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Dimmi come leggi e ti dirò chi sei

Creato il 01 ottobre 2011 da Sulromanzo

LibriIl libro è un non-oggetto, dotato di materialità ontologica ma nello stesso tempo animato da uno spirito che conduce il lettore verso le strade più o meno battute dell’essere, verso viaggi magici, surreali, improbabili in una realtà non cartacea. E il carattere così speciale del libro attira diverse specie di lettori, più o meno attenti, profondi, cauti, distratti, ingenui, alla moda.

La dinamica che investe il rapporto tra l’oggetto fisico e il soggetto che lo fruisce può caricarsi di valenze oscure, cannibaliche e distruttive che si accompagnano talvolta ad impulsi ossessivo-compulsivi fino ad arrivare a casi limite di bibliofagia con introduzione dell’oggetto all’interno del corpo in una sorta di identificazione introiettiva e proiettiva.

Massimo Fagioli nel 1974 dava alle stampe un libro ardito ed interessante sulla psiche umana ristampato dall’Asino D’oro nel 2011. Parte del testo, sapientemente orchestrato, analizza l’oggetto psichico e le tendenze incorporative umane tese al superamento del terrore del vuoto, spauracchio universale dell’essere uomini nel mondo.

Il discorso sulle tendenze masochistico-cannibaliche può tranquillamente essere applicato ad un certo tipo di lettura “divorante”.

Il desiderio di riempire le insulse trame vuote del tempo, sfoggiando un libro da leggere sul treno o dovunque ci si trovi, può nascondere un atto di reale arricchimento ma anche tendenze di patologica bramosìa, tese soltanto ad allentare un universo di tensioni nascoste e irrisolte.

In questo tipo di dinamiche psicologiche intervengono moltissimi fattori esogeni ed endogeni che premono sul soggetto da dentro e da fuori, in una dinamica simile ad un tiro alla corda.

Sinonimo di compulsione può essere la lettura non-sense. Pattinare sulle parole, leggere senza capire? È utile per poter dire, “ho fatto qualcosa”, un atto di “riempimento” senza attenzione per il contenuto.

Soltanto con l’operazione inversa la lettura si mostra come conoscenza. Cogliere il senso profondo attraverso una lettura che abbraccia come sguardo d’insieme e contemporaneamente si rivela pronta a vedere con attenzione i particolari, gustati nella loro preziosità poetica. Soffermarsi a riflettere, fare pause, e se si è su un treno, staccare lo sguardo dalla pagina per guardare fuori, associare, pensare. La lettura diventa allora conoscenza, simile a quando si conosce una persona che può essere più o meno interessante, più o meno deludente.

Ci sono collezionisti bibliofili che acquistano libri rarissimi e li tengono come reliquie, sconcertandosi all’idea di doverli leggere.

Il bibliofilo incallito ha un’adorazione per l’oggetto libro, l’odore della carta, le imperfezioni della rilegatura, cerca spasmodicamente prime edizioni possibilmente autografate in perfette condizioni, manoscritti, testi per lo più introvabili.

Il bibliofilo monomaniaco predilige soltanto libri appartenenti ad una certa categoria, che trattano gli stessi argomenti, oppure addirittura lo stesso titolo stampato in più edizioni.

Il libro-cadavere viene riesumato e conservato, come un corpo morto che si cerca di imbalsamare per farlo sopravvivere allo sfacelo inaccettabile del tempo. Il libro-mummia è un altro sé con cui identificarsi, in un universo di febbricitante proiezione, in una dinamica tesa a sfidare il tempo e la sua corruzione. In taluni casi l’identificazione è così profonda che si arriva a mangiare letteralmente l’oggetto, ingoiando e masticando le pagine. La bramosìa di possesso è talmente forte da consentire il passaggio dall’esterno all’interno, in modo che da un luogo reale esistente, l’oggetto viaggi dentro uno spazio che non esiste, diventando oggetto psichico interiore.

Certo tra la realtà cannibalica del collezionista bibliofago e il lettore occasionale, ci sono innumerevoli gradazioni intermedie. C’è l’esteta che ama le copertine, compra soltanto libri con belle copertine. C’è il modaiolo che acquista soltanto l’ultimo libro dello scrittore del momento, perché bisogna essere informati quando si parla con gli amici. C’è l’onnivoro, che legge di tutto dappertutto e poi non si ricorda neppure quello che ha letto. E non sono da sottovalutare i lettori di etichette, di bugiardetti e ingredienti di prodotti alimentari che passano ore al supermercato assorti tra polifosfati ed eccipienti aggiunti.

C’è il lettore per “dovere”, che compra un libro perché “deve istruirsi”, perché leggere è sintomo di intelligenza e flessibilità mentale, e impiega un anno a finire un volumetto da 100 pagine perché in realtà odia leggere.

C’è chi legge soltanto i giornali e lo fa ritualmente la mattina a tavola aprendoseli davanti, per evitare di guardare chi gli sta vicino, oppure chi lo fa sulla metro posizionandosi in modo da occupare tre posti. C’è chi cerca un libro introvabile da anni perché gli ricorda quand’era giovane e bello. Che chi legge i giornali mentre ci dorme sopra la notte, nelle stazioni, aspettando che l’ultimo treno venga ingoiato dal buio.

In pratica la morale suonerebbe più o meno così, dimmi come leggi e ti dirò chi sei.

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