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Dimmi tutto, non ti ascolto

Da Stanford @stanfordissimo
Dimmi tutto, non ti ascolto Pronto ciao come stai volevo farti un salu...ah certo no capisco..ho pensato che magari avevi....ah beh, gli orari ormai, no è che...volevo dirti...mhh si mhh , sai ti ho chiamato anche ieri...la palestra ci mancherebbe....va bene dai ci sentiamo un altra volta. Sensazione di chi ha chiamato: arrangiati
Dimmi!!!!!!!  No guarda sto camminando che poi ho appuntamento, due minuti cazzo, cosa è successo????? no ti sento una voce ...oh ma io lavoro eh?! Vabbe senti ti chiamo dopo....Sensazione di chi ha ricevuto la telefonata: che palle questo...
I due tipi di conversazione se così vogliamo chiamarla cosa hanno in comune? Probabilmente il piano tariffario della compagnia telefonica, perché questi due esempi, credo di poter dire, costituiscono l'ossatura della comunicazione moderna e ben spiegano i fatturati miliardari dei gestori telefonici che particolarmente in questi tempi vedono incrementati i propri guadagni. Chi rinuncerebbe ad essere “raggiungibile”?  Nessuno, sembra, ma poi lo vogliamo davvero?  Se da un lato la telefonata, che una volta veniva fatta per casi eccezionali o formali come incidenti e condoglianze, oggi è il genere di consumo più usato, dall'altro se n'è smarrito il senso. Per esempio, può succederti di ricevere tre telefonate da un amico che è dietro l'angolo del palazzo dove dovevi incontrarlo, invece di vederlo esplorare coi piedi il circondario alla tua ricerca, ma è anche probabile che un passante ti chieda dove sia il luogo che deve raggiungere quando prima di uscire di casa sarebbe bastata una telefonata per saperlo. Ci sono quindi telefonate intelligenti o importanti  che non si fanno e telefonate assurde che non si rinuncia a fare o ricevere. Perché? Evidentemente il concetto di ricevere telefonate deve aver assunto un significato nuovo. Il fatto che oggi il telefono non sia più nell'ingresso di casa o nello studio ma in tasca, ha modificato il valore di quello squillo, che se all'interno delle mura domestiche suscitava attenzione al messaggio che portava,  oggi attribuisce invece un valore alla persona che lo riceve. Il fatto di aver reso automobili mezzi pubblici marciapiedi e uffici o ospedali una unica grande stanza dove svolgere una telefonata(abitudine che detesto) ha dato ad ogni chiamata, anche la più inutile come quelle riportate sopra, il carattere di “priorità”. Le persone si sentono più importanti quante più ne ricevono al punto da convivere con auricolari e dispositivi per non essere da meno. In questa accezione il numero di telefoni e contratti pro capite raddoppia se contiamo che i nuovi modi di lavorare ne prevedono l'uso( anche per trovarsi in ufficio al solito posto alla solita ora pare che ci si telefoni), e  questa “raggiungibilità” forzata, svolge anche un ruolo di “controllo” della localizzazione reale delle persone fisiche. Eppure con a disposizione una tecnologia,  ogni minuto della giornata per fare o ricevere una telefonata e un motivo sociale per non rinunciarvi abbiamo trovato un modo per non dirci niente. Curioso non vi pare? Finite le ore di registrazione della “fiction sociale” che ci vede fighi con un telefono incandescente, le telefonate che non facciamo e quelle che vorremmo non ricevere, generalmente ad alto contenuto umano, quindi dell'amico che ci vuole bene o del e al genitore, sono proprio quelle che pur non potendo dire di non vedere lasciamo in stand by per diversi giorni. Se proprio non si può procrastinare, quella telefonata viene  subita gorgogliando mhhh fino a che l'interlocutore creda alla avvenuta lobotomizzazione o imposta per lavarsi la coscienza con la mia frase preferita:  ciao ho due minuti tutto bene? Io questa,  la inserirei nelle “armi di distruzione di massa” della sincerità dei rapporti.  Innanzitutto, non mi spiego  come abbia potuto sostituire  il ciao come stai, anche se mi spiego il perché: evitare una domanda aperta accorcia di molto una telefonata di “dovere”, perché una telefonata che inizia con ciao tutto bene, finge un interesse ma realmente impedisce di dire esattamente il contrario. Nel qual caso uno dicesse no, ci si può allarmare urlando cos'è successo con un tono talmente fastidioso da costringere l'altro a rinunciare al racconto. Nel contempo quindi ci sono una marea di persone incazzate perché non le chiami o non gli rispondi le quali per ottenere un tuo rimorso dovrebbero almeno essere attaccate ad un respiratore..perché se stanno bene che cazzo vogliono? Oppure persone incazzate perché le cerchi, perché dopo averti rimbalzato o non risposto gli chiedi cosa cazzo gli sia accaduto e allora lì,  sei costretto all'annovero totale delle pagine delle agende dei cazzi loro (nei quali non figuri mai ma sei il loro migliore amico, o amico come prima)riga per riga ora per ora, come una telecronaca mortale,un plotone di esecuzione in Excel,  una raffica di eventi che se fossero veri dovrebbero avergli causato una cistite( di fronte a tanti impegni come fanno ad andare in bagno?). I tempi delle liete conversazioni in cui una telefonata di un amico  era come una lettera profumata d'amore sono finiti, d'accordo, ma dare la colpa alla velocità alla modernità è quantomai irresponsabile allo stato delle cose. Ciò che discuto non è la frenesia dei nostri tempi quanto la pericolosità di considerare quella chiamata rifiutabile con un click, quello squillo lasciato suonare perché tanto poi lo chiamo come qualcosa di poco conto..rimandabile ad oltranza e senza offesa eh! A parte che, nel tempo in cui le persone si vomitano addosso accuse e scuse  o si negano potrebbero darsi spiegazioni e appuntamenti più che sensati, la cosa che più è insopportabile è che in fondo sanno di essere stronzi contraddittori e un po anche bugiardi ma questo sembra rientrare nel diritto alla propria privacy. Per inteso, anche io ogni tanto, devo impormi di ascoltare quella data persona, di fargliela quella telefonata soprattutto in considerazione della velocità con cui gliela faccio se ho bisogno di qualcosa!  Ho conosciuto persone disperate perché nessuno le cercava, per il silenzio della propria suoneria e persone afflitte da una tale  popolarità telefonica da non saper più come uscirne.  Le ho viste  scambiare per solitudine  la pace di un silenzio o far sentire soli chi in silenzio, sperava di sentirli. Non credo che ci si possa davvero sentire “liberi” negandosi o  generosi offrendosi a minuti gratis, ..ne che si possa dare per normale una relazione del tipo “Dimmi tutto non ti ascolto”, ma sentiamoci che ci compattiamo eh?! Sostenitori di un sano egoismo e telefonisti compulsivi entrambi negando o affogandoci dentro usano la comunicazione in modo auto riferito, ovvero considerando le chiamate da fare o che ricevono unicamente alla luce di uno stato d'animo che riguarda solo loro e che solo di loro tiene conto!  Arrivati come siamo alla connessione totale ad una sorta di banda larga del contatto con gli altri abbiamo forse dovuto “gestire” una tale portata di richiesta e offerta da aver fatto un bel casino, non volendo ammettere che non essendo macchine non potevamo sopportarlo e come spesso accade ognuno ha operato il proprio adattamento...escludendo l'altro o fagocitandolo, ma c'era un tempo in cui il telefono era un bene condiviso e di cui ci si accertava l'uso responsabile con la consapevolezza che non era solo “nostro”. Mi ricordo  ancora con emozione un giorno in cui sollevando di nascosto la cornetta pesante e nera del telefono di casa con il cuore in gola per la “trasgressione”, mi sentii come Eva con la mela quando mia madre urlò: cosa fai? Metti giù quel coso che la signora del duplex se ha bisogno del telefono lo trova occupato!

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