noi che lo abbiamo scritto è chiaro, che sono 3 etti di prosciutto cotto, tagliato sottile, ma se legge un’altra persona, magari anziana, al nostro posto, siamo sicuri che comprende ciò che vorremmo sia acquistato? Due sc di det x p e una sc di det x lav.,(due scatole di detersivo per piatti e una scatola di detersivo per lavastoviglie o lavatrice?), forse non è chiaro nemmeno a noi! All’occhio di un uomo distratto e non abituato a “fare la spesa”, non aspettiamoci sia chiaro da subito il significato. Aspettiamoci invece una telefonata, alquanto scocciata per chiederci esattamente che cosa significano queste sigle incomprensibili:elleti, accagi, cappagi, accaelle, diaelle, dielle, cielle, emmeelle, ecc.ecc. Si notano visi maschili spauriti tra le corsie dei supermercati, occhi spalancati che denotano paura e sgomento, nel leggere la lista nera. Sanno a priori e hanno ragione,che una volta ritornati a casa con i prodotti della spesa errati, dovranno non solo prendersi una bella ramanzina dalla Dirigente di Famiglia, ma dovranno tornare al supermercato per acquistare i prodotti giusti, restituendo quelli errati. Li vediamo muti e rassegnati ad occhi bassi, che fingono di prendere la marmellata nel ripiano più in basso, chinati con i lbavero rialzato del giaccone, per non essere riconosciuti magari dai colleghi di lavoro,che sono anch’essi in giro tra gli scaffali. Poi stremati e vinti dalla calligrafia a mo’ di Alfabeto morse, con un fil di voce appena udibile, domandano alle massaie, che con agilità e gambe svelte, si muovono con il loro carrello stra colmo, se per favore li possono aiutare a decodificare la lista nera. Ci sono poi famiglie intere, che neonato nel cestino del carrello vanno tutti allegramente a fare questa benedetta spesa, se il pupo piange e tocca tutti i prodotti esposti, facendoli cadere, non fa niente, l’importante è condividere tutto. Stanno per ore dentro al super, pur di far venire mezzogiorno, assaggiano il caffè che la promoter prepara, si mangiano un pezzettino di pane all’olio d’oliva dell’altra promoter, si ungono le mani di Nivea in promozione…poi alla cassa sgomitano e cercando di far credere che il piccino ha fame, provano a passare davanti a tutti. Incontriamo anche i single, quelli che si recano al supermercato dopo l’orario dell’ufficio, sono riconoscibili perché si trascinano dietro un profumo di dopobarba, capelli appena lavati e morbidi e occhio languido formato “trota lessata al vapore”. Hanno la speranza, che è spur sempre l’ultima a morire, di conoscere persone nuove e altrettanto desiderose di compagnia, acquistano porzioni monodose, detersivi mignon, piatti, bicchieri, posate usa e getta. Camminano adagio stando attenti alle signore o signorine vestite come dovessero andare ad un aperitivo a Teatro, tacco alto, tailleur da pomeriggio, truccate e unghie perfette:sono loro quelle giuste o quasi con le quali si può tentare un approccio. C’è che si incontra clandestinamente con l’amante davanti ai latticini, e non ci si sbaglia perché farfugliano di tutto, ma nel carrello mettono solo un buon deodorante intimo e uno per le ascelle, null’altro. C’è anche chi invece, stanco e deluso per gli errati acquisti e per le procedure di manovra faticose, non segue la lista ed acquista tutt’altro, c’è anche chi la lista nera, la butta appena entrato al super: improvviserà e comprerà solo ciò che in quell’istante sarà più in vista o avrà i colori più sgargianti per attirare l’occhio inesperto. Il discount è anche un punto di ritrovo per le chiacchiere di metà mattina o metà pomeriggio, di solito a carrellata avvenuta, scontrino pagato, rilettura del metodo veloce, che si rivela più lento del classico, ottenuto l’accumulo punti per il pigiama di paille da avere in regalo con il contributo in euro, le nocette dei piedi(malleoli) piene di lividi, vi è la consuetudine di andare al “punto ristoro” del supermercato. Finalmente! In questo caso chiamarlo punto ristoro è corretto, dopo tale missione impossibile occorrono due cordialini al ging seng per tirarsi un poco su’ di morale e di forze! attorno al banco salumi ci sono le riunioni scolastiche e le amiche, programmano le uscite serali. Eh sì amici ed amiche, andare ad acquistare i prodotti mancanti per dispensa, cassetti, freezer, frigorifero, toilette, cantina e garage è non solo faticoso, ma molto dispendioso, e di non facile ottenimento di un compagno/a per la vita. Le statistiche mi dicono che negli ultimi anni, sono cresciuti in modo esponenziale coloro che “fanno la spesa” via Internet, pagandoal con la carta di credito, stando comodamente seduti a casa. Si fanno un bel bagno caldo o preparano il pranzo, mentre in tutta serenità, aspettano il momento, (di solito nel giro di poche ore si ha la spesa a casa!) nel quale il furgoncino con scritto “SUPERMERCATO TAL DEI TALI” suonando il clackson, vi appoggia le borse colme davanti al cancello di casa. Con dentro il pigiamino di paille.
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