Lo scorso 11 maggio, nell’ambito del Festival Monteverdi a Cremona, nella suggestiva cornice del Teatro Ponchielli è stato presentato l’ultimo lavoro del maestro Jordi Savall, Dinastia Borgia, Chiesa e potere nel Rinascimento.
La drammaturgia in musica, concepita da Savall assieme alla moglie (oggi defunta) Monserrat Figueras tre anni fa, in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Francesco Borgia, canonizzato santo nel 1671, è in realtà un grande affresco della Spagna medioevale, specialmente di Siviglia.
L’epoca di splendore della dinastia Borgia, coincide con la Controriforma che vide affermarsi nuove regole musicali nell’ambito liturgico e fu l’origine dello jato tra la tradizione musicale dei paesi protestanti centroeuropei e quella dei paesi cattolici mediterranei, contrapponendo il ricorso alla compattezza delle corali e dei mottetti in àmbito protestante, al nuovo sviluppo della polifonia nei paesi cattolici.
Ma è anche l’epoca, per la Spagna, dell’ultima grande epurazione dei moriscos e non a caso il gambista spagnolo, da sempre sensibile alla ricerca sulle contaminazioni culturali che hanno venato la tradizione musicale europea, ha deciso di chiudere l’opera con l’espulsione degli infedeli dalla capitale andalusa. Nel concedere un bis (una ciaccona di Tarquinio Merula del 1610) ha sottolineato le molteplici contaminazioni di questa melodia, non a caso detta indiana.
Ottimo lo spettacolo cremonese. Straordinario l’ensemble Hesperion XXI. Da segnalare in particolar modo la performance di uno strepitoso Andrew Lawrence-King, già fondatore dell’Harp Consort, all’arpa barocca e al salterio, e quella di Xavier Diaz Latorre alla vihuela da mano e alla chitarra, che il pubblico italiano ha avuto modo di apprezzare in passato come direttore ne l’Orfeo di Monteverdi al teatro Gldoni. Il tocco più originale è venuto forse da Pedro Estevan, percussionista estremamente eclettico che ha dato all’esecuzione un tocco di world music senza nulla togliere al rigore esecutivo.
Quanto alle voci della Cappella Reial de Catalunya, il pubblico ha molto apprezzato la soprano Adriana Fernández, anche se probabilmente l’interprete (che sostituisce la straordinaria Monserrat Figueras, deceduta nel 2011 ha parzialmente sacrificato la tecnica alla potenza e alla espressività. Insomma, sparava.
Ineccepibile invece il baritono Furio Zanasi, più volte interprete nell’Orfeo ed in molte opere barocche. Godibilissimo uno dei controtenori, David Sagastume, la cui formazione musicale, del resto, non si ferma al canto.
La parte narrativa era affidata a Massimo Popolizio. L’affermato interprete è forse risultato sottotono in un ruolo che necessariamente sacrificava le sue possibilità espressive rispetto ai ruoli drammatici cui ci ha abituato sotto la regia di Ronconi, Calenda, De Capitani e tanti altri.
Il pubblico, accorso numerosissimo (lo spettacolo era sold out), è stato molto recettivo. L’applauso scattato spontaneamente dopo l’esecuzione dell’aria De Pacem di Gilles Binchois, terzo quadro a commento dello scisma d’Occidente, segnala da un lato l’entusiasmo suscitato dalla esecuzione e dall’altro dimostra che il pubblico andava al di là degli specialisti e dei cultori, ma che era composto per lo più da non puristi.
Non mancano gli appuntamenti di rilievo nel proseguo del Festival, da segnalare in particolar modo, sabato 18, alle ore 21, presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena a Cremona, l’esecuzione dei responsori di Carlo Gesualdo (cui è dedicata questa edizione del festiva nel quarto centenario della morte, assieme a Corelli per il trecentesimo anniversario della scomparsa) e, per chi sa apprezzare il repertorio meno frequentato della musica antica, Words of the Angel, un viaggio colto nella musica popolare del Medio Evo a cura del trio Medieval, domenica 19.
Written by Silvia Tozzi
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