
Allora, per chi non lo avesse ancora capito, vi spiego.
I comandanti delle navi non sono, come tutti abbiamo sempre creduto, i responsabili della nave.
Non sono coloro che devono avere in ogni momento la situazione della nave in pugno, non sono quelli che rispondono anche dell’operato dell’ultimo mozzo a bordo, non sono quelli che percepiscono uno stipendio per essere responsabili di tutto ciò che possa avvenire durente un viaggio.
Men che meno sono coloro che, oltre che prendersi lo stipendio (cosa questa naturale nonchè ovvia) sentono anche quella passione che dovrebbe essere propria per coloro che fanno certi mestieri. Infatti scegliere di comandare una nave non è certo come scegliere di fare il portalettere. A me pare.
No! Schettino ci ha fatto ricredere delle nostre ingenue e romantiche, stupide, credenze e ci ha riportato alla realtà.
La realtà che guida la scelta di un uomo a guidare una nave.
E la realtà è che i comandanti sono comandanti in quanto devono partecipare alle cene nel ristorante più “in” della nave, devono accogliere simpaticamente le belle fighe ai loro tavoli, fare anche un po’ i galletti. Portarsele (le belle fighette) nei ristoranti della Costa Azzurra, approfittando di uno o dell’altro scalo. Fare gli inchini alle isole che si incrociano nella rotta per fare vedere a tutti quanto si è bravi e spericolati nel passare più vicini del collega alla costa e agli scogli..
Insomma la realtà per cui Schettino aveva scelto di comandare una nave non era la parte che riguarda il dovere, ma solo quella che riguarda il piacere.
Per questo si era anche organizzato in modo tale da sprecare il minor tempo possibile anche negli “inchini”, perchè senza questa incombenza la nave può andare da sola…
“Chiamateme quann simm vicini o Giglio, nè, guagliò! Che prima sono occupato a consumare la mia cena al ristorante in compagnia di amici e fighette e a bere champagne! Nè guagliò!”
Questo, più o meno, è quello che viene fuori della figura del comandante di una nave, dalla vicenda del Concordia.
Quattromila persone in vacanza, in mano a un essere che ha preso il suo lavoro per un non lavoro.
E questo essere irresponsabile per giustificare il suo operato cosa fa? Davanti alla procura si difende tirando in ballo addirittura Dio..
“E’ stato Dio a pormi una mano sul capo e farmi fare quella manovra per evitare un’ecatombe”…
Già, perchè altrimenti, se Dio non ti avesse posto la mano sul capo cosa avresti fatto? Avresti portato la nave direttamente nella piazzetta centrale dell’isola del Giglio???
Ma va a cagare… va!
IL CRONISTA
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