Strana settimana quella passata.
Sospesa tra un tempo (quello metereologico) assai incerto, avvenimenti che fanno riflettere e scosse di terremoto.
Avrei voluto scrivere di altro, tirare fuori un post magari arrabbiato, polemico.
Oppure qualcosa che riuscisse a dare un sostegno virtuale a chi, in questi giorni, si ritrova senza un tetto sulla testa.
Ma poi ho pensato che il sostegno è meglio darlo in concreto e senza sbandierarlo troppo in giro.
E che, soprattutto, scrivere l’ennesimo post sul terrorismo sarebbe probabilmente apparso come un modo per uniformarsi alla massa.
E allora si, mi arrabbio, ci penso, rifletto.
Ma mi preparo a parlarne in modo diverso (lo so, detta così è criptica. Non posso farci nulla: sono fatta così. Ma se avrete la pazienza di aspettare un paio di settimane capirete).
Quello che voglio fare per iniziare bene oggi è prendere un episodio felice della scorsa settimana e raccontarvelo.
Perchè nonostante tutto voglio pensare positivo.
E non voglio smettere di farlo mai.
Parliamo di Prime comunioni?
E’ stagione, dopotutto.
Quest’anno ne è toccata una anche a noi.
La figlia di mia cugina, nonchè compagna di minivolley di Saruccia.
Un evento così comporta due cose fondamentali:
la caccia al “cosa mi metto” e l’incontro con i parenti perduti.
Penso che ogni famiglia ne abbia un paio.
Sono quelle persone che vedi soltanto in determinate situazioni.
Come le comunioni, appunto.
Per me si trattava di un paio di cugini.
Non li vedevo da talmente tanto tempo che uno di loro, indicando la Saruccia, mi ha chiesto:
“Ma la diciottenne vestita di bianco è tua figlia?”
Però, alla fine, cosa mettere l’abbiamo trovato e la prova del nove coi parenti per caso è andata benone.
Certo, iniziare a mangiare alle 14 e alzarsi dal tavolo per tornare a casa alle 18.30 non è propriamente una passeggiata.
E infatti io, questa mattina, non ho nemmeno fatto colazione.
Stanotte potrei aver sognato cibo ballerino che metteva su un musical. Ma, a dire il vero, non ricordo nulla!
Ecco.
Questo è forse l’unico aspetto delle abbuffate in famiglia che eliminerei.
Non sono tipo da abbuffate.
(Però ci hanno servito delle cose assolutamente divine…).
E’ stata una bella giornata.
Divertente.
Leggera (oddio, mangiare a parte hahahahahaha).
Senza pensieri.
I bambini si sono sfogati per bene.
E noi siamo tornati a casa contenti.
Direi che la prova del nove è stata ampiamente superata!
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E non c’è nulla da fare.
Ci provo a parlare d’altro.
Ma proprio non riesco a staccarmi completamente dai fatti dei giorni scorsi.
Per cui, prima di promettere di ripiombare in un silenzioso periodo di riflessione (ma non dal blog che, problemi tecnici a parte, sarà più vivo che mai….oddio…ci si prova!), lasciatemi terminare questo post con una frase che mi è tanto cara:
Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. (Paolo Borsellino)
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