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Dioniso, dal “Dio fungo” ai socratici “Ombripedi”

Creato il 09 dicembre 2010 da Sulromanzo

DionisoDioniso è il dio tradizionalmente associato all’ebbrezza alcolica, alla vite, ai riti orgiastici.

La menade realizza “l’uscire da sé”, in una vita “altra”, ferina e cannibalica.

Samorini in “Funghi allucinogeni. Studi Etnomicologici”, si chiede come potesse l’alcool che è un deprimente del sistema nervoso centrale, provocare “l’estasi dionisiaca”, caratterizzata da follia, eccessiva esasperazione, allucinazioni, grande vigore fisico e soprattutto comunione mistica con la divinità.

Appare evidente che Dioniso originariamente non era affatto un dio del vino. Il nume è nato dalle tradizioni religiose degli Indoeuropei. Queste rimandano ai concetti di Soma e Haoma legati all’uso dell’Ammanita Muscaria in contesti magico-religiosi.

Il vino attribuito a Dioniso nei racconti mitici ha straordinari effetti allucinogeni.

Igino e Apollodoro raccontano che Icario ospitò Dioniso nella propria casa. In cambio dell’ospitalità il dio donò a Icario un serto di vite, istruendolo su come coltivarlo, curarlo e ottenerne vino.

Una volta ottenuto il vino Icario invitò i vicini a berne. Più di un commensale in seguito all’ingestione della bevanda, stramazzò per terra, anche i più robusti si sentirono storditi e cominciarono a gridare di essere stati avvelenati. In preda ad un raptus si gettarono sull’ospite e lo fecero a pezzi.

Questo evento non sembrerebbe giustificabile in seguito alla consumazione del solo vino puro che non può naturalmente avere gli stessi effetti di una droga.

I Greci mischiavano altre sostanze al vino, utilizzato come liquido madre per far macerare erbe e sostanze psicoattive come ad esempio l’Amanita muscaria.

L’agarico muscario suscita manifestazioni che si adattano perfettamente ai sintomi del delirio mistico bacchico. Con una dose adatta e opportunamente essiccata del fungo il soggetto prova, dopo una mezz’oretta dall’assunzione euforia, leggerezza, sensazioni di potenza fisica, distorsioni visive. Il fungo diventa un uomo che ordina cosa fare.

Il collegamento del fungo coi Monosceli o Ombripedi appare a questo punto evidente. Uomini con un solo enorme piede che utilizzano a guisa di ombrello.

L’immagine della metamorfosi dei funghi in piccole creature dalla gamba sola è presente nelle tradizioni di molti popoli anche lontani tra loro. Compaiono nelle tradizioni sciamaniche della Meso-America.

Lewis in The Voyage of the Dawn Treader li descrive come funghi dalla cappella rossa in un favoloso percorso fino alla fine del mondo.

Una filastrocca tedesca cantata da Gretel nel bosco della fiaba musicale Hansen e Gretel di Humperdinck, così recita:

Nel bosco c’è un ometto grazioso e bel

Di porpora ha il farsetto ed il mantel.

Dite o bimbi chi sarà

Quell’ometto solo là

Col farsetto rosso nel bosco là.

Sta ritto quell’ometto su di un sol piè

In capo ha un caschetto color caffé.

Dite o bimbi chi sarà

Quell’ometto solo là

Col farsetto rosso nel bosco là

E i bambini:

Il fungo della felicità! L’amanita muscaria![1]

Verso la fine degli Uccelli di Aristofane, si descrive Socrate in una palude che si dedica a pratiche di necromanzia assieme a delle creature chiamate “Piedi-Ombra” o “Ombripedi”, dal solo piede palmato e membranoso su un’unica gamba che usavano come parasole mentre stavano sdraiati:

Presso gli ombripedi è un lago

dove Socrate, che non si lava,

evoca le anime.

E ci andò anche Pisandro,

per vedere la sua anima

che lo aveva abbandonato da vivo.

Portava come vittima una specie di agnocammello;

a dopo avergli tagliato la gola

si fece indietro, come una volta Odisseo:

e di sotterra gli spuntò fuori

verso la spoglia del cammello...

Cherofonte la nottola[2]

Nel corso dei secoli il fungo dionisiaco perdette certi suoi propri caratteri distintivi trasformandosi anche nell’iconografia in grappolo d’uva. Il dio fungo divenne così nume del vino.

Certo un vino farmaco particolare causa di trasformazioni dell’uomo in bestia e di deliri allucinatori collettivi.

Alle Antesterie ci sono riferimenti di una droga aggiunta al vino responsabile di aprire le tombe e permettere agli spiriti dei defunti il ritorno ad Atene.

Anche l’ironica necromanzia socratica avviene in compagnia di uomini-fungo.

Dioniso fu legato al vino proprio per associazione tra la fermentazione dell’alcolico nettare e quello dei funghi, allora considerati una specie di fermentazione della terra.

Oinos (vino) deriva da un antico termine indoeuropeo collegato al greco itys che significa bordo circolare. Quindi oinos si riferiva in origine ad una pianta diversa dalla vite, un vegetale dal bordo circolare appunto, un fungo, l’Amanita muscaria o pianta ombrello o Ombripede, mostro di una dimensione allucinatoria e necromantica.

L’arte di rievocare i morti fu severamente condannata dal cattolicesimo.

Da Dioniso, nume androgino e sfrenato, a Satana, il passo è breve.


[1]E. Bertol, Le piante magiche, viaggio nel fantastico mondo delle droghe vegetali, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 1996, p. 77.

[2] E. Marozzi, F. Mari, E. Bertol, Le piante magiche, viaggio nel fantastico mondo delle droghe vegetali, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 1996, p. 65.


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