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“Dipthycha 2″ di Emanuele Marcuccio letta e commentata da Francesca Luzzio

Creato il 31 luglio 2015 da Lorenzo127

“Dipthycha 2″ di Emanuele Marcuccio (2015)

Recensione di Francesca Luzzio

Dipthycha 2_original_front_cover_900DIPTHYCHA 2 è un’antologia che s’inserisce in un progetto originale che trova la sua matrice nella volontà di dare concretezza espressiva ad una poetica chiaramente enunciata nel “Manifesto dell’Empatismo”. Esso attribuisce alla poesia una funzione terapeutica e socializzante sia perché è fautrice di una comunicazione emotiva ed empatica, proposta “con la forma verbale più profonda mai creata dall’uomo”, sia perché esprime anche una morale ed un’etica fondata su sani principi umani e cristiani. Dire di no alla guerra, al razzismo, alla violenza in un’epoca in cui l’uomo vive lontano da ogni principio morale, chiuso in un egotismo sfrenato, che trova solo nel potere e nel denaro la sua gratificazione, è sicuramente la nota più rilevante ed importante del manifesto. Dal punto di vista più strettamente estetico, il manifesto afferma che solo “uno sguardo pieno di meraviglia” porta  all’ispirazione e quindi ad una creazione poetica che non sia “puro artificio, ma piacere “per gli occhi e per l’anima”. L’atteggiamento meravigliato del poeta ripropone Pascoli e la poetica del fanciullino, ma fa ricordare anche G. B. Vico che considera la poesia come tipica espressione dell’uomo primitivo che prima sente “senza avvertire” poi avverte “con animo perturbato e commosso” la realtà che lo circonda (Scienza nuova, LIII Degnità). Rilevate alcune importanti componenti culturali che stanno alla base dell’intuizionismo dei poeti empatici, ci si chiede come i versi che in tale poetica trovano matrice possano essere anche piacere per gli occhi. Lo sguardo meravigliato del poeta è foriero di poesia che reca piacere all’anima, all’immaginazione , non agli occhi, tranne che questi ultimi non ne siano metonimia e sicuramente lo sono: occhi per immaginazione, concreto per astratto. Tale rilevazione è opportuno effettuarla perché il piacere visivo esige proprio un ricorso a quell’artificio esplicitamente ripudiato, insomma implicherebbe, ad esempio, un ritorno alla “poesia visiva” tipica dei calligrammi di Apollinaire o di Marinetti.

Sebbene novecentesca, tipica delle avanguardie, l’idea del manifesto, quale strumento di aggregazione ideologico-estetica, è molto apprezzata perché, di fronte all’individualismo e alla solitudine, esorbitanti anche in ambito letterario, risponde al bisogno di condivisione e di aggregazione, a prescindere dal fatto che essa sia telematica o reale e il sottotitolo dell’antologia, Dipthycha 2, “Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…” evidenzia l’importanza del comunicare a prescindere dallo strumento che ce ne consente la realizzazione. Così i diptycha, le tavolette cerate dell’epoca romana, assurgono al ruolo di metafora simbolica della comunicazione virtuale che se nella prima antologia era “anche” strumento d’ispirazione, adesso lo è “sempre” e ciò rileva l’importanza che viene attribuita a tale tipo di corrispondenza poiché consente comunque l’esternazione empatica di pensieri, emozioni e sentimenti suscitati da temi e problemi in cui la vita ci coinvolge.

La realizzazione di questa seconda antologia conferma il successo del progetto e rappresenta la concretizzazione cartacea della possibilità comunicativa che il virtuale ha concesso. Così Emanuele Marcuccio “condivide” con Silvia Calzolari l’entusiasmo per tale forma d’interazione, con Ilaria Celestini, il dolore per la violenza e gli abusi che si esercitano sulle donne, con Grazia Finocchiaro il perdersi rapito nel mare, con Ciro Imperato l’angoscia del terremoto in Abruzzo e così via…

Ovviamente Marcuccio e gli autori con cui si corrisponde, pur trattando lo stesso tema, lo propongono assecondando il proprio stile e il proprio nucleo ispirativo, così siamo di fronte ad un poliedrico dipanarsi di emozioni e di modalità espressive.

In tale “corrispondenza d’amorosi sensi” per ripetere lo stesso sintagma foscoliano, adoperato da E. Marcuccio, è chiaro che questi da interlocutore protagonista che si confronta e comunica con altri poeti comprimari, fa sì che l’antologia acquisti quell’originalità strutturale che la rende gradita a qualsiasi lettore che non può non sentire sollecitate la sua curiositas e la sua emotività di fronte alla “dittica” proposizione tematica.

Appare fuori luogo soffermarsi sulla specificità dei singoli autori e delle singole poesie, sia perché splendidamente presi in considerazione da Luciano Domenighini, sia perché esula dalla intenzione interpretativa del progetto e del manifesto, che è all’origine del presente articolo.

Francesca Luzzio

Palermo, 20 luglio 2015



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