Magazine Cultura
Avevo detto che il sottotitolo del libro, romanzo d’amore e fine del mondo, stava per farmi posare il libro per sopraggiunta irritazione. Nello stato d’animo di chi accetta una sfida che lo mette a disagio, mi sono disposta ad ascoltare il modo in cui sarebbe comparso l’amore nel romanzo. Fin dalle prime pagine compare, sottoforma di ammirazione per le tre ragazze popolari della scuola, quelle che guardano lontano dopo un’improbabile conversione, e si fa strada in sordina. Hiro cerca amore, pur se travestito da impulso all’accoppiamento, e lo riversa su destinatarie con alta probabilità di rifiuto. Una di queste è Naomi, la sorella minore di Tetsu, che è un personaggio altrettanto singolare. Sopravvive all’attentato nella metropolitana del 1995 con il gas Sarin, perdendo un polmone, acquistando una cicatrice-marchio, sviluppando un cinico distacco verso tutto ciò che sta al di fuori di lei (famiglia, società, amici), e un atteggiamento aggressivo verso la vita e le cose che vuole e anche quelle che non vuole. Come per Harry Potter, la cicatrice diventa il marchio di fabbrica indesiderato di Naomi, una bandiera al contrario da tirar fuori per tener lontano e ribadire il proprio desiderio di non essere vincolata a niente e a nessuno. Naomi è solitaria e aggressiva, non cerca affetti se non un sollievo puramente temporaneo ed egoistico. Hiro si adatta...a modo suo. Quando improvvisamente la ragazza scompare, si accoda al fratello deciso a cercarla per l’intero globo. Seguendo le sue tracce, i due ragazzi si trovano improvvisamente catapultati a Vancouver, in Canada. Due giapponesi con scarsissime conoscenze d’inglese, piombati in una realtà completamente opposta, totalmente allo sbaraglio, più di quanto lo siano normalmente nelle loro vite consuete. Il modo in cui Hiro descrive se stesso in Canada e quello che vede in Canada, è davvero esilarante. Sembra sul serio l’alieno caduto dalla navicella spaziale sulla terra senza i suoi super attrezzi o superpoteri, che si aggira spaesato facendo una sciocchezza dopo l’altra, come capita di vedere in molti film. Quella che, secondo me, descrive perfettamente il carattere di Hiro, avviene quando il ragazzo entra in un supermercato di Vancouver, leggendo i prezzi della merce come se fosse la prima volta per lui in un negozio. Attratto da un bel pezzo di carne, un arrosto di costata dal prezzo basso, lo compra d’impulso e lo porta nella camera d’hotel che divide con Tetsu, posandolo all’esterno, sul balconcino. Riporto qui la scena successiva: “La mattina dopo, intorno alle sei, io e Tetsu ci svegliammo di soprassalto. Da fuori arrivava un frastuono che sembrava quello di un combattimento di galli. Andammo alla finestra e aprimmo le tende: c’era una decina di gabbiani lanciati nella più sanguinolenta delle orge culinarie. ‘Il mio arrosto!’ ‘Hiro, imbecille. Guarda che casino. E cos’è che volevi farci, cospargerlo di pepe e cuocerlo per due ore?’ Aprii la porta a vetri, ma sembrava che ai gabbiani non fregasse niente. La richiusi. ‘Mi piaceva tanto quell’arrostino di costata.’” (Douglas Coupland, Dio odia il Giappone, ISBN Edizioni, pag. 131) Ho dovuto posare il libro per poter ridere in santa pace, da sola, cercando di nascondermi sotto il sedile dell’autobus per evitare internamenti improvvisi in apposite strutture. Hiro è questo: una personalità in cerca di se stessa, che nel corso del suo viaggio (anche interiore) commette...sciocchezze estreme come questa. Il soggiorno in Canada, dopo l’arrosto e i gabbiani, è piuttosto breve e porta a sviluppi impensati. Uno di questi lo farà riportare dritto dritto in Giappone, dove scoprirà qualcosa di sorprendente proprio sulla sua ingessata e omologata famiglia. Non c’è un finale felice, ma nemmeno uno infelice, alla vicenda. C’è...vita aperta. Come spesso capita nella vita vera, non ci sono chiusure e soluzioni definitive agli eventi. Anzi. Ci sono molte domande, molte sospensioni, molti tentativi di evitare le spiegazioni e le conclusioni. Non c’è una spiegazione nemmeno decisa e teorizzata del titolo, che afferma perentorio l’odio divino verso il Giappone. E’ un personaggio particolare ad affermarlo, come sua convinzione personale, e lo fa senza ulteriori spiegazioni, come se fosse un dato di fatto. Chi è questo personaggio? Non preoccupatevi. E' scritto nel libro, garantisco. ^___^
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