E Mohammed, a quindici anni, aveva già chiaro dove era il suo posto. Manifestando contro il regime di Asad. Secondo una ricostruzione dei fatti ripresa da Le Monde, il giovane vendeva caffè in un quartiere popolare e si sarebbe messo a litigare con un individuo, dichiarando: «Se anche il profeta Maometto scendesse dal Paradiso, io non diventerei lo stesso credente». Per questo membri di al-Nusra l’avrebbero arrestato, picchiato e portato in pubblico. Qui, con l’accusa di «non credere in Dio e aver maledetto il Profeta», è stato punito con due colpi di pistola: uno alla testa e uno al collo. In Afghanistan il capitano Giuseppe la Rosa è stato ucciso , secondo i talebani, con un comunicato diffuso in inglese, dal gesto di un «coraggioso, eroico ragazzino afghano di 11 anni che ha lanciato la granata». Sono solo i piu’ recenti esempi di vite spezzate in nome di Dio. Sembra quasi che questo non faccia piu’ notizia e scorra in superficie nella nostra quotidiana battaglia contro la crisi economica. Scrive Eva Ziedan che “È interessante guardare la terra mentre gira, fermarsi a riflettere su quanto sta succedendo. La Siria, il Paese che ha dato l’alfabeto al mondo, la Siria dove il dio Adone, il dio della primavera e della rinascita nei tempi antichi, è stato associato a San Giorgio presso i cristiani e al profeta Khader nell’Islam, ora sta perdendo la sua gente, le sue pietre e le sue diversità stanno diventando motivo di conflitti.” Ed e’ anche una delle patrie del mito di Dioniso, una delle patrie del vino, sangue della terra. Io vorrei andare in Siria, ad assaggiare i vini, la cucina, i sapori. Per testimoniare la speranza, i legami e la possibilità di empatia. Romano Guardini scrive che ” Quando scompare la consapevolezza dell’uomo di “essere di fronte a”, la libertà caratteristica della persona non scompare, ma si trova in pericolo e allora, ciò di cui parla Sofocle, quel qualcosa nell’uomo che crea “sgomento”, smarrisce ogni freno e norma. L’uomo finisce per perdere fede nella sua aspirazione alla libertà, perde la forza per affermare questa aspirazione sotto la pressione dell’istinto, dell’utilità e del potere. E allora egli è, dal di dentro, maturo per la dittatura”. ” Ecco, io non sono ancora pronto per la dittatura. Dio non uccide”Dios non mata” era la scritta dipinta col sangue che Adolfo Perez Esquivel – pacifista argentino, Nobel per la pace1980 per la sua azione di opposizione alla dittatura argentina – aveva letto su un muro della cella dove venne rinchiuso nel 1977 dal regime militare che comandò l’Argentina dal 1976 al 1983.
Carlo Rossi
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