Diogene

Da Giandiego @giandiegomarigo

di Giandiego Marigo

Vi sono periodi nella vita pieni di grande dolore e confusione, in cui è difficile farsi comprendere ed in cui si è , nel bene o nel male esposti al pubblico giudizio.

Questo che sto vivendo è decisamente uno di quei periodi.

Una delle accuse che mi vengono rivolte, in questa fase, è, per esempio, d’avere molto girato nelle “istanze politiche del Lodigiano” è vero!

Anche se questo non mi dà alcun piacere , anzi, mi provoca più di ogni altra cosa dolore e confusione. Anche se questo peregrinare mi ha fatto accumulare solo nausea e dolore.

Ho girato e tengo a precisarlo, perchè è fondamentale, solo in quella che io definisco “Area di Progresso e Civiltà” e sebbene alcune delle mie escursioni mi abbiano dimostrato, purtroppo, che il luogo in cui mi aggiravo non vi apparteneva, credo che in questo non vi sia alcun “peccato mortale”. Di certo non peggiore di chi vende la propria anima, davvero, per un piatto di lenticchie. Io non ho venduto nulla e sono rimasto, tutto sommato coerente con il mio pensiero. Cerco sempre la medesima cosa

Il mio discorso, le mie premesse, i miei valori il senso della mia ricerca è sempre rimasto uniforme, lineare.

Ho sempre cercato e sempre cercherò, il senso, il motivo e l’anima…la ragione profonda per cui ci trovavamo nel luogo in cui ci trovavamo ed ho sempre reagito, a volte anche in modo forte, ai pragmatismi eccessivi, alle logiche da Marketing, alle semplificazione al ribasso, ai compromessi formali.

Ho sbagliato a volte? Persino spesso? Certamente sì, ma ho sempre sperato di trovare un luogo in cui si vivesse in prima persona, nei rapporti e nella qualità di questi ultimi il cambiamento di cui, in tutte queste istanze si andava parlando e, perdonatemi, un poco anche blaterando.

Ed il fatto che, purtroppo per me e per le mie stupide speranze, non lo abbia trovato dovrebbe forse essere il tema di questa discussione, anzichè la qualità della mia onestà intellettuale, messa in dubbio persino da persone che reputavo “amici”

Sempre, dovunque mi sono scontrato con il “realismo dell’azione politica”, con la necessità dell’analisi pragmatica…sempre, in un modo o nell’altro ho incontrato competizione, giochi di potere, l’eterna divisione in gruppi di influenza…la gara a chi , in un modo più o meno palese detenesse il potere e dettasse le regole del gioco.

Questo è diventato tanto più doloroso quanto più mi accorgevo fosse ripetitivo, tanto più mi rendevo conto che fosse l’essenza ultima dell’azione politica. Dovunque io avessi appoggiato le mie inutili e stupide speranze.

Ed è in questo quello che io ritengo il “fallimento innanzi tutto umano e valoriale” di quella che ancora insistiamo con il definire “alternativa di potere”, ma che non lo è affatto in quanto amplissimamente colonizzata dall’unico pensiero e dall’unico modello di “organizzazione sociale”. La competizione fra uomini resta tale dovunque essa si manifesti, la lotta per il potere e l’auto-affermazione, anche, così come la infame concorrenza fra bande e gruppi di interesse e d’influenza.

Il non saper arginarla, il non discuterne, l’accettarla come parte del gioco, l’incapacità di modificare la qualità del rapporto umano è il senso ultimo del nostro fallimento

Nasco a Sinistra, qualsiasi cosa voglia dire questa dichiarazione, la mia cultura cresce e si forma a sinistra, non ho alcun problema a dichiararlo e ne sono, sinceramente, orgoglioso.

Quindi è per me causa di enorme sofferenza dovere ammettere che questa “precisazione” questa “collocazione” non abbia più molto senso…eppure lo faccio, conscio, finalmente, dopo anni come sia nei contenuti che si misura l’avanzata della Civiltà (nella sua accezione più alta e complessa) e non nelle definizioni di appartenenza.

Lo faccio per me, non voglio e non posso pretenderlo da altri.

Ma ritengo fondamentale, questo sì, che sia di questi contenuti, del senso ultimo, della qualità vera della necessità di cambiamento che si debba parlare.

Il non comprenderlo, l’accettare la premessa ed il ricatto d’una cultura che si fonda sulla competizione e sull’ affermazione del più forte, che non considera affatto l’idea che evoluzione significa adattarsi al cambiamento. Il ridurre il proprio messaggio all’aspetto esteriore, pragmatico, spogliandolo delle sue motivazioni e delle sue ragioni solo per renderlo edibile, fruibile, consumabile, vendibile. Tutto questo, insieme alla mancanza di reale confronto sulle cose è a mio umilissimo ed a questo punto sempre meno influente parere, la ragione per cui avvengono costantemente e sempre i medesimi fenomeni di frammentazione e divisione.

Ed è, sempre tristemente e drammaticamente uguale, lo è stato quanto meno grottescamente, in tutti i luoghi in cui ho vagato, dissapori, scontri, conte epocali, contrapposizioni e dolorosissime ed inutili divisioni.

Ne ho viste sinceramente troppe per doverne sopportare altre, in tutta la mia lunga storia è sempre andata così…ed allora mi chiedo in modo del tutto disarmato, esausto ed addolorato dove stia la diversità?

In cosa si misuri se non nella qualità dei rapporti la differenza vera dalla vecchia politica?

Dove! Se poi soprattutto noi ricadiamo nella bandierine, nelle spilline, nelle tifoserie, negli scontri fra gruppi di influenza…nella convinzione di essere i portatori unici e santificati del sacro fuoco della “Verità”, anzi peggio che lo sia un unico, intoccabile ed infallibile profeta?

Nelle dichiarazioni di principio, negli slogan? Nelle Manifestazioni pubbliche di una volontà che poi, puntualmente, si infrange e si polverizza ogni volta che si scenda nei rapporti veri, quelli fra le persone…quelli che, unici, cambierebbero davvero, il mondo attorno a noi.


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