C'è uno spiraglio nella vicenda che contrappone Equitalia ad un cittadino di San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli, cui nei giorni scorsi è stata recapitata una cartella esattoriale di 25 milioni di euro. La vendita all’asta dell’abitazione di A. M., prevista il 1° luglio, a copertura parziale del presunto debito erariale, è stata sospesa «nelle more – scrive Equitalia – degli accertamenti». La comunicazione è giunta l’altro pomeriggio al legale di A. M., Angelo Pisani, che ha informato il suo assistito mentre questi era ancora in ospedale dopo che nella mattinata aveva tentato il suicidio in preda allo sconforto.
Il complesso caso ha inizio trent’anni fa probabilmente a causa del nome di A. M., uguale a quello di un boss.NELLA FOTO UNA PROTESTA DI CITTADINI NELLE SEDI EQUITALIA È un intreccio di date e di episodi, che non rende la fatica, il disagio, la preoccupazione del protagonista, vittima suo malgrado. Nel 1983 la Guardia di finanza denuncia A. M. e altre 4 persone per contrabbando di sigarette. L’uomo aveva 18 anni ed era in servizio militare a Belluno e si è sempre proclamato estraneo ai fatti. Nel 2005 termina il processo penale a suo carico con la sentenza di non luogo a procedere per dichiarata prescrizione dei reati. Nel 2007 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari incarica Equitalia di pretendere da A. M. 25 milioni di euro, con gli addebiti degli interessi, per una multa di 4 milioni di lire, comminata a seguito della denuncia del 1983, che in realtà non sarebbe mai pervenuta all’uomo. Equitalia prepara la cartella esattoriale, ma non la notifica per cui non avendo ricevuto né risposta né soldi, fa rivalsa sull’appartamento di A. M.È la prima ed unica casa, per cui A. M., operaio in cassa integrazione con lavori saltuari, paga alla banca un mutuo mensile di 350 euro. A seguito di un primo ricorso, il giudice riconosce la ragione dell’uomo che sporge denuncia contro Equitalia. La società di riscossione controbatte in tribunale, che capovolge il giudizio. L’udienza per la querela di A.M. nei confronti di Equitalia è fissata per il 29 settembre. Lunedì prossimo, invece, il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Napoli dovrà pronunciarsi sul ricorso di A.M. contro l’esproprio della casa, un appartamento di 100 metri quadrati dove vive con la famiglia. Nell’attesa, Equitalia mette all’asta l’immobile di A. M., che ne è proprietario solo virtuale in quanto prima ipotecaria è la banca con cui l’uomo ha contratto il mutuo. Quindi, spiega Pisani, «in caso di vendita il ricavato andrà alla banca e non ad Equitalia, che spenderà soldi per avviare la procedura senza ricavare niente e a carico di tutti gli italiani». La vicenda è ora davanti alla Cassazione, ma il legale annuncia che presenterà esposto anche alla Procura.
Nel merito della notizia della cartella da 25 milioni inviata al signor A.M., Equitalia l’altro ieri ha comunicato di «non aver mai ricevuto contestazioni da parte dell’interessato sulla sua presunta omonimia con un capoclan, nonostante sulla vicenda sia aperto un contenzioso legale che dura da anni. Il signor A.M. – prosegue la nota dell’Ufficio Relazioni esterne di Equitalia, inutilmente cercato da Avvenire, ieri, proprio come l’Agenzie delle Dogane di Bari – ha promosso ricorso contestando solamente il difetto di notifica, affermando di non aver mai ricevuto la cartella notificata nel 2008, che ha originato l’ipoteca sull’immobile di sua proprietà. La regolarità della notifica è stata riconosciuta dal giudice di secondo grado. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ente titolare del credito, precisa che la somma richiesta è supportata da una sentenza del Tribunale di Brindisi».
Per l’avvocato Pisani è «un’ennesima scorrettezza, uno scandalo di proporzioni infinite. Il Governo – chiosa – proclama che impedirà ad Equitalia di ipotecare le prime case. È vero – aggiunge ironico – le mette direttamente all’asta». Valeria Chianese Avvenire.it del 7 giugno 2013