La Verna
Io vidi dalle solitudini mistiche staccarsi una tortora e volare distesa verso le valli immensamente aperte. Il paesaggio cristiano segnato di croci inclinate dal vento ne fu vivificato misteriosamente. Volava senza fine sull’ali distese, leggera come una barca sul mare. Addio colomba, addio ! Le altissime colonne di roccia della Verna si levavano a picco grige nel crepuscolo, tutt’intorno rinchiuse dalla foresta cupa. Incantevolmente cristiana fu l’ospitalità dei contadini là presso. Sudato mi offersero acqua. « In un’ora arriverete alla Verna, se Dio vuole ». Una ragazzina mi guardava cogli occhi neri un po’ tristi, attonita sotto l’ampio cappello di paglia. In tutti un raccoglimento inconscio, una serenità conventuale addolciva a tutti i tratti del volto. Ricorderò per molto tempo ancora la ragazzina e i suoi occhi consoli e tranquilli sotto il cappellone monacale. Sulle stoppie interminabili sempre più alte si alzavano le torri naturali di roccia che reggevano la casetta conventuale rilucente di dardi di luce nei vetri occidui. Si levava la fortezza dello spirito, le enormi rocce gettate in cataste da una legge violenta verso il cielo, pacificate dalla natura prima che le aveva coperte di verdi selve, purificate poi da uno spirito d’amore infinito : la meta che aveva pacificato gli urti dell’ ideale che avevano fatto strazio, a cui erano sacre pure supreme commozioni della mia vita.
(Dino Campana, “Presso La Verna”, da Canti Orfici 1914 – tratta da Poeti d’oggi (1900-1920) – Antologia a cura di G. Papini e P.Pancrazi – Vallecchi Editore Firenze – 1920)