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Dio ride sempre delle stesse cose

Da Villa Telesio
Dio ride sempre delle stesse cose

(fonte: retronaut.co)

Dio chiuse il cancelletto sorridendo, divertito da quella visita. “Un clown”, pensava, “avresti mai immaginato che venisse persino un clown, Al?”.

“No”, rispose Al.

La casa di Dio sorgeva rigida accanto a un breve tunnel; la torretta della stazione vicina sovrastava (e di molto) il campanile della piccola costruzione medievale.

“Ma poi cosa voleva, tu l’hai capito?”

“Soldi, o forse frutta”, rispose Al.

“Ah! Frutta, come se ne avessi da dare a un pagliaccio! E che frutta voleva, il signore-mi-trucco-la-faccia-per-fare-ridere?”

“Susine”, rispose Al.

“Ah! Per giunta! Hai capito il pagliaccio!”.

E Dio si immerse tutto nudo nella vasca piena di acqua calda che aveva pronta prima dell’inaspettata visita.

Una susina cadde matura oltre il cancello della proprietà di Dio. Il clown, che attendeva fuori il tram che avrebbe dovuto portarlo a casa, la raccolse. E ne mangiò il gambo, baciando il resto.

Al svolazzò sulla testa di Dio, ridendo.

“Che cazzo ridi?”, chiese Dio.

“Nulla, mio Signore, pensavo al clown: era così buffo”.

“Già, era buffo, vero Al?”

“Era buffo, sì, mio Signore”.


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