Ho amici molto religiosi. Ho anche amici molto superstiziosi. Infine, ho molti amici molto vicentini. Queste tre categorie di miei amici hanno in comune due cose: giocano tutti a calcio (uno) e (due) non sono rispettati dalla maggioranza. Da un po’ di tempo è vietato bestemmiare mentre si gioca a calcio. Chiunque abbia giocato a calcio, sia esso religioso, superstizioso o vicentino, sa che anche il fedele più compìto non può promettere al Signore che in campo non lo bestemmierà. Non sarebbe neanche giusto farlo, perché il calcio è violenza, è cuore, è esso stesso religione. La bestemmia nel campo di calcio è come un tradimento quando sei in erasmus: non vale. Non vale perché il calcio è un rito, e ogni atto nel rito è dialogo con dio. Non esistono dialoghi sinceri senza qualche screzio, ogni tanto. Mi chiedo come farò a fare crescere mio figlio in un paese in cui non si può parlare in tv di animali cucinati. E si conti che io adoro i gatti, nel senso letterale del termine. Li trovo divini, ne sono ossessionato. Proprio perché al di sopra del bene e del male, è noto che gli dei poco si curano delle passioni umane. Siano esse dei porci o dei succulenti secondi al timo.